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Crescere nella cultura della legalità. Giovani lampedusani a confronto    versione testuale
Articolo di Elisabetta Cappello, Daniela Freggi, Anna Sardone
(14 giugno 2012) - Quando abbiamo ideato il progetto “Crescere nella cultura della legalità”, noi docenti non immaginavamo certo che avremmo vissuto un’esperienza così bella e intensa insieme agli alunni. Non immaginavamo che la partecipazione dei ragazzi, appartenenti a tutte le classi della scuola media, sarebbe stata così vivace, che le loro riflessioni, le loro domande, i loro lavori sarebbero stati così profondi e “ricchi”. Il  progetto si è articolato in tre macrotemi: 1. Noi e gli altri; 2. Legalità e ambiente; 3. Analisi di illegalità dannose e pericolose. La metodologia è quella partecipativa e interattiva, che coinvolge pienamente le ragazze e i ragazzi nell’apprendimento.
Con la guida degli insegnanti, essi diventano così esploratori del mondo che li circonda piuttosto che ricettori passivi dell’esperienza altrui. Nei primi incontri sono stati discussi argomenti relativi ai diritti e alla responsabilità. I ragazzi sono stati invitati a riflettere, partendo dalle loro esperienze concrete, su cosa significhi la parola “legalità”. L’espressione che è emersa in modo più frequente nelle loro risposte è stata “rispetto”. I nostri giovani identificano un comportamento “legale” con un gesto di rispetto nei confronti degli altri. Essi sostengono che ognuno deve agire nel rispetto dei diritti che tutti abbiamo come uomini e cittadini. Si è quindi introdotto il tema della responsabilità: ogni diritto comporta una precisa responsabilità corrispondente. Gli alunni hanno letto, visto video e filmati e commentato brani tratti dai principali documenti sui diritti umani, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo agli articoli della Costituzione italiana, alle convenzioni internazionali.
Quando abbiamo iniziato non sapevamo che il progetto si sarebbe intrecciato con le attività di preparazione della “Marcia in memoria delle vittime di tutte le mafie e per i diritti umani”, che si è svolta proprio qui a Lampedusa il 22 marzo 2012, organizzata dall’Ass. Libera e che ha visto la partecipazione di tutti gli studenti dell’Istituto Onnicomprensivo “L. Pirandello” di Lampedusa. Alcuni incontri, quindi, sono stati dedicati all’approfondimento dei temi sul fenomeno mafioso. Dopo il consueto brainstorming nel quale hanno espresso i loro pensieri rispetto al problema, i ragazzi sono stati guidati alla conoscenza delle radici storiche e all’analisi della struttura delle organizzazioni mafiose. La discussione ha poi stimolato a individuare i comportamenti e la mentalità che costituiscono il fertile terreno su cui la mafia cresce. Le ricerche svolte dai ragazzi hanno analizzato le storie di alcune vittime delle mafie, uccise perché si opponevano alla criminalità o perché si impegnavano nella promozione di comportamenti legali. La visione di alcuni film ha stimolato ulteriormente la riflessione e alimentato la discussione.  
Il progetto, in questa fase, si è avvalso anche del contributo di un esperto esterno. Nicola Teresi, laureato alla Università per la pace, ha guidato i ragazzi ad una maggiore comprensione del fenomeno mafioso, proponendo loro un interessante parallelo tra bullismo e mafia, che ha permesso loro di comprendere come anche comportamenti diffusi nella loro stessa realtà, spesso perpetrati o tollerati con superficialità (omertà, violenza, prepotenza, sopraffazione), corrispondono a comportamenti tipici dell’ambiente “culturale” mafioso. La giornata del 22 marzo ha rappresentato un’opportunità e un’occasione unica di arricchimento per noi e per i nostri alunni, specie nel momento dell’incontro con don Ciotti. Con parole semplici ma forti, chiare ed efficaci, il fondatore di “Libera” ci ha aiutato davvero a comprendere i valori della lotta alla mafia e il valore della partecipazione di ciascuno di noi che, come cittadini, ma soprattutto come esseri umani, abbiamo il dovere di opporci con decisione alle ingiustizie e alla violenza. I nostri giovani hanno partecipato con entusiasmo e sono stati profondamente colpiti da questa esperienza e la prova di ciò sta nel fatto che, a distanza di qualche mese, ancora oggi ne parlano e continuano a mostrare interesse per i vari temi di riflessione.
Nelle settimane successive i nostri ragazzi hanno continuato a sviscerare il tema della legalità, analizzando tutta una serie di comportamenti comuni e chiaramente visibili nella realtà quotidiana: dal mancato uso del casco e delle cinture al doping nello sport, dalla violenza giovanile al fenomeno della microcriminalità. Alla base della discussione si è sempre sottolineato il concetto della responsabilità, della necessità di saper operare delle scelte che ci conducono alla vera libertà. L’ultima parte del progetto, riguarda i temi dell’ambiente: la protezione e la salvaguardia del territorio con le sue ricchezze naturali e faunistiche; un tema strettamente connesso al tema della legalità, che rappresenta una responsabilità per ciascun cittadino. Anche in questo caso, i nostri ragazzi sono impegnati e coinvolti non in modo teorico, ma con l’azione diretta. Gli incontri, infatti, si svolgono al “Centro recupero tartarughe” del WWF, dove la professoressa Daniela Freggi, che ne è la responsabile, mette i nostri ragazzi “a lavoro” facendoli collaborare alla normale attività del Centro, mostrando loro un concreto esempio di impegno personale a vantaggio del bene comune. Attraverso la conoscenza diretta e ravvicinata delle tartarughe, della loro importanza nell’equilibrio biologico e naturale del nostro mare e quindi della necessità della loro cura e conservazione, i ragazzi sono guidati nella conoscenza della legislazione vigente in questa materia e di importanti concetti come quello dello sviluppo sostenibile.
La speranza di noi docenti coinvolti è quella di vedere maturare nel tempo il seme che abbiamo gettato e di aver in qualche modo contribuito alla formazione di cittadini… anzi, di uomini e donne consapevoli e responsabili dei propri diritti e dei propri doveri. Ma non è di secondaria importanza quello che abbiamo noi imparato fin qui dai nostri ragazzi: la loro naturale propensione al bene, il loro esprimere  concetti apparentemente così complessi e profondi con parole semplici ed esempi concreti, facendoci constatare una saggezza ed una intransigenza morale che, purtroppo, è difficile trovare in molti adulti.
(Elisabetta Cappello, Daniela Freggi, Anna Sardone - docenti della Scuola secondaria di I grado, Ist. Onn. L. Pirandello di Lampedusa e referenti del progetto “Crescere nella cultura della legalità”, a. s. 2011-12)