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Un logo per l‘essenziale

Cristo al centro raffigu­rato dalla croce. Attor­no a Lui la comunità diocesana, raffigurata da circo­li irregolari aperti, a significare una Chiesa che fa riferimento a Cristo, ma non resta chiusa; si allarga, si ingrandisce, si apre. E quest’apertura è verso orien­te, l’origine. Sono i tratti del pro­getto vincitore del concorso di idee «Logo Chiesa di Padova», lanciato a dicembre dalla dio­cesi patavina. Degli 88 lavori giunti da tutta Italia, 60 sono passati al vaglio della giuria che ha assegnato la vittoria all’idea di Daniela Thiella, grafica, ori­ginaria di Thiene e residente a Nogare ( Verona). Alla vincitri­ce, che dovrà elaborare il ma­nuale d’uso del logo che la Chiesa di Padova assumerà per la comunicazione ufficiale, va un riconoscimento di 5mila eu­ro, reso possibile grazie a una sponsorizzazione al concorso e all’autofinanziamento dalle quote di iscrizione.

Dei tre riferimenti iconografici significativi per la Chiesa di Pa­dova offerti alla creatività dei partecipanti – il complesso ar­chitettonico battistero-catte­drale; le sculture dei santi fon­datori Prosdocimo e Giustina; il Paradiso di Giustò de’ Mena­buoi (1376), che decora la cu­pola del Battistero della Catte­drale – l’affresco è risultato il te­ma più gettonato dai parteci­panti e dalla vincitrice che è riu­scita, con tocco e tecnica con­temporanei, a riportare all’ar­chetipo e a una linea essenzia­le quello che Menabuoi raffi­gurò. Dall’affollato affresco Thiella è arrivata, per sottra­zione di immagine e acquisi­zione di significato, a un’estre­ma semplificazione che coin­cide con l’essenza. «In questo logo – ha commentato per la giuria la storica e critica del­­l’arte Virginia Baradel – si con­ferma che il 'meno' è in realtà un 'più''. Un 'più' che si ac­cresce di significato man ma­no che si entra nel 'segno' e nel concetto di simbolo che rimanda ad altro».

Coraggiosa la scelta di avviare un concorso di idee, che apre anche al vedere dall’esterno un contenuto di Chiesa, coraggio­sa la scelta di affidare a un se­gno essenziale e quasi arcaico un messaggio universale e complesso. Ma il vescovo Mat­tiazzo ne è convinto: «Siamo u­na Chiesa che è presente e viva nella cultura e nella comunica­zione di oggi. In questo logo mi sono ritrovato subito. Logo ri­manda a logos, vuol dire insie­me pensiero/sapienza e paro­la, si comunica quindi un pen­siero e una parola». E qui «il lo­go esprime il logos che è dato dalla croce».


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