22 febbraio
I domenica di Quaresima   versione testuale

Egli consacrò l'istituzione del tempo penitenziale
con il digiuno di quaranta giorni,
e vincendo le insidie dell'antico tentatore
ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato,
perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale
possiamo giungere alla Pasqua eterna.
Prefazio Gesù vittorioso sulle tentazioni del maligno
 
L’itinerario più caratteristico di questo anno B inizia propriamente con le letture di questa domenica. Le tentazioni di Gesù nel deserto, raccontate sobriamente da Marco, aprono un percorso cristologico in cui emerge la nuova umanità di Gesù. Per questo sarebbe molto opportuno tenere il tema della Croce come dominante nel linguaggio dei segni e delle parole.
 
L’eucologia prevista è particolarmente attenta a introdurre la Chiesa nel mistero pasquale di questo tempo forte. La colletta definisce la Quaresima “segno sacramentale della nostra conversione”, chiedendo di crescere nella conoscenza e nella testimonianza del mistero di Cristo. Il “tempo favorevole è ripreso” nella orazione sulle offerte come occasione per una vita rinnovata dal sacrificio (di Cristo). Il prefazio proprio ringrazia per il gesto penitenziale di Gesù, che lottando e digiunando per quaranta giorni, “ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato” per una pasqua eterna. L’orazione dopo la comunione chiede che il nutrimento del pane eucaristico renda più profonda la fame della Parola.
Si abbia a cuore la scrittura di monizioni adeguate a questa ricca offerta di temi. Si potrebbe riscrivere con minima variazione quanto proposto per il mercoledì delle ceneri, introducendo in modo insistito la simbologia quaresimale già introdotta.
 
prima del canto d’inizio o dopo il saluto liturgico
Per quaranta giorni durò il diluvio, per quaranta giorni Mosè restò sul Sinai, per quarant’anni il popolo liberato dall’Egitto camminò nel deserto, per quaranta giorni Elia marciò verso il monte del Signore, quaranta sono i giorni che il richiamo di Giona concede a Ninive, quaranta giorni il tempo in cui Gesù digiunò e fu tentato nel deserto. Iniziamo anche noi questo cammino di vera conversione, indicato nel rito dall’assenza del Gloria e dell’Alleluia, da una decorazione e un canto più sobri, dalla ricchezza della Parola di Dio a noi rivolta.

Per l’atto penitenziale si suggerisce l’adozione per tutto il tempo della quaresima – almeno nelle domeniche – della seconda forma (MR p. 296)
All’inizio di questa celebrazione eucaristica,
chiediamo la conversione del cuore,
fonte di riconciliazione e di comunione con Dio e con i fratelli.
 
Si fa una breve pausa di silenzio.
Poi il sacerdote dice:
Pietà di noi, Signore.
 
Il popolo risponde:
Contro di te abbiamo peccato.
 
Il sacerdote prosegue:
Mostraci, Signore, la tua misericordia.
 
Il popolo risponde:
E donaci la tua salvezza.
 
Segue l’assoluzione del sacerdote, come di consueto.
 
Per il tempo quaresimale – caratterizzato da un netto richiamo al catecumenato – si suggerisce di proclamare la professione di fede, utilizzando il simbolo detto “degli Apostoli” (p. 306). Così suggerisce la rubrica: Ad utilità dei fedeli, in luogo del simbolo niceno-costantinopolitano, la professione di fede si può fare, specialmente nel Tempo di Quaresima e nel Tempo di Pasqua, con il seguente simbolo detto «degli Apostoli».
 
Come già suggerito, si propone di adottare per la preghiera universale l’offerta di intenzioni di preghiera a cui far seguire un breve tempo di silenzio o la risposta litanica Signore pietà o Kyrie eleison.
 
Dato il tema della domenica – le tentazioni di Gesù – avendolo preparato per tempo, si potrebbe suggerire l’animazione della presentazione delle offerte. La comunità coinvolta nella processione potrebbe presentare il frutto delle prime rinunce quaresimali che si fanno carità per i poveri. Non appesantite da monizioni più catechetiche che rituali, né da alcun oggetto che nulla ha a che fare con il sacrificio eucaristico, l’offerta dei doni si introduca con un invito del celebrante rivolto a chi reca i doni:
A nome di tutta la Chiesa chiamata a una mensa più sobria, anche noi portiamo all’altare i primi frutti del nostro digiuno perché siano distribuiti ai poveri, persone particolarmente amate da Dio.

Pare opportuno in merito richiamare il valore del gesto di preparare la mensa eucaristica in questo momento. Se essa è infatti già pronta dall’inizio, la successione delle due tavole (Parola e Eucaristia) ne risulta depotenziata (cfr. OGMR 79).
 
 
Anche oggi, tra gli avvisi sobriamente offerti dopo la preghiera post communio, si potrebbe richiamare l’occasione di iniziare un tempo di penitenza anche con il sacramento della Riconciliazione.
 
Per la Benedizione finale, si suggerisce di adottare la Preghiera di benedizione sul popolo n. 24 (MR p. 450), per l’invocazione dell’aiuto divino nel rinnovamento di vita, contro le suggestioni della morte.
 
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.
O Dio, protettore di chi spera in te, benedici, salva, difendi e rinnova il tuo popolo, perché libero dalle suggestioni della morte, viva sempre nel tuo amore e sia partecipe dell’eredità eterna. Per Cristo nostro Signore.
Amen.
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
Amen.