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 Ufficio Liturgico Nazionale - Archivio - 2014 - Settembre - L'assemblea eucaristica 
L'assemblea eucaristica   versione testuale
Immagine di una Chiesa misericordiosa

S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, è intervenuto alla 65a Settimana Liturgica Nazionale svoltasi a Orvieto dal 25 al 28 agosto 2014 con una relazione dal titolo: “L’assemblea eucaristica. Immagine di una Chiesa misericordiosa”. Riprendendo le parole di Papa Francesco, Mons. Galantino ha tratteggiato il volto di una Chiesa in “uscita” soffermandosi sull’importanza dell’assemblea liturgica come luogo in cui si sperimenta la misericordia e, di conseguenza,  come questa esperienza diventi anche il punto di partenza per una Chiesa che si apre alla missione.
 
Riportiamo alcuni passaggi.
  
… QUANDO A CELEBRARE È UNA CHIESA “IN USCITA”
 Il primo momento che l’EG prende in considerazione è quello della Chiesa “in uscita” che offre misericordia. Perché anche quello di una "Chiesa in uscita" non diventi un comodo e sterile slogan, è necessario che la comunità credente non si contenti di vivere la fede e costruire relazioni solo con le persone situate al suo interno, ma - è necessario - che si rivolga anche a coloro che non credono o non hanno una partecipazione assidua alla sua vita. La Chiesa è chiamata a fare il primo passo per andare incontro, è chiamata a non aspettare ma a prendere per prima l’iniziativa. Per indicare questo movimento verso l’esterno il Papa conia un neologismo in lingua spagnola, “primerear”, di cui Egli stesso suggerisce la traduzione: “prendere l’iniziativa”.
L’immagine di Chiesa che viene proposta da Papa Francesco, in sintonia con l'ecclesiologia del Vaticano II (LG 5), non è quella della cittadella arroccata in difesa e neppure quella della città immobile che attende di essere visitata. L’immagine adottata è piuttosto quella della comunità in missione, che assume il mondo come il proprio raggio d’azione e verso questo mondo avverte come priorità il “desiderio inesauribile” di “offrire misericordia”.
Il «desiderio inesauribile» di «offrire misericordia» ha come destinatari coloro che “non vivono le esigenze del Battesimo, non hanno un’appartenenza cordiale alla Chiesa e non sperimentano più la consolazione della fede”(EG n.14).

L’ASSEMBLEA EUCARISTICA, LUOGO DI MISERICORDIA
 In questa parte intendo mostrare alcuni ambiti concreti in cui l’assemblea eucaristica può essere annuncio di misericordia, cioè segno e attuazione della misericordia del Padre. Propongo una serie di riflessioni di ordine pastorale con uno sguardo globale alla vita delle comunità, soprattutto in un’ottica liturgico-pastorale.
  • Un’assemblea dove tutti si sentano a casa
  • Un’assemblea che accoglie i poveri
  • Un’assemblea che accoglie malati, sofferenti, disabili
  • Un’assemblea che accoglie i migranti
  • Un’assemblea che accoglie chi non può ricevere la Comunione eucaristica
 
Un’attenzione speciale è richiesta per le persone disabili. In Italia è viva da anni questa sensibilità anche in ambito ecclesiale, infatti sono stati attivati specifici percorsi pastorali, catechistici e liturgici. Anche nell’ambito liturgico sono maturate esperienze volte a inserire le persone disabili nell’assemblea che partecipa all’Eucaristia o ad altre celebrazioni liturgiche[1].
Il principio unanimemente condiviso, cioè che queste persone vivono in una condizione di fragilità e quindi devono essere facilitate a partecipare alla vita sociale in tutte le sue dimensioni, è assunto anche dalla comunità ecclesiale. Per i disabili allora sono da pensare e mettere in opera dei percorsi che consentano il loro inserimento nei vari ambiti della comunità, secondo le possibilità di ciascuno. Ciò è da attuare anche nella liturgia e nella messa domenicale: l’obiettivo è che tali persone partecipino all’assemblea liturgica così da essere non solo destinatari di un servizio svolto per loro, ma anche che essi stessi siano soggetto della preghiera della comunità e così esprimano il loro sacerdozio battesimale[2].
Il mondo della malattia e della sofferenza interroga sempre la comunità cristiana e le richiede una cura pastorale che si avvicini alle persone anche nella fragilità della loro condizione di vita.
 
È tutta la comunità cristiana che deve farsi carico di queste attenzioni pastorali, da manifestarsi anche nell’ambito dell’assemblea liturgica. Se alcuni fedeli si sentono esclusi dalla vita della comunità e per questo non partecipano all’assemblea domenicale, sicuramente sono i primi a soffrirne; ma questo dovrebbe essere motivo di sofferenza per tutta la comunità a causa della mancanza di alcuni suoi figli, che evidentemente non ha saputo accogliere con misericordia. L’assemblea eucaristica, che celebra la misericordia del Padre, sa accogliere tutti i suoi figli, soprattutto coloro che si trovano in situazioni di sofferenza.
 

 
[1] Cfr. il fascicolo n. 1 di Rivista liturgica 90 (2003), intitolato “Celebrare con i disabili”, e l’esperienza raccontata da D. Romani - C. Simonelli, “«In faccia in faccia». Diversamente abili nella comunità cristiana”, Rivista di pastorale liturgica 50/6 (2012) 30-34.
[2] Queste attenzioni sono state riprese recentemente da Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, con l’invito a favorire la partecipazione liturgica delle persone disabili e, per quanto possibile, fare in modo che possano ricevere la Comunione eucaristica.
«Un’attenzione particolare deve essere riservata ai disabili; là dove la loro condizione lo permette, la comunità cristiana deve favorire la loro partecipazione alla celebrazione nel luogo di culto. In proposito, si faccia in modo che siano rimossi negli edifici sacri eventuali ostacoli architettonici che impediscono ai disabili l’accesso. Infine, venga assicurata anche la Comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono l’Eucaristia nella fede anche della famiglia o della comunità che li accompagna» (n. 58).