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Verso il convegno Chiesa in Rete 2.0   versione testuale

intervista a Stefano Martelli


Chiesa in Rete 2.0 è il titolo del convegno che si terrà il 19 e 20 gennaio 2009 a Roma. E’ promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei. Tra i relatori Stefano Martelli, docente dei processi culturali e comunicativi all’Università di Bologna.

Alla fine degli anni Novanta Internet rappresentava un luogo ancora da colonizzare, uno spazio innanzitutto da navigare e conoscere. Oggi è il luogo in cui la persona, con l’avvento dei social network, ha la possibilità di avere un ampio numero di contatti dando vita a relazioni umane. Quali pregi e quali difetti del nuovo modo di usare la Rete?
Pregi e difetti delle nuove relazioni sociali mediate da internet si possono riassumere nella domanda: "E’ possibile fare comunità in rete"? Almeno da una quindicina d'anni, e in particolare dal famoso libro di H. Rheingold, Comunità virtuali (tr.it. 1994), si discute di ciò, e le opportunità offerte dai social network hanno rilanciato la questione. Rispondendo telegraficamente il sociologo scorge una correlazione inversa tra la facilità di stabilire contatti e la forza del legame sociale: c'è una debolezza, intrinseca nella stessa facilità di entrare in un social network, che rende molto "leggere" e labili queste relazioni... a meno che le persone non riescano a rafforzare i legami sociali on line con incontri face-to-face e quindi diano vita ad una vera e propria comunità sul proprio territorio, ovvero che i primi subentrino nel solco tracciato da incontri personali precedenti, li proseguano e li rendano frequenti. Solo se c'è continuità tra "virtuale" e "reale" le nuove forme di socialità in rete si consolidano e diventano significative per le persone e rilevanti per la società.
Prendendo spunto dal titolo di un libro di Nicholas Negroponte: “Essere digitali” oggi vuol dire assistere alla moltiplicazione di milioni di contatti su Facebook perdendo di vista le relazioni umane oppure sostituire a scuola l'enciclopedia con Wikipedia, o ancora accrescere sempre più il digital divide?
"Essere digitali" vuol dire tutto questo ma, soprattutto, vuol dire "socializzarsi da sé" ovvero imparare da soli a far parte di una società che, grazie a old  e a new media, offre sempre più opportunità per i nuovi nati di "farsi da sé" crescendo. Forse questa è la prima generazione ad avere una tale opportunità, eppure è anche un grande rischio che corrono i nuovi bambini, sempre più dotati di strumenti ad alta tecnologia ma anche sempre più soli, in casa e fuori casa (perché gli adulti hanno da lavorare, perché sono distratti, perché sono impreparati ad usare le nuove tecnologie, ecc.). Già qualche anno fa, assieme a colleghi sociologi e pedagogisti di diverse università italiane, ho provato a descrivere nel libro Videosocializzazione. Processi educativi e nuovi media (FrancoAngeli, 2003 4a ed.) questa situazione inedita e anche ho cercato di riflettere sugli esiti possibili di questo processo; sono almeno tre: autosocializzazione, eterosocializzazione, bassa definizione della personalità.... Certo è che i media vecchi e nuovi oggi sono diffusi in famiglia, nella scuola e nella chiesa, tanto che tutt'e tre le istituzioni educative oggi per la prima volta devono affrontare sfide finora inimmaginabili per qualsiasi genitore, insegnante o educatore... Ecco anche l'importanza di questo convegno Chiesa in rete 2.0, che attesta la volontà dell'istituzione religiosa di porsi in ascolto di questo mondo virtuale in rapida crescita e, perciò, tanto più reale nelle sue conseguenze sociali.
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