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 OSSERVATORIO GIURIDICO LEGISLATIVO - aree tematiche - Morale - Gioco d'azzardo: intesa fra Governo e Regioni 
Gioco d'azzardo: intesa fra Governo e Regioni   versione testuale
9 ottobre 2017
Nella riunione del 7 settembre scorso la Conferenza Unificata - sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Stato-Città ed autonomie locali – ha raggiunto l’intesa sulla normativa quadro riguardante le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico. L’accordo era previsto dalla legge di stabilità 2016 (l. n. 208/15, articolo 1, comma 936) secondo cui, in sede di Conferenza Unificata, devono essere definite:
a) le caratteristiche dei punti vendita ove si raccoglie gioco pubblico;
b) i criteri per la distribuzione e concentrazione territoriale dei punti vendita ove si raccoglie gioco pubblico.
L’intesa dovrà essere ora tradotta in un decreto governativo (entro il 31 ottobre p.v.), mentre entro fine anno dovranno essere predisposti i bandi per le nuove concessioni. A tale scopo sono state stabilite alcune misure per ridurre l'offerta attraverso una sensibile contrazione dei punti vendita e un innalzamento dei loro standard qualitativi in un'ottica di contrasto al gioco d'azzardo patologico.
Tra gli interventi indicati assume particolare rilievo la riduzione delle AWP anche dette New Slot o Apparecchi Comma 6a (ovvero apparecchi elettronici che erogano vincite in denaro). Le AWP attualmente in esercizio sono circa 400.000 e saranno ridotte a 265.000 con le modalità previste dall'emendamento del Governo approvato e recepito nell'art. 6-bis del Decreto Legge n. 501/2017, convertito nella L. n. 96/2017.
E’ poi prevista la sostituzione per rottamazione delle AWP rimanenti (265.000 circa) con le AWPR, (nuovi apparecchi che useranno tecniche più sofisticate per garantire la loro inalterabilità e la rilevazione di tentativi di manomissione), che avverrà entro il 31 dicembre 2019 (così come stabilito dalla Legge di Stabilità per il 2016), in modo proporzionale a partire dal 1° gennaio 2018.
Un’altra misura individuata riguarda il dimezzamento, nell’arco di tre anni, dei punti di vendita del gioco pubblico. I punti vendita oggi abilitati alla installazione di AWP sono circa 98.600, 69.000 tra bar e tabacchi e 29.600 tra sale e punti gioco.
Infine, viene accentuata l'azione preventiva e di contrasto al gioco d'azzardo patologico.
L’intesa in esame scaturisce da un intenso confronto fra Stato, Regioni ed Enti locali durato alcuni mesi che il presidente della Conferenza delle Regioni ha definito uno “spartiacque” nella lotta alla ludopatia.
Nel corso della Conferenza Unificata sono stati anche recepiti ulteriori emendamenti formulati dalla Conferenza delle Regioni con un documento che è stato consegnato al Governo. Si riporta di seguito il testo delle proposte della Conferenza delle Regioni.
Emendamenti per l’intesa, ai sensi dell’articolo 1, comma 936, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), tra Governo, Regioni ed Enti locali concernenti le caratteristiche dei punti di raccolta del gioco pubblico.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome esprime l’intesa, con la richiesta di accoglimento dei seguenti emendamenti:
Alla fine del Punto 5), inserire il seguente capoverso:
“Le disposizioni specifiche in materia, previste in ogni Regione o Provincia autonoma, se prevedono una tutela maggiore, continueranno comunque ad esplicare la loro efficacia. Inoltre le Regioni e le Province autonome ai fini del contrasto delle patologie afferenti alla dipendenza da gioco d’azzardo, potranno prevedere forme maggiori di tutela per la popolazione.”
Al Punto 7), al terzo capoverso, dopo le parole: “L'Agenzia delle dogane e dei monopoli fornirà”, inserire la parola: “gratuitamente”.
 
Minime osservazioni
Sebbene alcune Regioni, es. l’Emilia-Romagna, abbiano da tempo approvato specifiche leggi in materia, era diventato urgente individuare una disciplina nazionale che consentisse la riduzione dell’offerta di gioco pubblico, regolando la distribuzione sul territorio ed evitando situazioni che in alcune zone hanno determinato una vera e propria emergenza sociale.
Attraverso una prolungata collaborazione con il Governo, le Regioni hanno cercato di adottare norme che fanno salve le situazioni più virtuose e incentivano al miglioramento quei territori che, senza un indirizzo nazionale, hanno visto crescere in maniera incontrollata il fenomeno delle slot e delle sale da gioco.
La soluzione individuata dovrebbe, almeno nelle intenzioni, salvaguardare da un lato la libertà d’impresa, dall’altro tutelare maggiormente i cittadini. Si prevede infatti la progressiva riduzione di circa il 50% del numero degli apparecchi AWP per il gioco in circolazione e il dimezzamento in tre anni dei punti di vendita del gioco pubblico.
“L'accordo è il frutto di un lungo, ma proficuo e costruttivo lavoro di dialogo e mediazione tra governo, Regioni, enti locali e società civile”, ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Pier Paolo Baretta al termine della Conferenza Unificata Stato-Regioni.
“Finalmente abbiamo una legge nazionale - ha aggiunto il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini - è un bel passo in avanti, mi auguro si possa ulteriormente migliorare una volta che avremmo chiuso questa partita, poi ci sono altre questioni relative al gioco d'azzardo che si potranno affrontare”. “L'obiettivo di dimezzare in tre anni” i punti gioco, “e se è possibile fare anche meglio, è un obiettivo importante. Ogni Regione avrà la potestà di potere, ulteriormente, scegliere come contrastare le ludopatie e prendere provvedimenti che vadano a tutela della popolazione", ha detto Bonaccini.
Con la nuova norma saranno quindi gli enti locali a decidere sui punti gioco: orari di apertura, e collocazione. Il sottosegretario Baretta ha spiegato che “si tratta del primo significativo tassello di una strategia complessiva di riforma del settore: la tutela della salute e la sicurezza pubblica ed il contrasto alla illegalità sono da oggi un obiettivo generale del paese”. “L'intesa va nella direzione giusta perché non privilegia solo la parte finanziaria, nonostante - ha sottolineato - ammonti a circa nove miliardi di euro”.