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Churchbook. I consacrati nel social network


Sorprese da una ricerca condotta dal Cremit dell’Università Cattolica di Milano e dal dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia. I ricercatori di queste due Università hanno indagato per conto di WeCa (Associazione Webmaster Cattolici Italiani) l’uso di Facebook da parte di sacerdoti, religiosi e seminaristi.
Durata complessivamente 3 anni, la ricerca si è articolata in due fasi. La prima, condotta tra marzo 2011 e febbraio 2012, ha un carattere “di sfondo” ed è finalizzata a fornire un panorama sulla presenza nel social network dei consacrati e di coloro che stanno seguendo un percorso di formazione alla vita consacrata. La seconda fase ha previsto due affondi metodologici specifici (un’analisi semio-pragmatica dei discorsi e delle strategie di conversazione ricavabili dai profili Facebook condotta su 108 profili e un’analisi delle reti create dai soggetti secondo l'approccio della social network analysis), in entrambi i casi in una finestra temporale di tre mesi tra settembre e novembre 2012.
Il 20% dei diocesani e dei religiosi ha un profilo su Facebook. La percentuale sale addirittura al 59,7% nel caso dei seminaristi, segno evidente della maggiore frequentazione di questi ambienti da parte delle generazioni più giovani.
I seminaristi risultano essere anche quelli più attivi: il 20,3% pubblica in bacheca un post al giorno o al massimo ogni due giorni contro il 7,6% delle religiose, il 14,3% dei diocesani e il 18,3% dei religiosi.
Il 73,4% dei soggetti ricorre a immagini in cui, per rappresentarsi, viene messo al centro il soggetto proprietario del profilo connotandolo grazie ad elementi contestuali e esperienziali (identity performance). Il 26,6% dei restanti invece ricorre a scelte di rappresentazione in cui vengono attivate strategie di identity erasure ossia definendo il proprio sé in Facebook per sostituzione, mascheramento o per negazione.
Sulla base di questi dati quantitativi che mettevano in luce un mondo estremamente attivo e dinamico, è stata successivamente approfondita l’analisi su un numero sufficiente e significativo di casi con due approcci di ricerca diversi e complementari.
L’unità di Milano ha adottato un approccio semiotico e conversazionale per analizzare le forme retoriche e le modalità di discorso in rete e per esplorare i modelli di autorappresentazione dei sacerdoti/religiosi/seminaristi e le interazioni che si stabiliscono tra essi e il loro social network. L’unità di Perugia, con un approccio di social network analysis, ha analizzato la composizione delle reti di amicizia in Facebook. Sono state studiate in particolare: reti di rapporto attivate e tipi di soggetti coinvolti.
“Chi sei” e “cosa fai” nella vita quotidiana conta anche in Facebook tanto da essere fattori determinanti nella diversa strutturazione dei network lasciando prefigurare diversi usi possibili: pastorale/“professionale”, personale, comunitario. Con sorpresa le religiose sono risultate la categoria di soggetti analizzati più aperte pastoralmente verso un uso del social network finalizzato ad ampliare le proprie reti di relazione.
Diversi sono anche gli stili comunicativi (narrativo, normativo, persuasivo, partecipativo) rintracciati così come diversi profili di comunicazione in relazione alla funzione che sacerdoti, religiosi e seminaristi assumono attraverso l’area tematica da loro praticata: i “Confessori”, gli “Attivisti” gli “Esegeti” e i “Predicatori”.
I risultati saranno presentati e discussi al convegno “Churchbook. Tra social network e pastorale” che si terrà il 29 maggio in Università Cattolica nell’aula Pio XI in largo Gemelli 1 a Milano, dalle 9 alle 17.30.
"Rispetto ai contenuti e ai discorsi in Facebook, si possono distinguere temi tipicamente maschili e temi tipicamente femminili. I primi sono connotati da una forma di relazione top-down che parte dal basso e che tende a porsi come opinion maker; i secondi si caratterizzano invece come più introspettivi e legati alla trasmissione dei valori cristiani" - commenta il prof. Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit e consigliere dell’associazione Web cattolici.
"Ci sembra interessante richiamare la relazione esistente tra numero di amici e qualità della comunicazione - aggiunge il docente -. La ricerca evidenzia una correlazione tra chi ha molti amici, posta con frequenza e si sposta verso il profilo dell’ “opinionista” e chi ha meno amici, posta anche di meno, ma con uno stile di comunicazione più decisamente caratterizzato dalla condivisione. Come a dire che una grande platea incentiva la comunicazione one-way e i comportamenti da palcoscenico, laddove invece la condivisione vuole numeri più contenuti e un ritmo più disteso di pubblicazione. La dialettica tra velocità e lentezza, con tutto quello che comporta, si propone anche nel caso della comunicazione pastorale nel Web." 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 27-MAG-14
 

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