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Don Giampietro Ziviani   versione testuale

La formazione per il Primo annuncio:
i cristiani, le comunità, gli accompagnatori


1. Gli effetti del primo annuncio: il cosa è 

1. La pietra filosofale
Insomma un bel mattino o un pomeriggio, con le orec¬chie ancora ronzanti del frastuono della mensa, eccolo assi¬stere al silenzioso sbocciare della parola sulla pagina bianca, lì davanti a lui: mamma. Certo, l'aveva già vista alla lavagna, l'aveva riconosciuta più volte, ma lì, sotto i suoi occhi, scritta con le sue dita. Con voce prima incerta, recita le due sillabe separatamente: "Mam-ma". E d'un tratto: "Mamma!". Questo grido di gioia celebra l'esito del più gigantesco viaggio intellettuale che si possa immaginare, una sorta di primo passo sulla luna, il passaggio dall' assoluto arbitrario grafico al significato più carico di emozione! Piccoli ponti, gambette, cerchi... e... mamma! E scritto proprio lì davanti ai suoi occhi, ma è dentro di lui che sboccia! Non è una combinazione di sillabe, non è una parola, non è un concetto, non è una mamma, è la sua mamma, una trasmutazione magica, infinitamente più eloquente della più fedele fotografia, eppure nient'altro che qualche piccolo cerchio, qual¬che ponte... ma che d'un tratto - e per sempre - hanno smesso di essere se stessi, di essere niente, per trasformarsi in questa presenza, questa voce, questo profumo, questa mano, questo grembo, questa infinità di dettagli, questo tutto così intimamente assoluto, e così assolutamente estraneo a quel che è tracciato lì, sui binari della pagina, fra le quattro pareti dell'aula... La pietra filosofale. Né più né meno. Ha scoperto la pietra filosofale . 

E’ una definizione fenomenologica del primo annuncio, ossia descrive quello che accade più che definirlo: un riconoscimento, una specie di illuminazione che viene dalla congiunzione di intelletto e affetti. La fede comincia così, come esperienza elementare, possibile a tutti, in questo stadio previo all’affidamento e all’impegno personale, resi possibili da chi ha compiuto tutta una pedagogia di alfabetizzazione perché ciò avvenisse. Nel primo annuncio riconosco dei caratteri di larga accessibilità e in un certo senso anche di basso livello, una esperienza elementare, aperta a tutti, non ancora segnata dall’itinerario che ciascuno darà al proprio affidamento, ma allo stesso tempo basilare per tutti. Ognuno legge come vuole e ciò che vuole, ma tutti hanno imparato a leggere a partire da gambine, cerchi, segni che ad un certo punto hanno collegato ai loro significati. La lettura è il riconoscimento e l’appropriazione della realtà come essa si dà per me. Un processo personale, che ciascuno compie se e quando vuole, che non può essere delegato, che contiene qualcosa di magico e di creativo, ma che allo stesso tempo si impara e si insegna, che soprattutto non si dà da se stesso. Il primo annuncio e l’inizio della fede è qualcosa di arduo, un salto da fare, ma allo stesso tempo di elementare, perché si comincia da qui anche per i traguardi più alti (anche Manzoni ha imparato dalle aste), pertanto non occorre che chi lo insegna abbia vinto il Nobel per la letteratura. Basta che lui/lei sappia leggere, naturalmente, ma direi di più: occorre che ami la lettura e magari anche un po’ colui al quale vuole insegnare. E’ questo semmai che restringe il nostro campo, non la difficoltà del compito, ma l’avvenuta e consapevole appropriazione della passione della lettura, della passione di credere.  ....

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