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L’integrazione a scuola: l’esperienza di Santa Croce Camerina   versione testuale
Articolo di Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa

(19 novembre 2015) - Giovanna Campo è dirigente dell’Istituto Comprensivo di Santa Croce Camerina che ha la percentuale più alta di alunni con nazionalità straniera in tutta la provincia di Ragusa. Nelle aule della piccola comunità di Santa Croce si sperimenta quotidianamente la sfida dell’integrazione.
“È ovvio - dice la professoressa Campo - che tutto l’Istituto pone l’argomento integrazione non come problema ma come attenzione per promuovere un’accoglienza quanto più favorevole per il benessere dell’alunno e di tutti. Un alunno ben inserito significa anche una scuola che porta avanti meglio le proprie scelte educative, insegnanti sereni, genitori collaborativi. Vorrei comunque precisare che io non amo il termine integrazione, al quale preferisco quello di interazione cioè “interscambio” come obiettivo per raggiungere una convivenza serena, fatta di valori condivisi. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, fin dal mio arrivo in questo Istituto, non ho riscontrato particolari problemi, soprattutto se si differenziano le fasce di età. Per gli alunni più piccoli i problemi sono quasi inesistenti: i bambini che sono nati qui, cresciuti a Santa Croce Camerina, bambini che giocano e si inseriscono nel contesto, non vivono le differenze di cultura, religione, origini, provenienza e pensiero, ma interagiscono con la semplicità tipica di tutti i bambini”. Se tra i ragazzi sembra funzionare questo modello di interazione, all’interno delle famiglie si registrano ancora delle difficoltà. “Può accadere che genitori italiani - prosegue Giovanna Campo - manifestino ancora resistenze nell’accettare la presenza di alunni stranieri nelle classi dei loro figli o che genitori extracomunitari manifestino una certa sensazione di discriminazione, tuttavia è nostra cura cercare di smussare le diversità: nella formazione delle classi ad esempio, curiamo l’aspetto della distribuzione degli alunni stranieri in modo da creare classi eterogenee al loro interno e omogenee fra di loro, dunque mai classi ghetto. Il nostro obiettivo è quello di dare a tutti pari opportunità per il raggiungimento del successo formativo. Un’attenzione particolare viene data anche alla realizzazione di progetti coinvolgenti genitori sia italiani che stranieri, per renderli coscienti della nostra volontà di interazione: la partecipazione non è massiccia ma i risultati sono senz’altro positivi”
La migrazione di Santa Croce Camerina è storicamente maghrebina e quindi di fede musulmana. Si potrebbe pensare che la questione religiosa sia un problema, ma anche su questo punto le idee della dirigente sono rassicuranti:  “Secondo me non vi è un problema religioso. Quando noi accogliamo i nostri alunni stranieri, per esempio, domandiamo ai genitori se vogliono chiedere o meno l’esonero dall’insegnamento della religione e, se ci sono risorse disponibili, si dà la possibilità di usufruire di un insegnamento alternativo. In mancanza di risorse, l’alunno viene invitato a svolgere un’altra attività in una classe parallela oppure a restare in classe come uditore, scelta quest’ultima operata da tanti genitori: io ho inteso questa preferenza come un messaggio di apertura. Inoltre, in tutte le nostre classi abbiamo il crocifisso e non abbiamo ricevuto nessuna contestazione in merito. Anche quegli aspetti culturali che ci si immagina possano risultare d’ostacolo, come il fatto che sia una donna a dirigere l’Istituto, non si sono manifestati. La mia figura non è mai stata contestata anche se è evidente la diversità del ruolo femminile nella loro cultura. Se io dovessi dare dunque una risposta alla domanda: “C’è integrazione qui?” risponderei che sicuramente in una città come la nostra si è fatto e si continua a fare tanto per assicurare una convivenza pacifica fra abitanti di diverse etnie, improntata al rispetto reciproco. Ma credo anche che ci sia ancora molto da fare, poiché, ad una riflessione più attenta, appare evidente che non basta convivere assieme, occorre creare assieme, ogni giorno, il contesto, la società, la classe in cui vivere. Per far ciò occorre che i governi avviino politiche serie capaci di fronteggiare le esigenze emergenti nel nostro Paese, investendo maggiormente anche nella formazione degli addetti alla cultura. Sono le risorse umane che favoriscono i processi qualitativi della scuola, una scuola nuova, sempre più accogliente e inclusiva, un luogo ove possano incontrarsi felicemente razze, culture, religioni, suoni e saperi, di cui si parla ormai in tutta l’Europa e che è l’obiettivo che tutti noi dobbiamo perseguire costantemente!”
(Vincenzo La Monica - Migrantes Ragusa)