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IV CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE "Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo"
 La Chiesa di Verona - Testimoni di speranza - Testimoni laici 
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Non solo sacerdoti e religiose. Sono in corso le cause di beatificazione anche di alcuni laici veronesi.

 

I fratelli Flavio e Gedeone Corrà, fratelli nella vita nella fede e nel sacrificio. Nacquero in una famiglia di contadini a Salizzole ma vissero a Isola della Scala.

L’uno di carattere più esuberante l’altro più tranquillo, ricoprirono da subito importanti incarichi nell’azione cattolica. Avevano maturato fin da giovani una grande vocazione all’apostolato concepito come abbandono alla Provvidenza, filiale devozione a Maria, come ideale stile di vita cristiana vissuta in purezza e castità. Erano infaticabili animatori della vita parrocchiale, organizzatori di convegni, riunioni,  scuole di catechismo, attività caritative ma anche di gite, feste e partite a pallone.

In parrocchia, mediante lo studio della dottrina sociale della chiesa e nelle lunghe discussioni con amici e sacerdoti, appresero l’amore per la libertà, sublime dono di Dio. Ne seguì la ferma opposizione al regime fascista che li portò a prendere parte alla  Resistenza partigiana. Vennero arrestati dalle ‘brigate nere’, consegnati alle SS(esse esse.), e deportati, nel gennaio 1945, nel campo di sterminio di Flossenburg nell’alta Baviera dove morirono a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Gedeone aveva 25 anni e Flavio 28.

Elena Da Persico nacque a Verona il 17 luglio 1869 fu giornalista e scrittrice, promotrice di opere sociali a favore delle donne, fondatrice dell'istituto secolare figlie della regina degli apostoli. Si batté per l'elevazione culturale delle donne e per la difesa dei loro diritti; si mosse affinché l'educazione religiosa uscisse dalla tradizione e si confrontasse con le idee e i problemi del secolo, convinta che le donne possono e devono portare un contributo decisivo alla vita della Chiesa e della società. Promosse un’opera di apostolato laico parlando alle donne di tutte le età e di tutte le condizioni sociali, indicando strade di riscatto e promozione. Nel 1946 divenne  consigliere comunale ad Affi. Dove morì il 28 giugno 1948.

Benedetta Bianchi Porro visse a Sirmione, sul lago di Garda. Colpita da un morbo rarissimo e incurabile che progressivamente la immobilizzò su un letto, lottò  caparbiamente contro la malattia  cercando di realizzare il suo sogno: diventare medico e consacrarsi all'aiuto degli altri. Molti la andavano a trovare: ragazzi e ragazze che da lei si recavano non per pietà, ma per quel grandissimo amore per la vita che lei sapeva trasmettere. I suoi pensieri, oggi tradotti in tutto il mondo, hanno incendiato il cuore di tanti, conquistati dal suo messaggio semplice e commovente: abbandonarsi a Dio totalmente. Nel mistero della croce, mistero di amore e di dolore, Benedetta trovò una ragione alle proprie sofferenze e attinse  forza per viverle e accettarle con serenità.<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

Sono queste quattro straordinarie figure del nostro tempo, testimoni, con le loro vite, di  fede e di coraggio.

 




 
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