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Lampedusa si prepara a festeggiare la sua patrona   versione testuale
Articolo di Antonino Maggiore, Referente locale Progetto “Lampedusa e Linosa 365 giorni in rete"
(6 settembre 2012) -  Riprende con questo articolo la collaborazione tra l’Arcipelago delle Pelagie e la Fondazione Migrantes, iniziata lo scorso mese di febbraio, con il progetto “Lampedusa e Linosa 365 giorni in rete”. Dopo la pausa estiva del mese di agosto, la finestra sull’Isola delle Genti si apre con i preparativi per la Festa della Patrona: la Madonna di Porto Salvo.
I lampedusani iniziano i preparativi per i festeggiamenti in suo onore la prima domenica di settembre, quando la statua viene trasportata in spalla dai pescatori con una lunga processione che partendo dal Santuario giunge alla Chiesa madre. Qui il simulacro rimarrà esposto fino al 22 settembre, giorno della solenne processione alla quale partecipa tutta la popolazione.
La presenza di un’immagine di Maria in una grotta alla radice del Vallone detto, appunto, della Madonna, viene fatta risalire, da varie testimonianze, al tempo della Quarta Crociata (1202-1204), voluta da papa Innocenzo III, mai giunta in Terrasanta ma deviata su Costantinopoli.
Il primo a farne cenno è lo storico e scrittore Fazello, che nel 1568 racconta la presenza di "una cappella consacrata a Maria in una grotta". Vent'otto anni dopo, nel 1596, il cronista Lorenzo d'Anania conferma che «arde continuamente una lampada davanti alla immagine di Nostra Dama cui non è mancato l'olio rifornitovi sempre da nocchieri cristiani e maomettani». Più tardi, nel 1623, Felice Astolfi precisa che « … trovasi a Lampedusa una cappella con dentro l'immagine della Madonna ... » e nel 1655 il viaggiatore Pagnozzi aggiunge « ... degna di gran venerazione è la Madonna di Lampedusa dagli stessi turchi onorata e riverita ... ».
Persino il corsaro spagnolo Contrares conferma e descrive l'esistenza e la forma della grotta che ospitava l'immagine della Madonna e afferma che «cristiani e turchi depongono colà viveri da servire per i naufraghi e gli schiavi fuggiti».
Più precisa è la citazione dello scrittore Francesco Maggio (1657): «La bellissima statua della Madonna di Trapani, scolpita a Cipro nell'anno 730 e da Gerusalemme trasferita da alcuni cavalieri templari della città di Pisa, correndo tempesta il naviglio che la portava, sì salvò in Lampedusa».
Le notizie più dettagliate le fornirà il governatore della "nuova colonia" Bernardo Maria Sanvisente, nella sua minuziosa relazione a Ferdinando II. A proposito della «cappella consacrata a Maria in una grotta» così scrive: «Nel Vallon de la Madonna eravi una chiesetta con antichi abituri, una casa diroccata e diverse grotte. … eravi una statua della Vergine mutilata e gettata al suolo. La feci restaurare e disposi che ogni 22 settembre si cantasse una messa onde solennizzare il giorno del restauro e del possesso dell'isola avvenuto il 22 settembre 1843 quando con due piroscafi ed a nome del governo borbone sbarcammo a Lampedusa. La chiesetta suddetta serviva dapprima a doppio uso. Infatti, al mio giungere nell'isola, all'ingresso c'era una stanza chiusa da un cancello e tutt'intorno alcuni sedili di pietra ed altre cose all'uso della religione dei turchi. Questo locale serviva per gli arabi che transitavano per qua e desideravano fare le orazioni di loro religione. Più in fondo, aperto il cancello, si presentava un secondo locale ove i fedeli che desideravano visitare la miracolosa immagine trovavano l'altare cristiano con sopra la Santa Vergine già mentovata». Da questo racconto si potrebbe dedurre che già da allora, nei fatti più che nelle intenzioni, ancora oggi declamate ma poco realizzate, l'unità delle religioni, almeno delle due antagoniste storiche, quella dell'Islam e quella di Cristo, era stata realizzata nella piccola sperduta isola di Lampedusa e ai piedi di una statua della Madonna.
La Madonna, in pietra pesante circa 150 chili e di fattura alquanto primitiva, prese il nome di Madonna di Porto Salvo perché eletta a protettrice della gente del mare. Durante l'ultimo conflitto mondiale, un bombardamento aeronavale distrusse gran parte della cittadella e delle fortificazioni difensive, non risparmiò il santuario pur lasciando intatta la statua della Madonna. E poiché non ci furono vittime umane, la popolazione di Lampedusa ricostruì il piccolo tempio in segno di riconoscenza alla Vergine protettrice.
Il Santuario della Madonna di Porto Salvo rimane tutt’oggi ad imperitura testimonianza del profondo spirito di accoglienza e di fede che contraddistingue il popolo lampedusano sin dalle sue origini. Ogni anno la storia si ripete. Un popolo che si stringe intorno alla Sua Madonna, un popolo che la accompagna nel suo viaggio lungo le vie dell’Isola. A Lampedusa cosi come a Rimini dove da oltre 10 anni la comunità di lampedusani che li vive sin dal 1965, festeggia la patrona dell’Isola, Maria Santissima di Porto Salvo.
Oggi quello stesso luogo diventa simbolo di fede e di speranza per i pescatori e per coloro che attraversano il mare, tutti sotto il Suo manto protettore. Una Madre che visita il Suo popolo, un Popolo che saluta la sua Porta verso Dio con inni di giubilo e canti di lode carichi della speranza che il futuro di questa Terra possa essere prospero di benevolenza e che la Porta d’Europa possa continuare a restare quel Porto Salvo dove chi smarrisce la via, del mare o del cuore, possa trovare rifugio.
(Antonino Maggiore, Referente locale del Progetto “Lampedusa e Linosa 365 giorni in rete)