Rinfrancate i vostri cuori. Uomo vecchio crocifisso con Lui (Cf. Rm 6,6) - Domeniche - 18 febbraio - Mercoledì delle Ceneri
18 febbraio
Mercoledì delle Ceneri
Scala Santa (S. Giovanni in Laterano)
«Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,2). Con questa espressione paolina la Chiesa inizia il tempo quaresimale come momento opportuno per la conversione. Ma perché questa avvenga è necessario che i credenti si aprano all’invito rivolto loro dalla Parola di salvezza: «Oggi non indurite il vostro cuore» (Sal 94,8). Con questo spirito, la comunità riunita in assemblea liturgica invoca il Signore affinché rivolga il suo sguardo ai suoi figli che «riceveranno l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del [suo] Figlio» (Liturgia). Il contenuto e lo spirito di questo tempo liturgico è come reso visibile nella cosiddetta Scala Santa, conservata a Roma in un edificio sacro attiguo alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Si tratta, come è noto, di una scala composta da 28 gradini, e secondo un’antica tradizione cristiana deve essere identificata con quella che lo stesso Gesù più volte salì nel pretorio di Pilato prima di essere condannato a morte. L’imperatrice Sant’Elena, madre di Costantino, nel 326 la fece trasportare a Roma e da allora divenne la meta di imponenti pellegrinaggi. Il luogo in cui è custodita era anticamente considerato come uno degli spazi sacri di Roma più venerati. Fu, inoltre, l’oratorio privato del Papi fino al Rinascimento e a motivo delle numerose reliquie dei santi che vi si trovano, ordinate in un’arca sotto l’altare papale, fu chiamato Sancta Sanctorum. Nella stessa cappella si conserva un’antica icona dipinta sul legno, del Santissimo Salvatore detta Acheropìta, ovvero non fatta da mano d’uomo. Il Salvatore è raffigurato come seduto in trono, con la mano destra benedicente e con il rotolo del Vangelo nella sinistra. Coloro che salgono in ginocchio i gradini della Scala Santa, non solo compiono un gesto di umiltà espresso anche dalla particolare posizione assunta necessariamente dal corpo, ma compiono soprattutto un atto di affidamento nelle mani misericordiose del Padre, il quale ha mandato il Figlio nel mondo non per condannarlo, ma per salvarlo (cf. Gv 3,17). La Scala conduce, infatti, a Cristo crocifisso, manifestazione della misericordia divina, il quale innalzato da terra attira tutti a sé (cf. Gv 12,32). La conversione, pertanto, prima ancora di essere un cammino percorso dall’uomo, è un evento salvifico realizzato da Dio che nel suo Figlio attira a sé i peccatori per ridonare loro la vita. Chi sale i gradini ha innanzi a sé il Cristo innalzato e le due straordinarie figure di Maria e di Giovanni. Con lo sguardo rivolto a loro può procedere nella via del bene e rinnegare il male. Il suo cammino giunge ai piedi della croce e della cappella in cui è contenuta l’icona di Cristo, il suo volto santo, a immagine del quale egli è stato creato, e giunge alla cappella delle reliquie, lì dove scopre ancora di più di essere ri-accolto nella comunione dei santi, nella Chiesa dei salvati e dei redenti dal sangue di Cristo. Il suo cammino, infatti, avviene sempre nella Chiesa e con la Chiesa, verso la piena comunione con la Chiesa. Le opere buone di cui in questo periodo quaresimale si parla con più insistenza, si concentrano nella carità, e in essa trovano la loro massima espressione e realizzazione. Il pericolo che infatti viviamo, come ci ha ricordato papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno, è quello dell’indifferenza: «L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano». La carità cristiana, pertanto, deve assumere il volto del fratello, dell’altro, perfino del nemico, e deve tradursi in gesti concreti di servizio e donazione, secondo le parole semplici ed efficaci dell’autore della Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb 10,24). La Quaresima, in definitiva, è il tempo in cui la Chiesa si rimette in cammino verso il suo Signore che – continua il papa nel suo messaggio quaresimale - «non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo», e lo fa con la serena fiducia nel perdono divino, poiché «il diavolo non è largo quanto Dio
e l’Inferno non è esteso quanto l’Amore. E dopo tutto Gerico non è così grande che non le si possa girare attorno» (P. Claudel).
«Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,2). Con questa espressione paolina la Chiesa inizia il tempo quaresimale come momento opportuno per la conversione. Ma perché questa avvenga è necessario che i credenti si aprano all’invito rivolto loro dalla Parola di salvezza: «Oggi non indurite il vostro cuore» (Sal 94,8). Con questo spirito, la comunità riunita in assemblea liturgica invoca il Signore affinché rivolga il suo sguardo ai suoi figli che «riceveranno l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del [suo] Figlio» (Liturgia). Il contenuto e lo spirito di questo tempo liturgico è come reso visibile nella cosiddetta Scala Santa, conservata a Roma in un edificio sacro attiguo alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Si tratta, come è noto, di una scala composta da 28 gradini, e secondo un’antica tradizione cristiana deve essere identificata con quella che lo stesso Gesù più volte salì nel pretorio di Pilato prima di essere condannato a morte. L’imperatrice Sant’Elena, madre di Costantino, nel 326 la fece trasportare a Roma e da allora divenne la meta di imponenti pellegrinaggi. Il luogo in cui è custodita era anticamente considerato come uno degli spazi sacri di Roma più venerati. Fu, inoltre, l’oratorio privato del Papi fino al Rinascimento e a motivo delle numerose reliquie dei santi che vi si trovano, ordinate in un’arca sotto l’altare papale, fu chiamato Sancta Sanctorum. Nella stessa cappella si conserva un’antica icona dipinta sul legno, del Santissimo Salvatore detta Acheropìta, ovvero non fatta da mano d’uomo. Il Salvatore è raffigurato come seduto in trono, con la mano destra benedicente e con il rotolo del Vangelo nella sinistra. Coloro che salgono in ginocchio i gradini della Scala Santa, non solo compiono un gesto di umiltà espresso anche dalla particolare posizione assunta necessariamente dal corpo, ma compiono soprattutto un atto di affidamento nelle mani misericordiose del Padre, il quale ha mandato il Figlio nel mondo non per condannarlo, ma per salvarlo (cf. Gv 3,17). La Scala conduce, infatti, a Cristo crocifisso, manifestazione della misericordia divina, il quale innalzato da terra attira tutti a sé (cf. Gv 12,32). La conversione, pertanto, prima ancora di essere un cammino percorso dall’uomo, è un evento salvifico realizzato da Dio che nel suo Figlio attira a sé i peccatori per ridonare loro la vita. Chi sale i gradini ha innanzi a sé il Cristo innalzato e le due straordinarie figure di Maria e di Giovanni. Con lo sguardo rivolto a loro può procedere nella via del bene e rinnegare il male. Il suo cammino giunge ai piedi della croce e della cappella in cui è contenuta l’icona di Cristo, il suo volto santo, a immagine del quale egli è stato creato, e giunge alla cappella delle reliquie, lì dove scopre ancora di più di essere ri-accolto nella comunione dei santi, nella Chiesa dei salvati e dei redenti dal sangue di Cristo. Il suo cammino, infatti, avviene sempre nella Chiesa e con la Chiesa, verso la piena comunione con la Chiesa. Le opere buone di cui in questo periodo quaresimale si parla con più insistenza, si concentrano nella carità, e in essa trovano la loro massima espressione e realizzazione. Il pericolo che infatti viviamo, come ci ha ricordato papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno, è quello dell’indifferenza: «L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano». La carità cristiana, pertanto, deve assumere il volto del fratello, dell’altro, perfino del nemico, e deve tradursi in gesti concreti di servizio e donazione, secondo le parole semplici ed efficaci dell’autore della Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb 10,24). La Quaresima, in definitiva, è il tempo in cui la Chiesa si rimette in cammino verso il suo Signore che – continua il papa nel suo messaggio quaresimale - «non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo», e lo fa con la serena fiducia nel perdono divino, poiché «il diavolo non è largo quanto Dio e l’Inferno non è esteso quanto l’Amore. E dopo tutto Gerico non è così grande che non le si possa girare attorno» (P. Claudel).