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Un Magistero pontificio pasquale che ha richiamato il dramma dei profughi e rifugiati e le vittime della tratta    versione testuale
Marzo 31, 2013 - Benedizione Urbi et Orbi

(2 aprile 2013) - “Tra le sorprese del  Magistero pasquale  di Papa Francesco non sono mancati i riferimenti alle “situazioni limite” nel  mondo delle migrazioni e della mobilità umana verso le quali l’azione pastorale delle comunità cristiane devono andare. “Uscire”, “Andare” sono stati i due verbi chiave nell’omelia ai presbiteri della messa crismale. Come “Servire” e “aiutarci” sono state i verbi  che hanno accompagnato la lavanda dei piedi, quasi ad invitare all’accoglienza – ricorda Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Migrantes. La Croce del venerdì santo, segno d’amore, accompagnate dalle meditazioni dei giovani del Libano, hanno collegato la passione di Gesù alle passioni degli uomini di oggi. Nell’omelia della Veglia pasquale Papa Francesco ha invitato a vincere la rassegnazione, la disperazione e ad aprirsi alla speranza, guardando il Vivente. ci ha ricordato. A Pasqua , il Papa ha guardato a due mondi di sofferenza delle migrazioni di oggi. Dopo aver richiamato le guerre in atto nei diversi continenti, soprattutto nel Medio Oriente e in Africa,  e le calamità naturali, Papa Francesco ci ha ricordato i volti delle centinaia di miglia di profughi e rifugiati, “numerosi”,  “anche bambini”, che ogni anno crescono; e ha concluso richiamando con forza il dramma di  almeno 4 milioni di persone che ogni hanno sono vittime della “tratta degli esseri umani, la schiavitù più estesa in questo ventunesimo secolo!”. Sono parole di un Pontefice che, mentre ci confermano nella fede, ci invitano a camminare nella carità in questo mondo straordinario delle migrazioni e della mobilità umana”.