I fan lattendevano questo disco da più di un lustro, ma si sa, i tempi di Thom Yorke e soci non sono mai stati quelli dei loro aficionados. E tuttavia i custodi più credibili dellavanguardismo rock almeno su una cosa hanno dovuto cedere: rendere lascolto di questo nuovo album disponibile in streaming.
Un grande disco, manco a dirlo, questo loro nono capitolo discografico. Meno impervio dei precedenti, forsanche un po furbacchione, ma certo pieno didee, concepito con suprema maestria, emozionante in quasi tutti gli episodi.
La band di Oxford torna dunque sui mercati per dar nuova linfa a un mito che rischiava davvizzirsi un po. Missione compiuta a conti fatti, a cominciare dai due singoli dapertura che dichiarano fin da subito il format sul quale lopera è stata concepita: da un lato limprinting rockettaro di Burn the witch che richiama certe enfasi degli U2, dallaltra le atmosfere rarefatte di Daydreaming che mhan riportato alla mente i Pink Floyd del mitico Ummagumma.
E il disco prosegue così, elegante e soffuso in gran parte, ma pronto a dischiudere qua e là scenari ipnotici, onirici, lisergici: tra morbidezze acustiche, fremere darchi della London Contemporary Orchestra, arabeschi elettronici, falsetti delicatissimi.
I Radiohead si possono amare alla follia o trovare insopportabilmente cerebrali, ma a parer mio ciò che tracima da questa pozza a forma di luna è un gran bel sentire, nonostante le tematiche evocate nei testi siano tuttaltro che rasserenanti o rassicuranti. Dopo qualche prova opaca i cinque Radiohead han dimostrato insomma di essere ancora uno dei fari della scena rock odierna: dopo più di trentanni di carriera, hanno di che esserne orgogliosi.
(Franz Coriasco)