La presenza dei media informa e forma gli stili di vita ed è l’ambiente in cui i credenti sono chiamati ad annunciare il Vangelo. Da questa consapevolezza ha preso le mosse il convegno «Comunicare a Babele. L’impegno educativo nella nuova cultura mediatica», organizzato a Enna venerdì e sabato scorsi dall’Ufficio regionale per la cultura e le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale siciliana. La presenza nei media delle diocesi siciliane è stata sintetizzata da don Giuseppe Rabita, direttore dell’Ufficio regionale per la cultura e le comunicazioni sociali: «Tutte le diocesi hanno il loro sito Web più o meno aggiornato e interattivo, ma la presenza sui social network risulta essere ancora pionieristica e poco organizzata. Diverse parrocchie hanno il sito Internet, ma raramente c’è una collaborazione con il rispettivo ufficio diocesano. C’è anche qualche emittente televisiva e radiofonica. Ma la costante che emerge dalle diverse diocesi è la difficoltà a creare sinergie». Varie le esperienze delle diocesi siciliane. Punta a essere presente su tutti i media l’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Ragusa; il suo direttore, Piero Saladino, spiega: «Siamo presenti su Facebook, il nostro giornale ‘Insieme‘ è diffuso gratis in 5000 parrocchie e anche attraverso la grande distribuzione. Riporta tante notizie brevi e per gli approfondimenti rinvia al sito dove, però, non c’è la duplicazione degli articoli di giornali perché i contenuti del cartaceo e dell’online sono diversificati». A breve A Ragusa sarà realizzato un corso di formazione per giovani animatori delle comunicazioni sociali. Insieme ad altre aggregazioni cattoliche e laiche, durante l’anno e sempre di venerdì, l’ufficio organizza anche incontri settimanali di dibattito pubblico: «Concepiamo le comunicazioni sociali – spiega Saladino – come una messa in rete di energie». Ha scommesso molto sul convegno la diocesi di Cefalù, presente a Enna con cinque giovani: «Noi stiamo partendo adesso – spiega don Franco Mogavero, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali – e stiamo investendo sul futuro della diocesi cominciando dalla formazione. Pubblichiamo il bimestrale ‘Koinonia‘ e abbiamo un sito (www.chiesadicefalu.it), che riporta notizie e molti articoli di riflessione sull’importanza del Concilio». Se come ha detto il vescovo uscente per la cultura e le comunicazioni sociali della Cesi, Salvatore Di Cristina, «la comunicazione va posta all’ordine del giorno come metodo dell’agire pastorale», un ruolo particolare è quello dei giornalisti cattolici. Peppino Vecchio, presidente regionale di Fisc e Ucsi, dice: «Dinanzi alla notevole quantità di informazioni che arrivano dalla Rete, al giornalista oggi sono richieste maggiore capacità di discernimento e preparazione professionale». E un vero lavoro giornalistico è quello svolto dal settimanale «Amico del popolo» dell’arcidiocesi di Agrigento ove le comunicazioni sociali sono una tradizione consolidata. L’«Amico» è il solo a seguire le sedute di Consiglio comunale e realizza inchieste, come una recente sull’emergenza rifiuti. «Sul sito Internet inseriamo altri servizi e approfondimenti – dice il direttore don Carmelo Petrone –. Abbiamo un nostro profilo su Twitter, Facebook e YouTube che usiamo per interagire con chi ci segue e per anticipare i contenuti del giornale».
(in allegato anche un‘intervista al vescovo di Noto Antonio Staglianò, delegato dalla Conferenza episcopale siciliana per la cultura e le comunicazioni sociali)