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Una citazione


«Siamo ovviamente consapevoli dei rischi connessi alla ricerca di nuove soluzioni formali e compositive e all‘adozione di impianti liturgici meno convenzionali. Riteniamo infatti che sia importante che lo sguardo in avanti non debba mai perdere le tracce da cui proviene, quella tradizione nella quale da sempre la Chiesa cammina, cresce e si rinnova. Č importante che le nuove proposte liturgiche e celebrative siano ispirate unicamente a creare le condizioni, nella forma dello spazio del rito, per una più viva fruizione del rito stesso. D‘altra parte, lo sforzo di immaginare una diversa organizzazione dello spazio liturgico discende dall‘intento di far sì che le comunità e ogni singolo fedele vivano al meglio e con frutto la celebrazione. Proprio muovendosi verso questo obiettivo potrebbero finalmente incontrarsi architettura, arte e liturgia. Se, sulla strada della ricerca del nuovo innestato sul vecchio, sapranno dialogare e interagire, ciascuna esprimendo la propria istanza e senza confusioni di ambiti, allora potremo assistere presto a una nuova stagione di chiese, luoghi belli, luoghi autentici di preghiera, luoghi pertinenti per celebrare in modo efficace. Forse perņ occorre ripartire da una nuova alleanza, che venga presa molto sul serio. Gli artisti e gli architetti si lascino interpellare profondamente dai molteplici significati in gioco, non solo da una generica relazione con il sacro, che il più delle volte porta a edifici e opere eccessivamente semantizzate e poco rispondenti ai significati teologico-liturgici. I Committenti scelgano la strada del confronto, ponendosi in ascolto profondo della tradizione e favorendone con prudenza e libertà lo sviluppo, evitando atteggiamenti di chiusura acritica a ogni nuova proposta. Le comunità dei fedeli siano protagoniste reali dei percorsi progettuali, rappresentando le genuine istanze di fede e di preghiera, mostrandosi perņ interessate, più che nel recente passato, alla forza evocativo-simbolico-spirituale dell‘arte e dell‘architettura di qualità.
E ci piacerebbe che anche la critica “colta” abbandonasse i consueti e spesso invecchiati canoni nel valutare l‘architettura sacra, deponendo quell‘inaccettabile conservatorismo che sbarra la strada a ogni confronto serio con la contemporaneità, almeno nel campo del sacro e della fede».
(Dall‘introduzione di Giuseppe Russo, pag. 6)


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 03-GIU-14
 

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