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Il Web si fa «sociale» e ascolta nuove voci   versione testuale

di Vincenzo Grienti

Cambia il volto di Internet e con esso anche il modus operandi degli animatori della comunicazione e della cultura. Se il Web 2.0 indica una fase evolutiva di Internet, anche chi promuove la ' buona stampa' come l’animatore della comunicazione e della cultura deve essere attento al cambiamento dei processi culturali e comunicativi. La Rete sta consolidando il suo ruolo di medium privilegiato per le organizzazioni, le famiglie e in particolare le giovani generazioni. Internet è un fenomeno culturale che raccoglie in sé le caratteristiche e le potenzialità di quasi tutti i media tradizionali come la radio, la televisione, la stampa e il telefono senza rinunciare alle sue specificità. Alla fine degli anni Novanta Internet rappresentava un luogo ancora da colonizzare, uno spazio innanzitutto da navigare e conoscere. Oggi è il luogo in cui la persona, con l’avvento dei social network ( tra i più famosi Facebook e MySpace) ha la possibilità di avere un ampio numero di contatti dando vita a relazioni umane.
« Almeno da una quindicina d’anni, e in particolare dal famoso libro di Howard Rheingold, Comunità virtuali ( tr. it. 1994), si discute di ciò, e le opportunità offerte dai social network hanno rilanciato la questione – spiega Stefano Martelli, docente dei Processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna –. Si scorge una correlazione inversa tra la facilità di stabilire contatti e la forza del legame sociale: c’è una debolezza, intrinseca nella stessa facilità di entrare in un social network, che rende molto ' leggere' e labili queste relazioni... a meno che le persone non riescano a rafforzare i legami sociali online con incontri face- to- face e quindi diano vita a una vera e propria comunità sul proprio territorio, ovvero che i primi subentrino nel solco tracciato da incontri personali precedenti, li proseguano e li rendano frequenti ».

« Ci si potrebbe chiedere: come comunicare in maniera efficace il Vangelo? Volendo azzardare una risposta, si potrebbe dire che occorre inserirsi con la ' logica del cristianesimo' nella cybercultura – spiega don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali che, assieme a Giovanni Silvestri, responsabile del Servizio informatico della Conferenza episcopale italiana, stanno organizzando un convegno sul tema per il prossimo 19 e 20 gennaio 2009 –. Il cristianesimo, infatti, si è sempre incarnato e inserito nelle culture del suo tempo. Nell’era di Internet non possono mancare le condizioni affinché il servizio alle diocesi e alle parrocchie possa meglio svolgersi con la conoscenza e con l’uso corretto delle nuove tecnologie, che non introducono solo un metodo di lavoro ma incidono sulla mentalità e sul costume delle persone » . Il titolo del convegno nazionale sarà « Chiesa in rete 2.0 » richiamando il precedente del marzo del 2000 svoltosi ad Assisi. Otto anni sembrano pochi, ma per Internet e per le nuove tecnologie sono tanti, e poi allora non c’era la figura dell’animatore della comunicazione e della cultura.

« Il convegno si colloca in una fase di accresciuta consapevolezza di partecipazione a un fenomeno ampio che offre nuove e diffuse possibilità di supportare l’azione pastorale e culturale delle diocesi – aggiunge Silvestri –.
Vuole contribuire a collocare più saldamente le iniziative diocesane in questo contesto generale, evidenziando anche il contributo della Cei in termini di piattaforme comuni, strumenti, servizi e competenze » . I lavori ( si svolgeranno nel Centro convegni di via Aurelia 796), saranno aperti il 19 gennaio dal segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata.
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