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Internet: Cei, da "immigrati digitali" entrare in modo critico in mondo decisivo   versione testuale

ADN kronos - 19 gennaio 2009

Citta’ del Vaticano, 19 gen. (Adnkronos) - Un appuntamento per ’rifare il punto’ sulle nuove tecnologie. Cosi’ don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, come riporta il Sir, l’agenzia dei Vescovi, ha spiegato il senso del convegno nazionale ’Chiesa in rete 2.0’ che, su iniziativa dello stesso Ufficio Cei e del Servizio informatico, si tiene oggi e domani a Roma. Pompili ha ricordato i precedenti incontri sul tema, tenuti ad Assisi nel 2000, a Roma nel 2001 e a Milano nel 2002. In questi anni, ha sottolineato, ’non sono mancati pertinenti pronunciamenti da parte del Magistero. Ultimo in ordine di tempo, l’annunciato messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di
dialogo, di amicizia) che lascia chiaramente immaginare - e in modo dichiaratamente pro-positivo - che in questo ambito si gioca una
partita importante dell’umano’. Oggi, ha spiegato il direttore dell’Ufficio Cei, ’siamo di nuovo insieme perche’ siamo ormai al tempo del Web 2.0’, ossia ’siamo giunti alla realizzazione di un ’reale universo virtuale’, non necessariamente alternativo al mondo fisico reale. Era dunque tempo di rivedersi, anche se solo dopo pochi anni, ma quasi un’era geologica in questo ambito’. ’Noi non siamo dei ’digital native’, come tutti i
bambini che sono nati dopo la diffusione di Internet, in pratica i nostri teenagers. Noi siamo probabilmente le ultime generazioni dell’era Gutemberg - appunto degli ’immigranti digitali’ - perche’ non siamo nati in una societa’ multischermo e non siamo cresciuti, alimentandoci a questa nuova modalita’ di ’fare esperienza’, che plasma l’intelligenza e orienta la stessa dinamica affettivo-relazionale’.
Questa, ha chiarito don Pompili, la ’consapevolezza’ con cui ’faremo il punto’ sul ’Web 2.0’. Ai partecipanti al convegno ’Chiesa in rete 2.0’, il direttore dell’Ufficio Cei ha ricordato che cio’ che ’potrebbe essere uno svantaggio, e in parte tale rimane, potrebbe pero’ rivelarsi, a ben guardare, un vantaggio per entrare in maniera piu’ critica e avvertita dentro un mondo decisivo’.
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