SICEI - Servizio Informatico | |||
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Cei, social network non è diavoleria ma va usato con cautela di Domitilla Conte Nellera di Facebook la Chiesa cattolica italiana riafferma la sua presenza in internet, della quale vuole sfruttare tutte le potenzialita in funzione pastorale, ma, di fronte alle indubbie insidie dei social network, invoca regole, invita a non parlare con gli sconosciuti, spera che letica continui a prevalere sulla tecnologia, e che il mondo virtuale non sostituisca le relazioni umane fatte di voci, sguardi, strette di mano. Qualche tempo fa fece scalpore la scelta dellarcivescovo di Napoli, card.Crescenzio Sepe, di affrontare Facebook in prima persona. Serve a diffondere la parola di Dio, aveva spiegato in quella occasione. Piu recentemente, e stato annunciato un accordo per dedicare allattivita pubblica del Papa un canale dedicato su Youtube. Insomma, la Chiesa italiana, pur confessandosi not digital native, nata cioe prima della generazione di internet, ha dimostrato in molti modi di non temere la partecipazione ai nuovi luoghi della comunicazione: fra laltro, istituendo, fin dagli albori di internet, un potentissimo centro informatico, il Si.Cei che si occupa dello sviluppo dei nuovi strumenti, ma anche della loro diffusione a diocesi, parrocchie, istituti religiosi. Tuttavia, lera dei social network, e le nuove modalita di relazione che essi impongono, non solo sulla rete ma anche alla societa nel suo insieme, fa emergere - sostiene la Cei - nuovi interrogativi, con la quale ha voluto confrontarsi con un convegno di due giorni al quale ha invitato informatici, teologi e religiosi, in vista anche di un aggiornamento dei documenti elaborati sullargomento dal Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali. Il direttore dellUfficio nazionale delle comunicazioni sociali della Cei, don Domenico Pompili li ha sintetizzati in tre questioni che la Chiesa ritiene fondamentali: come relazionare reale e virtuale sui social network, come impedire il nuovo individualismo che ne deriva e, ultimo ma non per ordine dimportanza, come essere sulla rete senza stravolgere la propria natura, la propria identita, il proprio linguaggio. Sfide che, se interessano la Chiesa per la loro attinenza con i valori cristiani, riguardano in realta chiunque, prima o poi, finisca sulla rete. E le risposte non si sono fatte attendere. Lo sviluppo dei social network rappresenta - e stato detto - una grande opportunita, ma anche causa di possibili ingiustizie, da usare quindi con il giusto discernimento e con senso di responsabilita. Occorre, insomma assumere ed elaborare, in rapporto alle tecniche utilizzate, un sovrappiu di etica, capace di orientarci proprio nelle nostre scelte di connessione. Alle famiglie, un semplice consiglio, diffidate dagli sconosciuti. Dal presidente della Cei, mons. Mariano Crociata, una raccomandazione: Internet oscilla tra esaltazione e diffidenza, sarebbe ora - ha detto - di trovare una giusta via di mezzo. |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 20-GEN-09
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