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Sia l‘Europa dei territori

Europa, argomento che paga poco in termini di consensi e di lettori. Siamo nell’imminenza delle consultazioni per il rinnovo del Parlamento europeo, ma le tematiche continentali continuano a rimanere poco gettonate, soprattutto in Italia. Della vecchia “casa comune” rimangono sbiadite memorie. Le istituzioni con sede a Bruxelles sono considerate pachidermiche e costose, mentre i vincoli imposti dal Trattato di Maastricht ed euro sono visti da non pochi di noi, abitanti del Bel Paese, come un peso cui sarebbe meglio sottrarsi. Appaiono ormai lontani i sogni dei padri fondatori ricordati invece nella tre giorni della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) tenutasi a Gorizia nello scorso fine settimana in occasione dei 50 anni di vita di “Voce Isontina”, il periodico diocesano locale. I pensieri e le idee di De Gasperi, Adenauer e Schuman, di Monnet e Spinelli, sono riecheggiati nella città che rappresenta un crogiuolo di popoli, lingue e culture. Basta poco, per chi giunge da lontano, per rendersi conto della particolarità di questo lembo di Friuli Venezia-Giulia. La linea telefonica dei cellulari rimbalza in continuazione fra Italia e Slovenia e solo i cartelli stradali e quelli megapubblicitari indicano quale parte di terreno si sta calpestando. A cento anni dallo scoppio della Grande guerra, è ancora palpabile la difficoltà di una convivenza resa oggi assai più semplice dall’abbattimento delle frontiere. Isonzo e Carso: questi celebri nomi rimandano ai libri di storia. Una storia che su queste terre, in queste valli e su questi monti è stata scritta con il sangue di una tragedia immane. Davanti all’imponente scalinata di Redipuglia che contiene i poveri resti di centomila morti hanno un senso solo un rispettoso silenzio e la preghiera. Ma questi confini, quelli di cui hanno ragionato e discusso gli oltre cento giornalisti Fisc provenienti da tutta Italia, continuano a disegnare la vita di ogni giorno e segnano la linea di demarcazione tra i due Stati tracciata nei giardini delle case, separando amici e familiari. Ora che gli steccati di cemento e i reticolati sono stati abbattuti, restano quelli delle idee e delle diversità. Ancora una volta, il territorio è occasione preziosa per una riflessione pacata, lontano dai clamori della cronaca e vicino alla gente. Il territorio va letto non come limite né come frontiera, ma come valore da cui partire per ricercare le ragioni di una convivenza europea fino a pochi anni fa solida, ma che ora, crollati tutti i muri, è tornata in discussione. Toccherà ai giovani dare una svolta decisiva. Se Gorizia è l’emblema di un’Italia crocevia di popoli e nazioni, i suoi centri di studi internazionali dicono di un dialogo cercato e possibile. Da questa Italia ignota, aggrovigliata e all’apparenza anche contraddittoria, può nascere una nuova generazione di uomini e di donne capace di mettersi in gioco per una ragione comune. Ancora una volta, come accade spesso, si tratta di fare cultura, si tratta di educazione. E ancora una volta le 189 testate diocesane, proprio come a livello nazionale fa “Avvenire”, si pongono a servizio dei lettori per trasmettere valori e conoscenze di cui quasi nessuno si interessa. Nell’era della comunicazione urlata, di frequente in gioco ci sono interessi di bottega immediati che mal si conciliano con la dedizione necessaria per far comprendere le ragioni della provincia italiana, autentica periferia geografica, troppo spesso dimenticata e lasciata senza voce. Gorizia è un laboratorio di nazionalità, come chiunque può toccare con mano raggiungendo non senza fatica la località italiana che più guarda a est.
Nonostante le difficoltà della crisi, che anche qui si fa avvertire con durezza, oggi la città è chiamata a trasformarsi in luogo di riconciliazione e di pace in grado di alzare lo sguardo dal territorio per proiettarsi oltre ogni confine.

Francesco Zanotti
Presidente della FISC
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 08-APR-14
 

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