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Annunciare la Parola nei nuovi media

«Qualche tempo fa conversavo con i miei studenti, e uno di loro mi ha fatto notare che uno dei prossimi Habemus Papam avrà certamente un grande valore storico» perché «prima o poi, dalla loggia centrale delle benedizioni di San Pietro si affaccerà un Papa nativo digitale...». Il simpatico, e significativo, aneddoto è stato raccontato ieri mattina dal vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, inaugurando il Convegno 'Social Network e formazione religiosa', promosso dall’ateneo del Papa in collaborazione con le edizioni San Paolo. All’evento ha portato il suo saluto anche l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, che ha sottolineato come il tema affrontato configuri proprio «una delle sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare» ribadendo come la questione non sia tanto «annunciare il Vangelo con la rete» quanto «nella rete annunciare il Vangelo.
Due i relatori principali, moderati da Massimiliano Padula della Lateranense. L’arcivescovo messicano, ma con sangue cinese nelle vene, Jorge Carlos Patron Wong, segretario per i seminari della Congregazione per il clero. E monsignor Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro televisivo vaticano (Ctv). Il presule latinoamericano, che ha un proprio profilo Facebook e Twitter, ha confessato di dedicare 40/45 minuti al giorno a questi social network, che lo mettono in grado di essere in contatto con tantissimi giovani. Patron Wong ha ribadito che la «vera sfida non è come usare la rete, ma come stare nella rete» e ha sottolineato come lo stile della presenza dei religiosi nei social network debba essere improntata alla 'testimonianza evangelizzatrice' attraverso «una condivisione dell’ordinario », caratterizzata da una 'presenza spirituale' «che sia capace di portare gli altri a Dio, suscitando almeno un po’ di stupore e provocando qualche domanda», ne segno di una 'austera bellezza' «data dalla semplicità e dalla sobrietà », e usando sempre «un linguaggio accessibile e fresco». «Al riguardo – ha aggiunto – papa Francesco è un artista: comunica con parole semplici, che rimandano al Vangelo e toccano la vita dal di dentro». Monsignor Viganò da parte sua ha sottolineato il ruolo informativo ( Twitter), di condivisione (Facebook) e di intrattenimento (videogames) dei social network. Senza dimenticare i rischi che «questa neorealtà» possa diventare «luogo di inganno e simulazione » e ribadendo che l’approccio alla rete «non è un problema tecnico ma educativo». E proprio su questo tema è intervenuta, nella seconda sessione dei lavori, la suora salesiana Maria Antonia Chinello, della Facoltà di scienze dell’educazione Auxilium. A questa sessione, moderata da Bruno Mastroianni della Pontificia Università della Santa Croce, è intervenuto anche don Paolo Padrini, grande esperto di cultura digitale. «I social – ha ricordato il sacerdote della diocesi di Tortona – aggiungono delle possibilità, avvicinano le periferie al centro. Sono in fondo un modo attraverso cui il Signore ci scrolla per farci uscire dai nostri ambienti spesso un po’ asfittici».
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 31-OTT-14
 

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