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Premessa al "Repertorio Nazionale di canti per la liturgia"   versione testuale

REPERTORIO NAZIONALE DI CANTI PER LA LITURGIA

Premessa al "Repertorio Nazionale di canti per la liturgia"

1. I Vescovi della Commissione Episcopale per la liturgia presentano alle comunità ecclesiali italiane questo repertorio di canti per l’uso liturgico. Si augurano che esso costituisca un valido contributo per la verità, la spiritualità e la dignità delle celebrazioni. Invitano i responsabili diocesani e parrocchiali dell’animazione liturgica, e in specie di quella musicale, ad attingere ampiamente alla presente raccolta e ad ispirarsi nelle proprie scelte concrete ai criteri che hanno guidato la sua elaborazione. Confidano che il "repertorio nazionale" dia nuovo vigore all’"arte del celebrare", restituendo bellezza ed espressività all’atto del cantare, parte integrante della liturgia della Chiesa.

2. Il presente "repertorio nazionale" vuole riprendere in modo efficace, vent’anni dopo, la prima proposta fatta dalla Conferenza Episcopale Italiana, pubblicata nel 1979 e denominata "repertorio-base a carattere nazionale" (Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana 1979, 17-27). Questo secondo elenco di canti è stato selezionato da un apposito gruppo di lavoro, a ciò incaricato dall’Ufficio Liturgico Nazionale e che ha lavorato dal 1994 al 1999. Non si propone come un’opera chiusa e definitiva: potrà infatti essere ulteriormente rielaborata.

Il "repertorio nazionale" intende rispondere a una duplice esigenza:

§         segnalare e rendere reperibili canti adatti alle celebrazioni liturgiche, partendo dalla produzione tradizionale e da quella degli ultimi decenni (canti con testi e melodie nuovi, canti con testi nuovi su melodie preesistenti);

§         diffondere, mediante le scelte operate, alcuni criteri di individuazione e selezione dei canti, che aiutino a scegliere in modo più attento a livello locale.

3. Gli ambiti che questo nuovo "repertorio nazionale" tiene presenti sono:

§         i canti dell’Ordinario della Messa;

§         i canti propri del Triduo Pasquale;

§         i canti propri delle celebrazioni eucaristiche festive di tutto l’anno liturgico (esclusi i salmi dopo la prima lettura);

§         i canti per il culto eucaristico;

§         i canti per le esequie.

Non sono stati per ora considerati:

§         i canti per la celebrazione degli altri Sacramenti;

§         i canti della Liturgia delle Ore.

Mancano anche i canti per i pii esercizi e per la pietà popolare.

I recitativi rituali, già editi nel Messale e in altri libri liturgici, pur non comparendo in questo elenco, fanno parte del "repertorio nazionale".

4. Si tratta in massima parte di canti in lingua italiana; alcuni sono in lingua latina con annessa traduzione conoscitiva. I canti scelti sono tratti da pubblicazioni edite in Italia negli ultimi trent’anni circa (riviste, fascicoli, raccolte); la fonte viene sempre segnalata. Di ogni canto si indica la forma liturgico-musicale e ne è suggerito l’uso liturgico più appropriato.

5. I redattori sono consapevoli che questa selezione non è in grado di venire incontro a tutte le esigenze locali: essa non intende quindi soppiantare i canti già in uso e neppure impedire che vengano prodotti e messi in circolazione nuovi canti, nel rispetto delle norme liturgiche, delle quali vengono offerti i testi fondamentali in appendice.

6. Il criterio prioritario che ha guidato la selezione è quello della pertinenza rituale. È indispensabile che ogni intervento cantato possa divenire elemento integrante e autentico dell’azione liturgica in corso. Questo stesso criterio dovrebbe essere, per tutti e in ogni occasione, il primo e principale punto di riferimento.

7. Alla luce del criterio precedente diventano comprensibili e insieme necessari gli altri criteri a cui questo "repertorio nazionale" cerca di ispirarsi in modo da essere esemplare per ogni scelta locale: la verità dei contenuti in rapporto alla fede vissuta nella Chiesa ed espressa nella liturgia; la qualità dell’espressione linguistica e della composizione musicale; la cantabilità effettiva per un’assemblea media e la probabilità che essa possa assumere questi canti riconoscendoli parte integrante, o integrabile, della propria cultura.

8. Questa proposta intende favorire la partecipazione cantata di assemblee con caratteristiche medie, quali sono quelle parrocchiali domenicali. Assemblee feriali più strettamente caratterizzate per età, ambiente, orientamenti spirituali, non vengono qui prese in considerazione e richiedono attenzioni particolari, benché anch’esse possano trarre vantaggio dall’accogliere e praticare canti più "comuni", evitando in tal modo ogni forma di chiusura e di incomunicabilità.

9. L’intervento sostenitore e dialogante di un coro, che può consistere in una piccola schola o in un gruppo corale più nutrito, è del tutto auspicabile in una celebrazione, specie se festiva. La finalità propria di questo repertorio esclude canti per solo coro. Per reperire eventuali armonizzazioni a più voci si può ricorrere alle fonti, da cui i singoli canti sono stati tratti. È sempre possibile che i compositori rielaborino le melodie popolari fornendo interventi più ricchi per la partecipazione dei cori.

10. Fanno parte del ministero liturgico del canto anche gli interventi dei solisti (presidente, diacono, salmista, voci singole alternanti con assemblea e coro), secondo le esigenze del rito e la forma del singolo canto (recitativo, salmodia, strofe di un inno con ritornello, litania, responsorio e forme miste). Una corretta articolazione dei ruoli - assemblea, coro, solisti - contribuisce alla "verità" dell’azione cantata.

11. L’accompagnamento strumentale, proposto nel fascicolo che verrà offerto ad ogni diocesi, è organistico e contiene soltanto la versione a una voce con l’accompagnamento. Ciò non impedisce di trarne, con la professionalità necessaria, parti per altri strumenti, adatti e disponibili, che possano integrare l’organo o, in casi precisi, anche sostituirlo.

12. Nell’esecuzione concreta di un canto liturgico entrano in gioco numerosi fattori, legati alla capacità degli animatori e dell’assemblea, alla situazione acustica e architettonica locale e ad altre circostanze. Nessun repertorio, neppure il migliore, potrà mai bastare da solo a raggiungere il fine per cui lo si usa, se non si porrà la massima cura nel provvedere a un’integrazione corretta e significativa del canto nel vivo dell’azione liturgica.

13. L’adozione di questo "repertorio nazionale" da parte delle diocesi, e quindi di tutti coloro che in esse sono incaricati del canto e della musica nella liturgia, può avvenire in vari modi:

§         se la diocesi (o la regione ecclesiastica) ha già un suo repertorio, converrà, appena possibile, integrarlo con tutto o parte del "repertorio nazionale," contribuendo in tal modo a diffonderlo nelle singole parrocchie e comunità;

§         se invece la diocesi (o la regione ecclesiastica) non ha ancora elaborato un proprio repertorio, il presente potrebbe diventare un primo nucleo, attorno a cui costruire gradatamente una raccolta, adatta alle esigenze diocesane o regionali.

14. A livello nazionale, è auspicabile che la partecipazione di tutti al canto liturgico in occasione di incontri, convegni, pellegrinaggi, venga favorita dall’adozione, di volta in volta, di almeno una parte di questi canti così che, in un tempo abbastanza breve, essi possano costituire un fondo comune. Ciò verrà incontro anche alle esigenze dei fedeli che, per svariate ragioni (lavoro, turismo, ecc.), si spostano all’interno del territorio nazionale e desiderano ritrovare ovunque qualche canto conosciuto.

15. La diffusione locale dei brani del "repertorio nazionale" deve essere rispettosa delle leggi vigenti e dei diritti d’autore. La pubblicazione di testi o di melodie nei repertori locali (parrocchiali, diocesani, regionali) deve essere autorizzata dagli editori, proprietari dei canti.

Roma, 6 gennaio 2000

Epifania del Signore