Rinfrancate i vostri cuori. Uomo vecchio crocifisso con Lui (Cf. Rm 6,6) - Domeniche - 1 marzo - II domenica dui Quaresima 

1 marzo   versione testuale

II domenica di Quaresima


Catino absidale: allegoria della Trasfigurazione, S. Apollinare in Classe, Ravenna.

La Quaresima propone un itinerario di fede che vuole condurre il credente alla piena conformazione a Cristo morto e risorto. L’inizio di questo pellegrinaggio dello spirito è il sacramento del battesimo che trasforma l’uomo da peccatore a giusto, da nemico ad amico di Dio. Per questa ragione nella Colletta alternativa di questa domenica la Chiesa prega il Padre affinché tutti «seguiamo in tutto le orme [di Cristo] e siamo con lui trasfigurati nella luce della gloria [divina]». Il fedele può perciò invocare il nome del Signore nella certezza di essere esaudito (cf. Sal 116,1-4). Dio, infatti, è colui che in Cristo ha aperto all’uomo la via della vita immortale. Egli, inoltre, è colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per la salvezza dell’umanità peccatrice, come ci ricorda la seconda lettura, adempiendo la promessa contenuta nella prima lettura, ovvero la parola rivolta ad Abramo, il quale, in obbedienza al comando del Signore, è pronto a offrire in sacrificio il figlio Isacco. Il figlio della promessa è simbolo e profezia del Figlio unigenito del Padre, quel “Figlio amato” indicato dalla voce che “uscì dalla nube” (vangelo). Il riferimento al sacrificio, del resto, non obnubila lo splendore della gloria, né l’annuncio della passione usura lo smalto della risurrezione. Lo ricorda tra l’altro il Prefazio del giorno in cui la Chiesa prega: «Sul santo monte [Cristo] manifestò la sua gloria 
e chiamando a testimoni la legge e i profeti 
indicò agli apostoli che solo attraverso la passione 
possiamo giungere al trionfo della risurrezione». La verità di questo mistero è stata resa dagli artisti che lavorarono a Ravenna per realizzare gli splendidi mosaici che arricchiscono le sue chiese e, in questo caso, Sant’Apollinare in Classe, un edificio del VI sec.. Il brano evangelico della Trasfigurazione è presentato su un piano totalmente simbolico su tre differenti registri. Nella parte più alta del catino absidale predomina la luce dorata propria della dimora divina, ovvero i cieli altissimi. Da qui sbuca la mano di Dio per additare il Figlio eletto che gli apostoli, saliti sul monte, sono invitati ad ascoltare. Il secondo registro, in basso, è dominato dal verde dei pascoli dove Apollinare, vescovo santo di Ravenna, come il Buon Pastore, con le mani alzate in segno di preghiera, è attorniato dal suo gregge. Nella terza fascia, infine, cioè quella intermedia, domina la croce gloriosa nella quale, al centro, cioè nell’incrocio dei due bracci, è incastonato il volto di Cristo. È immersa in un cielo trapuntato di stelle. Se ne contano 99, simbolo della perfezione e della totalità. Ai lati sono presentate le figure di Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, secondo quanto riportano i racconti evangelici. Pietro, Giacomo e Giovanni sono raffigurati come tre pecore rivolte verso la croce. Cristo è l’alfa e l’omega, come possiamo leggere alle estremità dei bracci della croce. Egli è la salvezza del mondo ed ha compiuto la redenzione attraverso la sua croce, strumento di morte, divenuta, per il suo sacrificio, la leva che ha risollevato l’uomo dalla sua condizione mortale per restituirlo alla sua vita di comunione con Dio. La croce gloriosa che domina l’intera scena è il segno della rinnovata comunione che in Cristo si è stabilita tra il cielo e la terra; è il simbolo del Cristo capo unito al suo corpo pienamente trasfigurato dalla grazia. È il segno della speranza che anima il cuore della Chiesa ancora pellegrina sulla terra, sofferente per le persecuzioni e le prove, ma che vive nell’attesa di essere perfettamente unita a Cristo nella gloria. A lui essa è misticamente unita sin da adesso specialmente grazie al sacrificio eucaristico in cui è anticipata, nel tempo e nella storia, la sorte finale dell’uomo e la futura trasformazione di tutte le cose.