www.chiesacattolica.it/ucs - News
Se il Papa parla "in digitale"

«Con papa Francesco è cambiato il linguaggio: il suo è linguaggio della tenerezza. È proprio il suo linguaggio corporeo, fatto di sorrisi, carezze e gesti la tecnologia migliore in mano al nuovo papa».
Alla vigilia del primo anniversario dell’elezione di papa Francesco, l’associazione WebCattolici ha invitato, mercoledì 12 marzo, per la quarta diretta del suo percorso “La Rete: Come Viverla”, anche mons. Lucio Adrian Ruiz, responsabile del Servizio Internet Vaticano, per raccontare l’evoluzione, i cambiamenti e il continuo divenire della Rete. Un racconto a partire dal sito a cui fa riferimento tutta la presenza cattolica sul Web: il portale della Santa Sede “Vatican.va” nato il giorno di Natale dell’ormai lontano 1995 con la pubblicazione del messaggio Urbi et Orbi di papa Giovanni Paolo II.
Sulle “doti” digitali di papa Francesco mons. Ruiz, argentino come il Pontefice, ha aggiunto: «Bergoglio ci ha colpito tutti con le sue carezze, i suoi abbracci, il suo sorriso, quel suo pollice in su. Meraviglia questo modo di rapportarsi con la gente, capace di trasmettere il Vangelo anche con il corpo, con lo sguardo, con una parola semplice. Quando parla, è più veloce di Twitter. Il suo stesso modo di parlare è un “twittare”. Parla già in digitale: i suoi messaggi, comprensibili e immediati, arrivano immediatamente al cuore di tutti. I fedeli con il telefonino fotografano i suoi gesti e trasmettono le sue parole in pochi istanti in tutto il mondo».
Mons. Ruiz ha contestualmente evidenziato la portata storica del messaggio di papa Benedetto, il primo papa della storia con un account su un social network: «Mi piace altresì ricordare la forza del magistero di Benedetto: nei suoi messaggi per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha parlato di continente digitale, nativi digitali, nuovo linguaggio, nuova cultura. Parole che ricordano per forza la scoperta dell’America: se c’è infatti un nuovo continente, una nuova cultura e una nuova lingua allora ci devono anche essere nuovi missionari, un nuovo mandato, un nuovo dovere di evangelizzare». Mons. Ruiz ha dunque evidenziato la completa continuità del magistero espresso con linguaggi differenti.
Nel corso della serata, seguita in diretta – e in differita – da centinaia di persone sparse in parrocchie, case, associazioni e conventi, sono intervenuti per tracciare i mutamenti nel mondo della comunicazione anche Andrea Melodia, presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, Andrea Salvati, Managing Director di Aleteia e Lorenzo Mastropietro, responsabile tecnologie e sicurezza informatica di Piaggio S.p.a.
«Il cosiddetto web 2.0. – ha fatto notare Andrea Melodia, forte dei dati dell’11° rapporto Censis/Ucsi presentato in autunno – comporta la fine del vecchio concetto dei media di massa, si va sempre più verso un uso personale dei media. I media siamo noi. Ormai gli strumenti di comunicazione diventano delle propaggini del corpo e portano l’utente al centro dei processi comunicativi. Nell’ultimo rapporto si parla addirittura di “Evoluzione digitale della specie”. La comunicazione è l’unico ambito di interesse umano cambiato radicalmente negli ultimi 50 anni: le case, le auto, i vestiti sono più o meno gli stessi. Eppure, nessuno, cinquant’anni fa, poteva prevedere i telefonini e Internet». Ma non tutto è rose e fiori: «Se i nativi digitali – i giovani – e i “migranti” digitali – gli adulti – utilizzano questi strumenti, una larga fascia di anziani si è rassegnata e si sente taglia fuori». Ma sfata un mito: «Con la Rete i media tradizionali come radio, televisione, carta stampata, sembrano andare in crisi, ma in realtà non scompaiono: si integrano, vengono assorbiti, diventano produttori di contenuti per i nuovi media se sanno sfruttare i vantaggi della convergenza tra tecnologie».
Andrea Salvati, Managing Director di Aleteia, con un importante passato nel colosso Google, ha provato a delineare il futuro della Rete: «Dopo il web 2.0, che ha visto un aumento della potenzialità di banda e l’avvento dei social network, ci aspetta il web 3.0, che gli esperti identificano come la componente semantica: i collegamenti tra dati saranno gestiti direttamente dai computer. In poche parole, ci saranno delle macchine che parleranno con delle macchine. Ma non vi saranno cambiamenti rivoluzionari: il vero cambiamento, più lento, consiste nella mole sempre maggiore di dati che mettiamo in Rete». Un primo passo, forse, lo vediamo già nel “cloud”, la possibilità, cioè, di ricorrere a strumenti di calcolo e applicativi nella Rete: «Con l’elezione di Papa Francesco Aleteia è passata in quindici giorni dall’avere dieci mila utenti unici al giorno a più di un milione. Questa scalabilità non sarebbe stata possibile senza i servizi offerti dal cloud computing».
Lorenzo Mastropietro, responsabile tecnologie e sicurezza informatica di Piaggio S.p.a, ha ricordato l’urgenza, per chi opera nel web, anche per fini pastorali, di “restare al passo con i tempi”: «Tutto quello che è sul web deve essere sempre vivo e aggiornato. Questo non solo per i contenuti, ma anche per le strutture tecniche. Il rischio è quello di venire esclusi in un mondo che si sposta sempre in avanti. Bisogna mantenersi giovani, aggiornando le piattaforme, sia per rispondere in tempi rapidi a nuove richieste – penso all’avvento dell’utilizzo dei telefonini per navigare o la condivisione nei social network – ma anche per superare dei difetti e delle vulnerabilità che sono sempre presenti nei software».
È possibile rivedere la registrazione completa dell’incontro sul sito di WeCa e su Youtube.
La prossima diretta de “La Rete: Come Viverla” è in programma mercoledì 2 aprile, sempre alle ore 21: un appuntamento dal titolo “Cristiani sul Web: ma come?” che ripercorrerà quattro importanti esperienze “digitali” di altrettante realtà informative e pastorali.
 
Giovanni Silvestri
Presidente WeCa
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 13-MAR-14
 

Chiesa Cattolica Italiana - Copyright @2005 - Strumenti Software a cura di Seed