Sorseggia un espresso e poi, soddisfatto, inizia a danzare per la strada. Lo spot televisivo della Illycaffè è noto a tutti, ma nessuno si stupisca se oggi l’attore – bello ed elegante co­me al solito – è un altro uomo: una persona con sindrome di Down. E se, girando canale, anche il ragazzo che si versa un A­verna ha la stessa sindrome, e così pure il bimbo che sorride nel suo Pampers, è perché oggi si celebra la Giornata mondia­le per la Sindrome di Down, l’occasione «per dimostrare che queste persone, se messe nelle condizioni migliori, possono integrarsi nella società e contribuire attivamente al suo svilup­po », sottolineano a Coordown, il Coordinamento delle asso­ciazioni che si occupano della patologia.
«Possono laurearsi – spiegano –, lavorare con impegno, guida­re l’auto, fare sport anche a livello agonistico...». Ovvio, si dirà. Certo, ovvio, se non fosse che il pregiudizio, anche quello sot­topelle, di cui non ci accorgiamo, tante volte ci rende quanto­meno distratti, e allora non è più così ovvio ad esempio assu­mere un portiere d’albergo Down, dare il volante all’autista Down, affidare la lettura del telegiornale al giornalista Down... Una provocazione?
Forse. Di certo lo è l’iniziativa che Coordown ha concretizzato con la collaborazione di alcuni grandi marchi italiani e inter­nazionali come Carrefour, Toyota, CartaSì, Pampers, Illycaffè ed Enel, nei cui spot per un giorno, oggi, gli attori originali la­sceranno ruolo e movenze a ‘colleghi‘ Down. Lo stesso acca­drà in alcuni programmi televisivi, che avranno come condut­tori e ospiti proprio persone affette dalla ‘trisomia 21‘, eppu­re perfettamente in grado di lavorare (nel sito www.coordown.it già ieri era possibile vedere qualche fotogramma delle Iene con conduttore un divertito ragazzo Down).
«Essere differenti è normale», giocano con le parole gli orga­nizzatori, dicendo però una profonda verità. Peccato solo che – per citare Fabrizio De André – tutte le più belle cose durano solo un giorno, come le rose, e anche la campagna per questa Giornata, che è senz’altro un buon inizio, ma appunto un ini­zio. Perché da domani ben pochi portieri d’albergo, ben pochi autisti di linea, ben pochi giornalisti televisivi (o forse nessuno) avranno il sorriso simpatico e gli occhi a mandorla delle per­sone Down. «Noi puntiamo all’autonomia a partire da scuola e lavoro», spie­ga Sergio Silvestre, presidente di Coordown, che denuncia co­me «in alcuni territori le associazioni sono l’unica risposta ai problemi delle famiglie». Troppo spesso lasciate sole in una so­cietà mondiale schizofrenica, che naturalmente parla di ‘dirit­ti dei disabili‘, che li festeggia pure, ma che poi finge di non ve­dere che in circolazione ce ne sono sempre meno, eliminati pri­ma ancora che nascano. Alcune regioni del Nord Europa sono in gara tra di loro: l’obiettivo è arrivare per primi al record di ‘Pae­se Libero da persone Down‘. Derive già viste in passato, con­tro le quali anche una Giornata, una sola, trova il suo perché.
di Lucia Bellaspiga (da Avvenire del 21 marzo 2012, pag.3)