Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono - Beato Angelico, Annunciazione (particolare) 

Beato Angelico, Annunciazione (particolare)   versione testuale

Museo di San Marco, 1442 ca., Firenze

Giovanni da Fiesole, meglio conosciuto come il Beato Angelico, nella Firenze del ‘400, nel suo convento di San Marco, oggi divenuto un museo, realizzò una serie di affreschi tra cui una delle sue note Annunciazioni. In questo caso la Vergine Maria che riceve l’annuncio dell’angelo è raffigurata in una posa assolutamente speciale: la fanciulla di Nazareth è la destinataria di un vangelo di salvezza per tutti gli uomini, innanzitutto per Israele e quindi per le altre nazioni. Con la stessa postura del suo corpo - con la schiena chinata in avanti forma infatti come un arco e un incavo – esprime il suo sì incondizionato a Dio poiché si è fatta tutta-accoglienza del progetto divino, tutta-risposta alle parole del messaggero celeste. Maria accoglie e custodisce la parola del Signore nel suo cuore e nel suo grembo. Si china dinanzi al mistero di cui si fa casta custode. Il suo atteggiamento è quello di chi sta in ascolto, di chi fissa lo sguardo lontano. Di fronte a sé ha l’angelo, ha la parola della promessa, di una promessa che deve ancora compiersi e che lei accetta senza riserve perché sa che è fedele Colui che ha promesso. Sa che Dio visita il suo popolo per salvarlo donando al mondo il suo Figlio. Il suo cuore non è attraversato da un “dubbio metodico” o addirittura da una sterile e superficiale curiosità, ma è introdotto nella comprensione delle profondità inaudite del mistero, nel nucleo più segreto del disegno salvifico di Dio. Essendo la prima discepola del suo figlio Maria è immagine della creatura umana pienamente riuscita. Nella sua adesione alla volontà di Dio e nell’accoglienza del Verbo fatto carne si è infatti realizzata in pienezza perché nella sua fede incondizionata ha aderito al volere divino con il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà. La sua, pertanto, non è stata una fede cieca, ma una fede vedente che le ha permesso di fissare lo sguardo anche oltre l’oscurità e i ragionamenti umani e le ha fatto discernere ogni cosa per poi mantenere soltanto ciò che è buono. Ciascun cristiano è chiamato a riconoscere il male in un mondo dove ogni cosa sembra ormai occupare una zona franca e una terra di nessuno, e dove tutte le cose sfumano verso il bene o verso il male a seconda delle convinzioni di ciascuno e delle mode del momento. Ciascun cristiano è chiamato a riconoscere il male, in tutte le sue manifestazioni, a denunciarlo e a fuggirlo con orrore. In Maria egli vede se stesso soprattutto nella sua vigilante attesa del Signore e nell’accoglienza del mistero della salvezza, e contempla il suo modello e la sua condizione definitiva. Infatti, per il rapporto di esemplarità che lega la Chiesa a Maria, il popolo di Dio, «ad imitazione della madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo, conserva verginalmente integra la fede, solida la speranza, sincera la carità» (Lumen Gentium 44) e, come Maria, si radica e sta fissa nel bene. Il bene di cui si sta parlando non deve essere confuso con un semplice ideale etico o con un’interessante quaestio disputata, ma ha il volto di Cristo, il Figlio di Dio, fattosi carne nel seno purissimo della Vergine Maria. Nella luce diffusa dal mistero di Cristo, luce che “brilla nelle tenebre”, il credente impara a discernere la luce dalle tenebre e giunge a spingere lo sguardo perfino nell’oscurità più fitta del peccato del mondo. La Chiesa sa abitare perfino le tenebre più profonde perché è sostenuta e confortata dalla luce di Cristo. Essa non trova Dio fuggendo dal mondo o chiudendo la porta in faccia a chi vive nelle tenebre, ma ponendosi alla sequela del Verbo eterno di Dio che si è inabissato nelle profondità del peccato dell’uomo, sa percorrere sino in fondo il sentiero della morte per portare al mondo la luce della vita. Essa riconosce e annuncia che in Cristo il bene e il vero hanno un volto. Lui è il “maestro buono” che “parla con verità e dice il vero”; è colui che fa il bene dell’uomo perché manifesta la sua verità. Se è vero – come scriveva D. Bonhoeffer nella sua Etica – che «la richiesta di una libertà assoluta conduce l’uomo alla più dura servitù», allora libertà non vuol dire emanciparsi da Dio, ma vivere nella comunione con Dio e, in Lui, nella comunione con gli altri. La libertà dona uno sguardo nuovo sul mondo e sulla storia. Il cristiano, infatti, è stato liberato dai pregiudizi e da tutto ciò che ottenebra la vista del cuore perché sia in grado di cercare la luce anche lì dove non si manifesta nel suo pieno splendore, perfino lì dove le tenebre non l’hanno accolta. Egli non può comunque vivere la sua esistenza tra la luce e le tenebre, in una malsana penombra e in una pervasiva caligine, ma deve riconoscere che nessuna tenebra è così fitta da non poter essere raggiunta dalla luce di Cristo e che nessuna situazione umana deve disperare della possibilità della salvezza. “Ogni cosa” va dunque vagliata, oltre il velo dell’apparenza. È questa l’unica via per riuscire a vedere nel Figlio di Maria e di Giuseppe, nel bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoria, il Figlio unigenito di Dio, per riconoscere in quel bambino il Verbo incarnato che ha rivelato l’uomo a se stesso e gli ha fatto nota la sua altissima vocazione (cf. Gaudium et Spes 22). Papa Francesco nella sua omelia mattutina del 7 gennaio 2014 ha usato a questo proposito un’immagine molto efficace quando ha parlato del cuore dell’uomo come somigliante a una sorta di “mercato rionale” dove si può trovare di tutto, ed ha invitato il cristiano a imparare a conoscere a fondo quello che passa attraverso di esso. Può essere fatto – concludeva il papa - soltanto nella misura in cui rimane in Cristo. L’Avvento, memoria della “prima venuta” di Gesù e attesa della sua venuta ultima, tempo in cui i cristiani diventano ancora più consapevoli del loro appartenere agli ultimi tempi, vuole essere un cammino in cui la Chiesa, accompagnata dalla Vergine Maria, sapendo che “coloro che aspettano il Signore non saranno confusi” (cf. Sal 25,3), fa sua la missione affidatale dal Redemptor homis, riconoscendo nell’Uomo Cristo Gesù l’unica via per raggiungere veramente l’uomo e per leggere i segni dei tempi, il significato della storia e il senso del mondo. Solamente nella misura in cui seguirà la via che è Cristo, uomo nuovo, essa potrà fare dell’uomo del nostro tempo, la sua via.