Sussidio Avvento-Natale 2014 - Giovani - 30 novemvre - I domenica 
30 novembre - I domenica   versione testuale
Guardare al futuro

L’uomo, specialmente quando è giovane, non riesce a frenare i propri pensieri, i propri sogni, le aspettative. È la fase in cui si prendono le decisioni, in cui si costruisce la vita. È il tempo in cui si ha il coraggio di osare per assicurarsi il domani. Questo dinamismo, oggi, non è più così scontato, non perché sia cambiato l’uomo in sé, ma perché è cambiato il contesto vitale, troppi ostacoli, troppe incertezze che non permettono di osare, di lanciarsi nel vuoto per conquistare il futuro. Si evita di sognare per non rimanere delusi, per paura di svegliarsi e capire che quel sogno sia irrealizzabile.
Nonostante la realtà possa sembrare così catastrofica è ancora possibile sognare e guardare al futuro. Chi è capace di guardarsi intorno, comprendere la realtà in cui vive e prendere in mano la propria vita riesce a vedere al di là del buio una luce, a volte lontana, ma raggiungibile. Chi vive una vita di fede sa che può riporre in Gesù la speranza. È proprio lui che ci permette di vedere oltre l’invisibile.

 
#maisenzafuturo
 
Amel ha 21 anni e viene dalla Somalia. “C’è la guerra lì, non si può studiare, ti picchiano, ti uccidono, non si può vivere”, racconta in un italiano stentato, Amel. Ma si capisce ciò che vuole dire, il suo volto porta i segni di quella paura. La stessa che le ha fatto decidere di partire.
“Per paura di perdere la vita sono arrivata qua”, dice. Un viaggio durato tre anni, dalla Somalia all’Etiopia, poi al Sudan, fino alla Libia. In Libia si imbarca per una delle ormai note traversate, con la speranza di toccare terra sana e salva. Più di 40 persone a bordo, stipate, senz’aria. Molti non ce l’hanno fatta, sono  morti prima di essere salvati dalla guardia costiera, a pochi passi dalla terra ferma. “Tante cose difficili” - ripete con un filo di voce Amel – “non voglio più ricordare”.
Quando è arrivata in Italia, era incinta di 5 mesi. Samira, sua figlia, è nata qui, a Trieste, quella terra di confine che molti migranti abitano per poco tempo, solo per andare oltre, verso altre mete.
Per Amel invece, Trieste è diventata una casa, la sua casa. Presso la casa di accoglienza “La Madre” vengono ospitate ragazze madri che non sanno dove andare, proprio come lei. Qui si crea un’unica grande famiglia fatta di mamme, figli e operatori.
“Loro mi hanno aiutata”, aggiunge, “non sapevo niente di come si cresce una figlia e mi hanno insegnato ad essere mamma. Quando penso a mia figlia, penso che deve vivere bene”.
Oggi Samira frequenta un asilo nido a Trieste. Il suo futuro è più sicuro. Amel può ricominciare a guardare avanti, a sognare, a progettare anche lei il suo futuro. Quel futuro che per lei non sarà mai dato per scontato, sarà una scoperta, una scommessa, una benedizione.
 
* Le storie raccontate in questa sezione sono riprese dalla campagna “Chiedilo a loro” dell’8xmille alla chiesa cattolica.