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La parrocchia itinerante di quelli dei "mass mob"

Molti hanno sentito parlare dei fla­sh mob, strano prodotto reale dell’era virtuale. Gruppi di per­sone, di solito giovani, spesso artisti, si dan­no appuntamento via internet in un luogo preciso, comparendo dal nulla e trasfor­mandolo con espressioni di creatività va­ria, dalla musica alla danza a performan­ce teatrali. Per poi scomparire. E se il luo­go fosse una chiesa? Magari trascurata, po­co frequentata, rassegnata alla sola pre­senza di pochi parrocchiani dai capelli bianchi? Allora bisogna parlare di mass mob , invasioni di massa di una Messa, se si vuole tradurre la formula. L’idea è parti­ta lo scorso autunno da Buffalo, città dello Stato di New York, non lontano dal Cana­da, quando molti fedeli hanno comincia­to a lamentarsi su Facebook delle panche vuote e delle arcate che rimbombano di e­chi nelle Chiese del centro storico, abban­donato da molte famiglie per il verde del­la periferia. Nel giro di qualche settima­na una delle parrocchie più citate dal gruppo, la Basilica di Saint Adalbert, ha aperto le porte a 500 persone per la Mes­sa delle 10.30, dove di solito l’affluenza non supera la cinquantina.

La comunità ha reagito con gioia, il sacer­dote ha accolto i nuovi arrivati con calore. L’esperienza è talmente piaciuta, sia agli o­spiti che ai padroni di casa, che è stata ri­petuta in altre chiese. E non solo a Buffalo. I mass mob sono sbarcati anche a Detroit, Cleveland, Philadelphia e nella città di Co­vington, in Kentucky. A differenza dei fla­sh mob nei centri commerciali o nelle piaz­ze, non creano confusione, né vogliono far sentire troppo la propria presenza. Il grup­po semplicemente si presenta a Messa, non prima di aver chiesto permesso al parroco, con un paio di giorni di anticipo.

Non si tratta di nuovi parrocchiani e la mag­gior parte (con qualche eccezione) la do­menica successiva non tornerà alla stessa Messa. Ma per molte chiese è ugualmen­te un’iniezione di vitalità e di allegria di cui essere grati. «È fantastico vedere quanta gente si presenta – dice Karen Huber, cha ha partecipato al mass mob di Saint John Kanty a Buffalo –. Dopo la Messa, con gli altri parrocchiani abbiamo ricordato i giorni in cui le panche erano sempre co­sì affollate. Non vedo l’ora di partecipare al prossimo!».

In effetti i partecipanti ai mass mob sem­brano aver formato una sorta di parroc­chia itinerante, che in ogni nuova chiesa trova più o meno le stesse persone oltre a qualche faccia nuova e che usa internet e i social media come Facebook per mante­nere i contatti e organizzarsi. Per i promo­tori si tratta di «creare consapevolezza e ap­prezzamento per i luoghi sacri delle nostre città, incoraggiando la gente ad usarli per il loro scopo originario: il culto».

Intanto le chiese prese di mira stanno im­parando a usare l’opportunità per attirare parrocchiani che si sono allontanati o per raccogliere fondi. Il ricavato dalla vendita di migliaia di pierogi, sorta di ravioli po­lacchi, offerti alla fine del mass mob a Saint John Kanty, riscalderà la chiesa durate il prossimo inverno.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 11-APR-14
 

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