Rinfrancate i vostri cuori. Uomo vecchio crocifisso con Lui (Cf. Rm 6,6) - Domeniche - 22 febbraio - I domenica di Quaresima 

22 febbraio    versione testuale

I domenica di Quaresima


Mosaicisti veneziani, 1230 circa, Veduta dei mosaici del Nartece. Volta dell’arcata con Storie di Noè e costruzione dell’Arca, Basilica di san Marco, Venezia.

«Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione» (Colletta alternativa). Sono queste le parole con cui nella prima domenica di Quaresima la Chiesa si rivolge al Signore riconoscendone la pazienza e la misericordia che sono a fondamento della sua alleanza di salvezza, più volte rinnovata nel corso della storia. E poiché l’esperienza dell’umanità è stata quella del peccato, allora la Chiesa fa sua le parole del Salmista e chiede: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi» (Sal 25,4). Nel tempo quaresimale, infatti, il credente è chiamato a prendere maggiore coscienza di vivere nella pienezza del tempo della salvezza, poiché, come ricorda il brano evangelico inaugurale di questo periodo liturgico, ma anche dello stesso ministero pubblico di Gesù, «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (cf. Mc 1,15), è dunque urgente la conversione e l’adesione incondizionata alla verità del Vangelo.
Nell’atrio della Basilica di San Marco a Venezia sono presenti sei cupole ispirate all’Antico Testamento. In esse sono esposti i diversi episodi della Genesi, dalla creazione fino alla cacciata dei progenitori dal Paradiso terrestre. Sono presentati anche gli episodi del sacrificio di Caino e Abele, l’uccisione di Abele e la conseguente maledizione di Caino. Compare, poi, la storia di Noè, a partire dall’ordine che riceve da Dio riguardo alla costruzione dell’arca, sino al diluvio e all’uscita dall’arca. Gli antichi patriarchi sono delle prefigurazioni di Cristo, ci dicono i Padri della Chiesa, una preparazione e una profezia della sua venuta. Il loro tempo rimanda all’“ora” di Cristo. Proprio la loro lettura tipologica, così come afferma la Prima Lettera di Pietro che la liturgia di questa domenica propone, ci ricorda che le acque del diluvio sono un simbolo di quelle del battesimo, e che la figura di Noè, il quale con il legno della sua arca salva un resto della creazione divina dalla distruzione del diluvio, espressione del momentaneo ritorno del caos primordiale, è da porre in rapporto a Cristo e alla salvezza da lui realizzata attraverso il legno della sua croce. La sua salvezza, inoltre, è per tutta la creazione che per ciò stesso è stata rigenerata dall’acqua, purificata dal peccato e fatta nuova per una nuova alleanza con Dio. Il collegamento che la seconda lettura opera tra l’episodio del diluvio, il battesimo e la discesa di Cristo nel regno dei morti per annunciare il vangelo di salvezza e liberare dalle catene della morte gli uomini delle precedenti generazioni, ci rammenta che nella discesa di Cristo agli inferi «Dio si rivela in una suprema tensione verso l’uomo: Dio è per l’uomo, si mette al servizio dell’uomo. Dio per primo – come s’intuisce nella cosiddetta parabola del figliol prodigo (cf. Lc 15,20) – esce incontro all’uomo, lo raggiunge lì, dove si trova, persino nella lontananza estrema del suo peccato, nella precarietà della sua esistenza ormai minata dalla morte. L’uomo è la periferia presso la quale Dio si reca in Gesù Cristo: al suo peccato non è opposto un rifiuto sdegnoso, poiché ormai di esso Cristo accetta di farsi carico (“Dio per noi lo fece peccato” - 2Cor 5,21)» (Traccia in preparazione al Convegno Ecclesiale di Firenze 2015).