Lunedì sera, allinterno del programma culturale estivo della parrocchia di Bibione (provincia di Venezia, diocesi di Concordia - Pordenone), turisti, parrocchiani e noi volontari attendevamo con interesse lincontro con monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, per ascoltare limpegno della Chiesa italiana in campo educativo, aspetto che in parrocchia stiamo da tempo portando avanti insieme al parroco. Dalle parole di Crociata abbiamo capito che tutti noi, al di là di impegni e responsabilità in parrocchia, abbiamo - a livelli diversi - un ruolo educativo nella comunità e possiamo essere modelli positivi a cominciare dalla testimonianza personale. Ed è proprio da qui - ci ha aiutati a capire Crociata - che deriva limpegno e lo sforzo di tenersi aggiornati sulla realtà che cambia rapidamente, sapendo essere «educandi ed educatori». Un impegno che, per noi cristiani, assume spessore nella misura in cui è vissuto in Cristo e nella Chiesa. Allinterno di questo orizzonte abbiamo colto che per educare è necessario tener presenti tre tappe: la generazione, ossia leducare è un passare il testimone da padre in figlio; la tradizione, ossia il trasmettere i contenuti; lautorità, fondata su unautentica testimonianza. Crociata ha ricordato che la dimensione umana e spirituale dalla quale proveniamo non deve mai lasciarci neutrali né rinunciatari. E in questo limpegno a fianco del quotidiano dei cattolici ci aiuta a intravedere e ad aprire la strada verso il futuro. Crociata ha voluto farci toccare con mano che limpegno educativo è questione che riguarda tutti; ma anche che nel formare umanità vera trova solo in Cristo, il Maestro, il punto culminante. Infatti la proposta di Gesù non si colloca in aggiunta a uneducazione umana di per sé autosufficiente, ma ne è la realizzazione più piena e più vera, secondo il disegno di Dio. Per noi volontari è stato uno stimolo a continuare nel nostro impegno. Il nostro vescovo Ovidio Poletto ha ricordato che «leducazione è una faccenda del cuore e solo Dio ne è il padrone» e che nellagire, noi che viviamo vicino al mare, dobbiamo gettare lancora non verso il basso ma verso lalto, verso la nostra speranza e certezza: Dio.