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Comunicazione come prossimità
Don Fabrizio Casazza, Direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Alessandria e Consulente ecclesiastico piemontese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, condivide la sua riflessione in vista della prossima GMCS...


La recente e significativa immagine del Pontefice che, durante una sosta imprevista, resta appoggiato con la mano e la fronte sul muro (o «barriera di sicurezza», secondo la denominazione ufficiale) che separa Israele dalla Palestina, solcandone le colline e quasi ferendole, potrebbe costituire un icastico ed esaustivo commento alle parole del Messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali: «i muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri».
Nel caso della Terra Santa tutto, muro compreso, diventa iperbolico (400 kilometri di lunghezza e 8 metri d’altezza) ma anche da noi esistono ostacoli a un dialogo costruttivo tra gli individui, i gruppi e i popoli. Li enumera papa Francesco: la chiusura mentale che porta a leggere e vedere solo ciò che conferma il nostro punto di vista; la frenesia e la velocità, che inducono a ritenere informazioni veritiere vere e proprie “bufale” artatamente diffuse da burloni o manipolatori; la connessione perpetua alla rete digitale, che non si traduce automaticamente in un percorso di incontri fra persone, chiudendole invece in una stanza abitata dalla simultanea presenza di tante solitudini.
A questi blocchi il Vescovo di Roma suggerisce di guardare con un occhio laboriosamente speranzoso: in effetti «i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri» ma «dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma» cosicché «la connessione sia accompagnata dall’incontro vero» e si riesca sul serio a entrare nei panni altrui per costruire una società giusta e solidale.
In fondo il dialogo presuppone uno sguardo positivo sull’altro. Però «dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute». Il dialogo dev’essere lo stile dell’interazione ma non ne può essere il contenuto, specialmente per il discepolo di un Maestro che definì sé stesso «via, verità e vita» (Gv 14,6). Ciò non deve impedire al cristiano un coraggioso inserimento nel mondo d’oggi, anche telematico: il Santo Padre esorta tutti a non avere timore di farsi «cittadini dell’ambiente digitale». L’importante è vivere questo approccio e la missione evangelizzatrice nell’orizzonte della prossimità, operazione potenzialmente resa più agevole dalle attuali opportunità di contatto, impensabili solo qualche decennio fa.
Il pellegrinaggio in Giordania, Palestina e Israele ha mostrato plasticamente come realizzare in concreto «la comunicazione in termini di prossimità». Gli incontri del successore di Pietro, il pescatore di Galilea, con rabbini ebrei e muftì musulmani, e con il patriarca ortodosso Bartolomeo I – sulla scia dello storico abbraccio di cinquant’anni or sono tra il venerabile Paolo VI e il patriarca Atenagora – sono stati passi importanti di un dialogo che non rinuncia per malinteso irenismo alle proprie convinzioni. Emblematico in tal senso il gesto di Francesco d’inserire nel luogo più sacro dell’ebraismo, il Muro occidentale o “muro del pianto”, un biglietto contenente non un generico messaggio di pace e fratellanza bensì la preghiera tipica del cristiano, il Padre Nostro.
La Chiesa, animata dal soffio vitale dello Spirito, si pone in uscita non per dimenticare da dove viene ma per comunicare quella che è per eccellenza la buona Notizia, condividendo con le persone e i popoli il cammino e le fatiche della storia.


Don Fabrizio Casazza
Direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Alessandria
Consulente ecclesiastico piemontese dell’Unione Cattolica Stampa Italiana
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 27-MAG-14
 

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