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Il "miracolo" del Natale lampedusano. Tanti volti, un'unica voce: quella del cuore    versione testuale
Articolo di Elena De Pasquale
(3 gennaio 2013) - Lui scende dalle stelle, loro vengono dal mare e sono la dimostrazione che «Dio si fa uomo nell’uomo di oggi». Lampedusa, nel Natale che ci siamo appena lasciati alle spalle, ha rappresentato il miracolo della fede che ha scacciato le divisioni, le incomprensioni, le diversità di lingua e di colore e ha unito tutti nel nome di un amore superiore ed universale. Le immagini che vi proponiamo, girate da Antonino Maggiore della webtv lampedusana “Libera Espressione”, sono la dimostrazione concreta e “vivente” di quanto basti poco per ritrovarsi tutti uguali. Come due anni fa, il sagrato su sui si affaccia la parrocchia di San Gerlando è tornato ad essere punto di incontro, di ritrovo e di accoglienza.
È lì che i lampedusani hanno riunito i fratelli migranti che ancora oggi stazionano al Centro di accoglienza di contrada Imbriacola, per trascorrere insieme una serata di serenità e di normalità, ma straordinaria nella sua unicità. Gli uni vicino agli altri, come se le centinaia di chilometri che dividono le due sponde del Mediterraneo fossero state annullate e le terre, così come alle origini, fossero tornate ad essere un unico blocco di montagne, natura e uomini. È questo il miracolo andato in scena in quello stretto e lungo tavolato discendente verso l’Africa «dove ho avuto la sensazione – ricorda il parroco Don Stefano Nastasi – di essere tornato a duemila anni fa, nella terra di Betlemme, quando Maria e Giuseppe ebbero difficoltà nell’ospitalità.
L’incomprensione di oggi è quella di allora, ma è pure vero che come Dio si è rivelato nel cuore della madre e del padre, nella realtà, nell’accoglienza del bambino, si mostra oggi in questi volti nuovi che sono trasparenza del suo cuore ma che al tempo stesso rendono visibile il volto fragile di Dio che si fa uomo nell’uomo di oggi». L’armonia è palpabile sui volti di coloro che hanno parlato con i migranti (quasi mille quelli censiti nel Centro in quei giorni), che hanno servito loro fumanti e saporite porzioni di pasta e succulenti secondi piatti. Insieme hanno ballato, cantato e suonato, accompagnati sia dal suono di strumenti della tradizione musicale popolare siciliana, tamburelli, chitarre, mandolini, sia dal battito di mani dei migranti che hanno ritmato gli inconfondibili motivi delle melodie africane. Un miscuglio di suoni, un incrocio di tradizioni.
E poi sorrisi, abbracci, strette di mano benedette dal grande cielo di Lampedusa, al cospetto di chi, ancora una volta, ha reso possibile che il miracolo di Natale trovasse tempo e spazio in un luogo spesso dimenticato dal resto del Paese, dove c’è però una piccola grande comunità che non si arrende, che lotta per l’affermazione dei propri diritti e per quelli di coloro che, pur se lì solo di passaggio, hanno bisogno di usufruire delle giuste cure e delle attenzioni da parte delle istituzioni. È anche per questo, per ripagare la grande generosità della gente di Lampedusa, che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha consegnato al sindaco dell’arcipelago delle Pelagie, Giusy Nicolini, la medaglia al valore civile. Per “aver accolto e trattato dignitosamente le migliaia di immigrati arrivati sull’Isola in condizioni disperate”. Ieri come oggi, oggi come domani.
(Elena De Pasquale – Ufficio Migrantes Messina)