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Emmaus, tra simboli e segni    versione testuale

Emmaus, tra simboli e segni: una nuova chiamata;
a cura di Antonio Genziani.

 
Delineare un profilo della vita e dell’opera di Caravaggio in poche righe è impossibile, ricordiamo allora solo gli avvenimenti più importanti della sua esistenza per poter comprendere almeno in parte il suo carattere e la sua personalità.
Michelangelo Merisi da Caravaggio nasce il 28 settembre 1573. Nel 1585, giovanissimo, entra nella bottega di Simone Peterzano, pittore milanese, dove resta per qualche anno. Già da giovane mostra il suo carattere difficile, portato alla rissa, per cui finisce per qualche tempo in carcere.
Nel 1590 arriva a Roma. In compagnia di altri giovani artisti conduce, tra avventure e piaceri, una vita a dir poco sregolata. Nel frattempo raggiunge una certa fama e la sua attività di pittore, riconosciuta e apprezzata, viene contesa da nobili e cardinali romani, suoi mecenati. La sua vita privata resta caratterizzata da continue risse, delitti e fughe. Nel 1610, a soli 39 anni, la sua ultima fuga; viene trovato, sfinito e consumato dalla febbre, sulla spiaggia di Porto Ercole dove morirà pochi giorni dopo.
 
È interessante notare come Caravaggio in tutta la sua produzione artistica riporti i propri stati d’animo, le paure, il desiderio di essere perdonato, e scoprire come si nasconda tra i soggetti delle sue opere attraverso gli autoritratti.
Ma qual è la caratteristica principale di Caravaggio? Egli rappresenta la realtà come la vede, non come la pensa. Dipinge al naturale, i suoi personaggi sono raffigurati così come sono, tanto da apparire vivi e veri. La sua è una riproduzione così realistica, quasi fotografica. I volti sono quelli della gente comune che egli incontra nel suo quotidiano, nelle locande e nelle osterie che amava tanto frequentare. Credo che per Caravaggio sia stato importante, decisivo, l’aver operato artisticamente nel periodo della Controriforma voluta dalla Chiesa di Roma in risposta alla Riforma del Nord Europa. Un tempo in cui si aveva il bisogno di riappropriarsi della fede in un Gesù dal volto più umano. Caravaggio aveva preso alla lettera i principi della Controriforma che tendeva a riconsiderare, a dare valore e dignità ai poveri, agli umili, agli oppressi; a riportare i santi sulla terra, con i piedi sporchi, gli abiti sdruciti. In realtà, raramente vediamo le aureole nei santi da lui raffigurati.

Riflessioni e approccio vocazionale
 
La chiamata in un gesto
Caravaggio ci invita a entrare nella locanda di Emmaus, vuole farci partecipare a ciò che sta accadendo intorno a quel tavolo, ad aprire gli occhi per riconoscere Gesù presente nella nostra vita e nella nostra storia.
Ecco perché tutta la narrazione dei discepoli di Emmaus per me tratta di un discernimento vocazionale. Gesù, con Cleopa e il suo amico agisce come un animatore vocazionale che accompagna, sa ascoltare, sa porre domande e trarre dalla loro storia un senso e una speranza.
Questo episodio è molto emblematico perché, all’inizio, i due discepoli sono delusi, scoraggiati, ripiegati su sé stessi, senza più una motivazione. Addirittura stanno tornando indietro abbandonando la chiamata, la sequela di Gesù, la vocazione; sono disillusi, a dir poco disperati.