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 Sussidio Quaresima 2012 - Tempo di Pasqua - Per una pastorale del tempo pasquale 
Per una pastorale del tempo pasquale   versione testuale
Alcune attenzioni sembrano di primo ordine per non disperdere il prezioso tesoro che le fonti liturgiche custodiscano e consegnano alle comunità nei cinquanta giorni del tempo pasquale.
 
1. Innanzitutto una maggiore coscienza del tempo pasquale come tempo festivo per eccellenza, tempo in cui è possibile vivere l’incontro con l’Altro e con gli altri, tempo in cui la percezione del tempo e degli spazi introduce nel mistero del Signore. È evidente che per favorire questo è necessario vincere una certa stanchezza che si registra subito dopo il giorno di Pasqua e mantenere desta la tensione nella cura dei luoghi, nella preparazione dei riti, nella convocazione delle assemblee.
 
2. Un rinnovato interesse per i testi biblici proclamati nella liturgia, privo di ogni preoccupazione moralistica, e uno scavo approfondito dei testi eucologici: tale operazione costituisce un nutrito filone per alimentare una spiritualità pasquale che si radica nell’evento di Cristo e attinge all’esperienza dell’iniziazione cristiana.
 
3. Una riproposizione delle simboliche elementari che costituiscono l’esperienza catecumenale: la percezione dello spazio, l’ascolto della Parola, il nutrimento eucaristico, l’acqua battesimale, il ritmo tra canto, parola e silenzio, la luce, la dimensione festosa dell’assemblea liturgica. Occorre agire affinché la ricchezza simbolica attesa e preparata nella Quaresima e vissuta nel Triduo pasquale (centralità della croce gloriosa, la luce del cero pasquale, il canto appropriato e festoso e, in particolare, dell’Alleluia, la valorizzazione dell’Evangeliario, l’aspersione con l’acqua) rimanga significativa fino alla Pentecoste. L’insistenza nella proposta degli elementi simbolico-rituali non è per l’estenuazione, ma perché in questo tempo essi diventano epifania della novità del Crocifisso risorto nei giorni dell’uomo.
 
4. Un ricentramento mai scontato dell’esperienza eucaristica domenicale e della prima partecipazione all’Eucaristia (“prima comunione”) nella Pasqua di Cristo: è nell’Eucaristia celebrata che i fedeli ritornano all’evento fondante della morte e della risurrezione di Cristo ed è nella prima Eucaristia dei neofiti che si compie e si completa il passaggio dalla morte alla vita che l’iniziazione attua e avviene l’inserimento nella comunità di coloro che stabilmente incontrano il Risorto proprio nell’Eucaristia.
 
Si tratta di aiutare le comunità a percepire veramente il tratto festivo di un tempo da vivere nella gioia come se fosse un giorno solo. Ogni scadimento o indebolimento degli aspetti rituali non fa che impoverire la percezione dei cinquanta giorni pasquali come tempo nel quale si gusta la gioia della salvezza e si pregusta l’eterna beatitudine. Quanto più è intensa la percezione pasquale di un tempo rinnovato, quanto più la vita liturgica riesce a farci sperimentare l’eccedenza della novità pasquale, tanto più l’“ordinario” (anche del tempo per annum che riprende proprio all’indomani della domenica di Pentecoste) apparirà segnato e trasfigurato dall’esperienza dei credenti usciti dalle acque della rinascita, segnati dal fuoco dello Spirito e rinvigoriti dal pane eucaristico: «Sia Cristo il nostro cibo, la fede sia la nostra bevanda: beviamo nella gioia la sobria ebbrezza dello Spirito» (inno ambrosiano Splendor paternae gloriae).