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 Ufficio Liturgico Nazionale - Archivio - 2012 - Sussidio Avvento - Natale 2012 
Sussidio Avvento - Natale 2012   versione testuale
Il tempo di Avvento
Cammino di fede incontro allo Sposo
 
Per una difficoltà diffusa a vivere con intensità il presente, anche l’uomo credente del nostro tempo facilmente è attratto dal passato e proiettato su ciò che deve ancora accadere. Tale atteggiamento sembra risaltare in particolar modo nella percezione comune (se non anche nell’organizzazione pastorale) del tempo liturgico dell’Avvento. Complice il battage mediatico commerciale che già dalla seconda metà di novembre “bombarda” con gli annunci inerenti i prodotti natalizi, l’Avvento liturgico, anche nelle nostre comunità, rischia di dipendere troppo da ciò che segue e di smarrire l’autonomia che la tradizione gli ha consegnato e che i testi eucologici e biblici affermano. Esso è tempo di preparazione alla memoria della nascita di Cristo nella carne umana ed è «il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi» (Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario, 39). Poiché egli è venuto una prima volta, la Chiesa lo attende nella speranza alla fine della storia. L’Avvento, dunque, è tempo della fede in Colui che è venuto, viene nelle vicende tormentate dell’uomo e tornerà, secondo la sua promessa, a dare compimento alla sua opera di salvezza.
 
Il tuo aiuto, o Padre,
ci renda perseveranti nel bene in attesa del Cristo tuo Figlio;
quando egli verrà e busserà alla porta
ci trovi vigilanti nella preghiera,
operosi nella carità fraterna
ed esultanti nella lode.
 
(Messale Romano, colletta, lunedì della prima settimana di Avvento)
 

 
Il tempo di Natale
L’incarnazione del verbo, “mistero della fede” creduto e celebrato
 
La deriva commerciale delle feste che chiudono l’anno, un certo impianto sentimentalistico e l’accumulo di tante giornate festive in un periodo abbastanza breve, certamente non aiutano l’uomo contemporaneo a vivere la celebrazione del mistero dell’incarnazione in pienezza. Se la nascita di un bimbo porta sempre con sé un afflato sentimentale e induce alla poesia, il mistero del Dio fatto uomo è preludio alla sua Pasqua di morte e di risurrezione. Il suo farsi carne culmina nel dono del sangue sulla croce e coincide con il rifiuto della sua gente: «Venne fra i suoi e i suoi non l’anno accolto» (Gv 1,11). Il segmento dell’incarnazione va dunque compreso nella prospettiva più ampia del mistero pasquale.
Abbeverarsi alle fonti della Scrittura e della tradizione liturgica è estremamente necessario per celebrare degnamente non una qualsiasi festa invernale, ma la venuta di Cristo nella nostra carne «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4). L’incarnazione non è evento isolato.
Nel sacramentum della liturgia - e nell’Eucaristia in particolare - la Chiesa rivive “oggi” il dono di grazia di Dio venuto a visitare come sole che sorge l’umanità immersa nelle tenebre del male.
 
Signore, Dio onnipotente,
che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo,
fa’ che risplenda nelle nostre opere
il mistero della fede
che rifulge nel nostro spirito.
 
(Messale Romano, colletta della messa dell’aurora, Natale del Signore)