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A Lampedusa riprendono gli sbarchi: no ad una nuova emergenza   versione testuale
Articolo di Damiano Sferlazzo (referente Caritas Lampedusa)
(22 marzo 2012) - Nuovamente, in questo mese di marzo, a poco più di un anno dall’inizio dell’emergenza immigrazione che ha portato migliaia di persone in fuga dai loro Paesi attraverso la nostra piccola Isola al centro del Canale di Sicilia, riecheggiano i comunicati e le notizie cariche di ansia e preoccupazione delle testate giornalistiche nazionali e locali.
La paura di un nuovo esodo dal Continente africano verso l’Europa ci accompagna in queste ore come non mai; ora che Lampedusa e i lampedusani si rendono conto che accogliere non è più così semplice e così scontato. Il Centro di accoglienza, che dovrebbe scongiurare l’emergenza, è stato dichiarato inagibile da settembre dello scorso anno, la macchina organizzativa sembra come inceppata e le decisioni da prendere per far fronte ad un’eventuale nuova emergenza non sembrano così chiare.
A Lampedusa si aspettano risposte che non sono ancora arrivate, malgrado sulla “nostra” Isola siano già transitate circa 400 persone in poco più di una settimana. Sullo sfondo, inoltre, c’è ancora lo spettro di una stagione turistica, quella passata, che ha decretato un aumento della povertà in quelle famiglie lampedusane che di turismo vivono e che con la povertà forse non avevano mai fatto i conti. Oggi è tempo di voltare pagina per molti compaesani, di puntare sulla ormai prossima stagione estiva, di raccogliere quelle prenotazioni turistiche che si “materializzano” proprio in questi giorni per “concretizzarsi” nei caldi mesi estivi. Non riusciremmo a sopportare l’ennesima campagna mediatica volta solo ad enfatizzare paure e a diffondere mezze verità che non hanno mai reso il giusto rispetto per chi sull’Isola di Lampedusa ci vive anno dopo anno, portando avanti con fatica una quotidianità che dovrebbe essere fatta di vita familiare, di scambi culturali e di possibilità reali di esercitare il nostro “essere italiani” ancor prima che isolani.
Quello che chiediamo è di poter essere messi in condizione di aiutare il fratello bisognoso: vogliamo essere porto sicuro, sia per i migranti in balia delle onde e della morte, che per noi stessi che ci onoriamo di festeggiare ogni anno la nostra santa patrona con l’appellativo di “Maria Santissima di Porto Salvo”. Auspichiamo dal profondo del nostro cuore che sia ridata dignità a tutti gli uomini, diritti a quanti sono in fuga dalle loro terre d’origine a causa dell’iniquità di un mondo sempre più globalizzato ma sempre meno umano; e gli stessi diritti per chi, come noi, è caparbiamente attaccato alle proprie origini e da queste vuole ripartire per gridare al mondo che con l’aiuto di tutti, un’accoglienza e uno sviluppo sostenibile sono ancora più che mai possibili.
(Damiano Sferlazzo - referente Caritas Lampedusa)