8 marzo
III domenica di Quaresima   versione testuale

Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna; guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe, ci sollevi la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
 
Liturgia della Parola
Es 20,1-17 La legge fu data per mezzo di Mosè.
Sal 18 Signore, tu hai parole di vita eterna.
1 Cor 1,22-25 Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio. 
Canto al Vangelo (Gv 3,16) Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Gv 2,13-25 Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.

In breve
Gesù compie la purificazione del Tempio, divenuto una specie di mercato. Uomo vecchio è il trafficante, il cambiamonete, colui che vuol far di tutto un’occasione di guadagno. L’uomo nuovo è Gesù: egli non si limita a restituire al Tempio la sua dignità, ma propone se stesso come nuovo Tempio, affinché ogni persona abbia la possibilità di tornare ad essere a immagine di Dio.

La bellezza della Legge
La prima lettura ci invita a guardare allo splendore della Legge divina, donata nel contesto della liberazione dalla schiavitù. Può essere l’opportunità di riscoprire l’aspirazione profonda che esiste nei nostri cuori alla giustizia e alla legalità; da tutto il mondo sale un grande grido dei poveri che chiedono equità, rispetto dei diritti fondamentali, tensione verso il bene comune; in tutto il mondo, ormai a portata di touch (con un semplice tocco sullo schermo dello smartphone è possibile essere invasi di notizie e informazioni e contatti da ogni parte del mondo), si constata una crescente corruzione, ingiustizia, illegalità.

L’esigenza della legge
La corruzione nasce dal compromesso: si aderisce solo a una parte della legge, quella che fa comodo, si elimina quella che infastidisce. La corruzione si può verificare anche nell’applicazione inflessibile della Legge: quando essa diviene un’arma per colpire i nemici. Perfino la lotta alla corruzione e all’illegalità può contribuire ad aumentare il disordine, moltiplicando le norme per colpire i colpevoli, con l’effetto di moltiplicare i cavilli e gli espedienti per evitarli da parte dei malevoli, e di complicare invece la vita agli onesti, che dovrebbero essere protetti. La legge viene infine corrotta se diventa prevalentemente garanzia di appropriazione, di guadagno, di sopraffazione, attraverso la creazione di diritti e privilegi artificiali. Possiamo vedere un esempio nella parassitizzazione del Tempio da parte di mercanti, venditori, operatori economici che approfittano di quella che dovrebbe essere la casa di Dio per un fine estraneo alla Legge, estraneo al tempio stesso, e tuttavia garantito dalla Legge e dal Tempio.

L’azione profetica di Gesù
Gesù interviene profeticamente contro la degenerazione del Tempio, sottomesso all’idolatria strisciante del guadagno, guastato dal compromesso con traffici non illeciti, ma inopportuni. Il lettore attento può gustare alcune finezze: l’ironia con cui i trafficanti vengono allontanati con l’ausilio della frusta di cordicelle, insieme alle pecore e ai buoi, quasi a costituire una terza mandria, la delicatezza con cui Gesù non rovescia le gabbie delle colombe, ma intima di portarle via, la profezia dal salmo 69, che viene percepita nel cuore dei discepoli: se andiamo oltre il riferimento puntuale al versetto 10, ci troviamo di fronte a uno dei salmi che può essere riferito alla Passione di Gesù. Anche la richiesta di un “segno” da parte dei suoi interlocutori indica che non si contesta l’azione in sé: essa viene riconosciuta agevolmente come gesto profetico, simile alle azioni simboliche degli antichi profeti; ciò che si chiede è la legittimazione: solo se Gesù è un vero profeta può permettersi di fare queste cose.

Il nuovo tempio
Gesù risponde rilanciando ulteriormente il discorso: egli è più che un profeta, egli è il nuovo tempio, che sarà distrutto e ricostruito in tre giorni. Solo dopo la sua risurrezione i discepoli potranno scoprire il senso di quelle parole, sia per Gesù, sia per l’umanità intera. Perché in lui tutti possiamo sentirci chiamati a formare il nuovo, vero Tempio di Dio: nel nostro cuore vuole abitare lo Spirito di Dio. In Gesù, vero e nuovo tempio, è dunque possibile individuare il fondamento della dignità di ogni persona, creata da Dio, chiamata a diventare parte del popolo dei figli di Dio, in cui egli ha posto la sua dimora. All’umanità nuova, che Gesù annuncia, che Gesù difende con le parole e con i fatti, si contrappone la tentazione antica, il cancro di sempre: ricondurre ogni realtà, anche la più sacra, al guadagno, al mercanteggiamento, al calcolo contabile. Il mercato ha un suo posto, delimitato, fuori dalla casa di Dio.  Anche oggi l’esigenza espressa da Gesù cozza contro un sistema che tende a trasformare tutto in merce di scambio, a ricondurre ogni realtà (anche gli affetti, la comunicazione, la procreazione) a calcolo economico. Più volte il Papa ha messo in discussione una “economia che uccide”, invitando a rimettere al centro la persona. Perciò ogni volta che accogliamo pienamente in noi la parola di Gesù, ogni volta che “dimoriamo in lui e lui in noi (cf. Gv 15,4)”, ogni volta che il suo Spirito Paraclito “rimane in noi e sta in noi” (cf. Gv 14,18), noi diveniamo una pietra del nuovo tempio, il corpo di Cristo che si costituisce nella storia, e pietra di inciampo per coloro che vogliono di nuovo asservire l’umanità alla logica del guadagno disumanizzante.