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P. Giuseppe Policardi nel cuore dei lampedusani   versione testuale
Articolo di Rosina D’Aietti - Azione Cattolica

(25 settembre 2012) - 25 settembre 1949: per la vita della comunità lampedusana non è un giorno come gli altri, infatti è il giorno in cui venne ordinato sacerdote Giuseppe Policardi, che a soli 24 anni consacrò la sua intera vita a Dio e alla porzione di Chiesa che gli venne affidata; lui, nato e cresciuto sull’Isola delle Pelagie, era chiamato a guidare la comunità di Lampedusa in un momento particolarmente delicato.
Infatti, il giovane parroco doveva far ripartire una comunità che aveva affrontato diverse prove negli ultimi tempi: il periodo bellico e l’abbandono del precedente parroco, sposatosi con una ragazza dell’Isola.
La sua vita è stata tutta dedicata alla missione che aveva ricevuto, non ha mai dato sosta alla sua azione pastorale, che sin da subito lo vide agire nella piccola comunità isolana, confortato dalla stima dei Vescovi e di tutto il clero. Viveva in modo profondo le sue responsabilità di vero pastore del popolo che Dio gli aveva affidato, attento a tutte le gioie e i dolori della collettività. Nei suoi 49 anni di sacerdozio non venne mai meno la sua presenza costante e attenta, che fu testimonianza per tutti, piccoli e grandi, ma soprattutto per gli ammalati che visitava regolarmente non facendo mancare loro il suo sostegno spirituale con la preghiera e l’Eucaristia.
Ma il suo impegno era anche sul versante civile e la scuola rappresentava per lui un’importante punto di partenza per la costruzione e l’autodeterminazione della gente dell’Isola; per questo, nel 1951, si presentò al concorso magistrale per abilitarsi all’insegnamento nella scuola pubblica.
Quando la malattia lo costrinse a non poter celebrare la Messa, a non potersi cibare del Corpo di Gesù, che per lui fu il sacrificio più grande della malattia, si offriva al Signore come vittima per la salvezza delle anime e per la sua comunità. Ha sofferto con dignità evangelica, abbracciando la croce della sua terribile malattia che lo costrinse, negli ultimi anni della sua vita, a distaccarsi, per periodi più o meno lunghi, dalla terra che lo aveva visto nascere e da quel popolo nel quale aveva saputo incidere una formazione religiosa e socio-culturale.
Fu guida spirituale dell’Azione Cattolica e modello per l’intera comunità parrocchiale che oggi lo ricorda là, seduto, con il rosario in mano, nel Santuario, luogo dove si respira intenso il legame di un popolo alla Sua Patrona, la Madonna di Porto Salvo, e dove, a memoria del grande affetto verso un umile servitore della vigna del Signore, erge una statua con la sua immagine.
Non è facile descrivere in poche righe la ricchezza di ciò che padre Policardi è stato per Lampedusa, ma mi piace qui citare le parole del suo successore, padre Leopoldo Argento: “Nel mio ricordo la sua figura è grande e ne ho potuto ammirare l’umiltà e il profondo rispetto che conservava verso quanti, presbiteri e laici, venivano a contatto con lui”.       
“Ad lucem per crucem” era solito rispondere padre Policardi ai perché della comunità. Oggi quella Luce l’ha raggiunta e da lì continua a vegliare sul futuro della sua gente.
(Rosina D’Aietti - Azione Cattolica)