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E difficile esimersi dal commentare ogni nuovo album di un gigante come il signor Zimmerman. Stupisce, soprattutto la sua voglia di trovare la voglia e sempre nuovi stimoli per continuare a produrre in un mestiere nel quale si applica ormai da sessantanni. La gloria universale e i conti plurimilionari ancora non ne hanno domato listinto dartista supremo; anche quando, come in questo caso, genuflette il proprio ego ai classici immortali del pop a stelle strisce. Fallen Angels è il seguito del precedente Shadows in the night, uscito lo scorso anno: altre dodici gemme pescate dallinesauribile scrigno dello swing più elegante e inossidabile (giusto per citarne qualcuna, Young at heart, Skylark, Come rain or come shine). Ovviamente lo fa a modo suo, con quel suo inconfondibile timbro nasale e cartavetrato, ma dando prova di straordinarie doti interpretative, laddove linterpretazione non è mai mero esercizio di rilettura, ma è a sua volta invenzione, creatività, appassionata personalizzazione. Questo è il suo 37esimo album inciso in studio, ed è stato registrato negli storici studi Capitol di Hollywood, dove molte delle canzoni proposte qui hanno brillato per la prima volta. Dylan ha appena compiuto 75 anni e in carriera ha venduto 125 milioni di dischi; da tempo il preferisce volare con inusitata leggerezza sulle ali della nostalgia, con la naturalezza di un crooner e la perizia di un consumato bandleader; certo a chi, come me, sulle sue canzoni cè cresciuto e sè abbeverato, piacerebbe ritrovarlo ancora nelle sue più tipiche vesti cantautorali, ma come ha scritto Davide Poliani su Rockol: Cosa ne sappiamo noi, di cosa passa nella testa di un titano?. (Franz Coriasco) |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 23-MAG-16
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