2015-10-26 17:15:00

Sinodo, don Gentili (Cei): restituire abbraccio del Padre


"Il Sinodo ha saputo ridire la bellezza della famiglia, basata sul matrimonio cristiano, ma ha anche gettare una luce di speranza sulle famiglie ferite". Il commento è di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio per la famiglia della Conferenza espiscopale italiana. "Nei loro confronti - spiega il sacerdote - viene richiesta, dalla Relatio finalis del Sinodo, una nuova sensibilità pastorale e soprattutto un vero discernimento e l'accompagnamento. Ciò significa mettere il balsamo della tenerezza sulle ferite di chi vive il fallimento del proprio matrimonio". "Significa non fare di tutta l'erba un fascio, distinguere le varie situazioni e accompagnare personalmente la coppia o la persona che ha vissuto il fallimento".

Don Gentili commenta anche l'aspetto su cui si è concentrato l'interesse esclusivo dei mass-media: la questione del possibile accesso ai sacramenti dei divorziati risposati civilmente. "Va cancellata subito la grande bugia che il paragrafo che affrontava indirettamente questo tema sia stato approvato con un solo voto di scarto", precisa. "Le sezioni che riguardano queste tematiche hanno ricevute tutte il voto della maggioranza dei due terzi, quindi una forte maggioranza sinodale". "Poi, certo - prosegue don Gentili - va detto che la Relazione finale del Sinodo 2015 chiede a noi pastori una nuova responsabilità. La questione vera è che se non cade il volto giudicante che talvolta si respira nelle nostre comunità, potranno paradossalmente cambiare anche le regole, ma non cambierà mai nulla. La questione vera è avvicinarsi alle famiglie ferite con l'atteggiamento del figlio 'prodigo' e non di quello che si considera 'fedele'. L'atteggiamento del figlio che restituisce l'abbraccio ricevuto dal Padre. E ciò richiede un atteggiamento che, a volte, può far dire anche, al termine del cammino di discernimento, delle cose difficili da accettare, proponendo una via faticosa che è quella del Vangelo, ma - se accompagnata dal basso - diventa una via di speranza". "Nell'accompagnamento, il Getsemani di tante famiglie ferite si può trasformare nel Tabor, nell'esperienza di un abbraccio, di una Chiesa che rivela la misericordia di Dio". "Come ci chiede il Papa - conclude don Gentili - la Chiesa deve essere il primo ospedale da campo per chi vive il lacerarsi dei legami. E credo che questo faccia girar pagina alla Chiesa, perché diventa un nuovo modo di tradurre il Vangelo di Gesù Cristo".   








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