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Riscoprire la storia, capire il presente e progettare il futuro di Lampedusa   versione testuale
Articolo di Andrea Pavia – Sito web “Giovani Lampedusa”
(18 aprile 2012) - Riscoprire la storia del proprio paese è un’operazione importante, che aiuta a comprendere le proprie radici, ad identificarsi con il proprio passato, al fine di capire meglio il presente e progettare il futuro. Lampedusa è un'isola molto giovane. La storia “ufficiale” del paese inizia intorno ai primi del 1800, ma grazie ai considerevoli reperti archeologici rinvenuti nel corso degli anni, si è scoperto che, se pur saltuariamente, l'Isola è stata abitata già ai tempi dell'età neolitica. Le prime presenze, a partire dal Neolitico Medio, sono dimostrate, in particolare, dalle scoperte dell'archeologo inglese Thomas Ashby, che visitò l'Isola nel 1909, e pubblicò il suo rapporto nel 1912: nel documento parla dei resti delle costruzioni neolitiche, molte delle quali ancora in buono stato di conservazione, che definisce “capanne”. A questa prima fase di insediamenti certi, segue un lungo periodo di silenzio, interrotto con l’arrivo dei Greci, Romani, Fenici e Arabi. Lo si evince chiaramente in un passo del “Rapporto del viaggio scientifico eseguito nelle isole di Lampedusa, Linosa e Pantelleria ed in altri punti della Sicilia”, anno 1846, ad opera del professore Pietro Calcara: “Dessa (Lampedusa) fu abitata da greche, romane, puniche ed arabiche colonie: anfore lucerne sottocoppe di rame lagrimatori d'argilla e di vetro, cripte sepolcrali, grotte ridotte a commode abitazioni, cisterne, pozzi, avanzi di fabbriche con pareti formate di pietrucce di forma romboedrica impiallacciate a modo di musaico, ci offrono delle irrefregabili prove che Lampedusa venne abitata da quei popoli”.
A confermare tale presenza il ritrovamento di antiche monete, riconducibili oltre che ai già citati Fenici e Greci, ad altre potenze dell'epoca come Siracusa ed Agrigento. Si è inoltre scoperto che sull'Isola si coniava moneta, particolare che enfatizza ed accresce le supposizioni riguardo l'attenzione che Lampedusa ebbe nell'assetto geopolitico del tempo. Diventa così probabile ritenere che la terra lampedusana, per la sua posizione geografica, rappresentò base d'attracco per tutte le grandi flotte che attraversarono il Mediterraneo per ragioni belliche o commerciali e che avevano necessità di uno scalo strategico per fare rifornimento.
Sul fronte dello sviluppo economico, le grandi potenzialità si concentrano nell’ambito del settore turistico e dei servizi ad esso connessi. Dalla metà degli anni '80, l’anno zero per il turismo dell'Isola, ad oggi si è registrato un notevole incremento del numero dei visitatori. Ancora oggi, però, non si percepisce un’affermazione completa del settore turistico: ciò a causa della mancanza di una piena rivalutazione delle bellezze naturali e storiche del territorio e dell’eccessivo sfruttamento delle ricchezze marine. L’attività turistica è strettamente legata alla piena stagione estiva, in particolare nel mese di Agosto. La pesca è, invece, la seconda fonte di economia. Tale settore ha subito nel corso degli anni un calo drastico, sia per lo sviluppo del turismo, sia, paradossalmente, per ragioni legate alla sua posizione geografica che crea problema  all’esportazione del pescato fresco. Oltre che per quella professionale, Lampedusa, grazie alla grande ricchezza e varietà di specie ittiche, è meta di prim’ordine per la pesca amatoriale, che unisce perfettamente i due settori, pesca e turismo. Chi tocca per la prima volta le coste di Lampedusa, soprattutto se amante del mare e della natura, vive un’esplosione di emozioni unica nel suo genere, un sogno che diventa realtà. Terra d'Africa in un territorio italiano, vanta bellezze naturali che cambiano colori da zona a zona: si può trovare la spiaggia con fine sabbia bianchissima e mare azzurro cristallino, la scogliera che si specchia nel mare verde chiaro, le tantissime grotte immerse nell’acqua che sconfina tra il blu e l'azzurro. Molto affascinanti sono poi i percorsi naturalistici, come quello nel vallone di Cala Pulcino, dove si ha la possibilità di “perdersi” nella freschezza della primavera. Immancabile una tappa al Santuario della Madonna di Porto Salvo, ai fortini militari risalenti alla seconda guerra mondiale, alle antiche case, denominate “dammusi”, in cui si viveva un tempo (molto famosa è “Casa Teresa”). Non tutti sanno, infatti, che Lampedusa può vantare un esempio di architettura megalitica, studiata di recente dal dott. Diego Ratti. “Si tratta di un “piccolo tempio megalitico” che assomiglia per molti aspetti al primo, più antico e più piccolo tempio tra quelli del complesso megalitico di Mnajdra nonché a quello di Skorba, un piccolo tempio con pianta a forma di trifoglio” (per approfondire si veda il sito http://www.lopadusa.com). Alcune delle strutture megalitiche più interessanti di Lampedusa rimangono senza dubbio i resti di fossati circolari, i cosiddetti “cerchi di pietra”. È possibile ammirare i resti di queste grandi strutture concentriche in pietra nella zona chiamata Cimitero Vecchio e lungo la parte di costa, a ovest dell’Isola, chiamata Tabaccara. Purtroppo ancora sconosciute ai turisti che visitano Lampedusa, sono le catacombe romane che si estendono da Cala Palme fin sotto la chiesa di Lampedusa, attraversando tutto il paese. Un insieme di ricchezze che si combinano tra loro e che si deve fare il possibile per valorizzare, conservare e recuperare, combinando insieme le variabili cultura e ambiente; variabili indispensabili al fine di rendere il turismo un elemento di promozione e non di consumo della qualità ambientale e culturale del territorio. La rivalutazione delle diversità territoriali, in ogni settore, sta diventando un elemento strategico per competere su mercati sempre più globalizzati e standardizzati: un patrimonio naturale e culturale intatto e valorizzato, sarà una risorsa basilare per dare a Lampedusa uno sviluppo sostenibile.
(Andrea Pavia – Sito web “Giovani Lampedusa”)