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 Dalle diocesi - Archivio - 2016 - Gennaio - Bassetti: "Camminare dentro la misericordia" 
Perugia - Citta' della PieveBassetti: "Camminare dentro la misericordia"   versione testuale
Nel giorno della festa del santo patrono degli operatori dei mass media, Francesco di Sales, domenica 24 gennaio, a Perugia, è stato celebrato il Giubileo dei giornalisti. L’evento, promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, ha richiamato un nutrito numero di operatori con le loro famiglie, iniziato nella chiesa di Santo Stefano e culminato nella cattedrale di San Lorenzo con ingresso dalla Porta Santa. Ad accogliere i giornalisti a Santo Stefano c’era il cardinale Gualtiero Bassetti con il suo ausiliare mons. Paolo Giulietti e il direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali Maria Rita Valli. Tra i presenti Roberto Conticelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, e Domenico Piano, presidente della sezione umbra dell’Unione stampa cattolica italiana (Ucsi).
            Il cardinale ha offerto la sua riflessione prendendo spunto dalle letture della liturgia di domenica scorsa, che hanno posta l’attenzione «sull’importanza della “parola” – ha evidenziato il porporato –, specialmente - per i credenti - della Parola con la maiuscola: la Parola di Dio… Come a dire, la Parola eterna di Dio e le sue promesse oggi si sono compiute in una persona. La Parola si è realizza; è divenuta carne. Ma i suoi, ci dirà in seguito l’evangelista Luca, non accolsero affatto questa dichiarazione divina di Gesù, anzi si infuriarono e cercarono di ucciderlo, gettandolo giù da una rupe. Da questi brani della sacra scrittura ricaviamo due parole che sono alla base di ogni esperienza di vita umana, di ogni professione, specie di quella del giornalista, di colui che ha a che fare con “la parola”. I due termini, molto importanti, sono: libertà e responsabilità. La libertà ci permette di ascoltare, di conoscere tutto ciò che vogliamo. La libertà è essenziale per la vita di ognuno di noi, in particolar modo per quella di un giornalista, che deve poter conoscere i fatti così come sono realmente avvenuti. La responsabilità sta nel trasmettere, riferire agli altri, quanto si è conosciuto, ma nella verità, senza distorsioni o interpretazioni arbitrarie. Fedeltà e rispetto della “parola” in tutto il suo significato profondo è il compito di tutti noi».
Il presule si è anche soffermato su un’espressione di papa Paolo VI, sempre attuale per gli operatori dei media di oggi: «“Parlare a giornalisti! c’è di che tremare: i giornalisti sono i professionisti della parola, sono gli esperti, gli artisti, i profeti della parola (…). Parlare a giornalisti! C’è di che temere: essi sono pronti ed abilissimi a carpire una parola, un’allusione, una frase, e a trovarvi dentro cento significati; e ad attribuirvi quello che essi vogliono”. È un elogio e un rimprovero allo stesso tempo. Paolo VI utilizza parole bellissime per descrive la professione o missione del giornalista. Egli è un esperto, un artista, addirittura, un profeta della “parola”, ma, se non c’è responsabilità, si può diventare, manovratori della “parola”, facendole perdere il senso originario e la profonda verità».
Il cardinale ha ricordato anche quanto disse papa Francesco, a pochi giorni dalla sua elezione, rivolgendosi agli operatori dei medie: «“Il lavoro del giornalista necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza ‘in persona’”. In questo tempo di misericordia, appare più evidente quanto il nostro essere, il nostro fare e comunicare debba esser imperniato sui valori di un’autentica comprensione reciproca e su un dialogo che sappia costruire rapporti sempre più fraterni e solidali. Se la Parola vera, quella che fonda il nostro vivere, saprà illuminare ogni nostra “parola”, saremo in grado di edificare un mondo più giusto, non più soffocato dalle incomprensioni, dai malintesi, dai dissapori, che caratterizzano tanti rapporti umani».
«Papa Francesco, nel suo messaggio per la 50° Giornata delle Comunicazione Sociali – ha proseguito il porporato –, ci affida il compito di annunciare la misericordia del Signore a tutti gli uomini. Ciò comporta, innanzitutto, trovare un linguaggio nuovo, sempre più rispettoso, capace di creare ponti e di unire le persone, senza escludere nessuno. La misericordia è un sentimento profondo, chi lo sperimenta sente la necessità di uscire da se stesso e di capire le situazioni e le ragioni degli altri. È un sentimento che ci invita a credere che esiste un modo nuovo sui cui basare i rapporti interpersonali e che ci aiuta a comunicare a tutti la bellezza di una vita aperta ai fratelli e alla ricerca di un dialogo che, per chi ha fede, diventa preghiera e quindi dialogo con l’Assoluto di Dio. Mi auguro perciò, che ascoltare e comunicare, in un dialogo vero e profondo, diventino atteggiamenti che si completano e che richiamano quell’atteggiamento di sensibilità e di rispetto che ognuno di noi deve all’altro. L’ascolto attento e sincero ci aiuta a mettersi al fianco degli altri, ad essere vicini agli uomini e alle donne di oggi, per capire sul serio i drammi e le angosce di una società che, pur immersa in un mare di tecnologie avanzatissime, capaci di collegare tutto il mondo in tempo reale, non riescono a risolvere il problema dell’isolamento esistenziale, che ferisce il cuore e l’anima di milioni di persone. Ascoltare, dialogare, coinvolgere, far uscire dalla solitudine è un’opera moderna di misericordia che tutti dovremmo saper praticare. Perché, come diceva San Francesco di Sales: “È l’amore che dà il valore e il prezzo a tutte le nostre azioni”».
«In questa giornata di fraterno incontro – ha detto il cardinale avviandosi alla conclusione –, il nostro dialogo non sarebbe sincero e completo se non trovassimo le parole e i gesti per essere vicini a quei fratelli, alcuni dei quali presenti, che in questi giorni rischiano il posto di lavoro, per la chiusura di uno dei principali quotidiani locali. Ad essi, oltre alla nostra fraterna solidarietà, va anche l’assicurazione di un impegno concreto perché la loro situazione lavorativa, che coinvolge tante famiglie, non rimanga un fatto isolato ma coinvolga e interroghi l’intera comunità regionale. Ecco allora che Comunicazione e misericordia possono produrre un incontro fecondo, capace di portare alla ribalta situazioni di dolore e sofferenza. Per comunicare la misericordia bisogna camminarci dentro, farne l’esperienza concreta».
Portando il saluto dei giornalisti umbri, il presidente dell’Ordine regionale Roberto Conticelli ha ringraziato il cardinale Bassetti per le sue parole di incoraggiamento e stimolo. «Sono parole che ci toccano – ha commentato Conticelli –, come anche il riferimento ai colleghi de “Il Giornale dell’Umbria”, ma anche di un’altra realtà in crisi come l’“Agi”. Confidiamo e speriamo, con il coinvolgimento delle Istituzioni, in una risoluzione del problema che il mondo dei media sta attraversando anche nella nostra regione. Abbiamo la necessità di essere confortati anche dalle Istituzioni ecclesiali, che ci sono sempre molto vicine. E per questa vicinanza ringrazio il cardinale Bassetti, che rappresenta la Chiesa umbra in qualità di presidente della Ceu, anche a nome di un collega che ha dato tanto al nostro Ordine, Dante Ciliani, che ci ha lasciati pochi mesi fa».