Sussidio Avvento-Natale 2014 - Giovani - 14 dicembre - III domenica 
14 dicembre - III domenica   versione testuale
Quale gioia testimoniare'

Chi ha fatto la scelta cristiana è chiamato a rendere ragione della speranza che è in lui, come leggiamo nel testo sacro. In altre parole è chiamato a dare testimonianza.  Una parola interessante a tratti scontata, a volte troppo usata, e di tanto in tanto scomoda. Scomoda perché mette in discussione la vita del credente. Scuote le coscienze addormentate di coloro che hanno fatto del nome cristiano un titolo e non uno stile di vita. È il banco di prova di chi si definisce una persona religiosa. Essere testimoni non è un obbligo, ma è un’esigenza, è la restituzione dell’amore ricevuto, è l’esperienza di una gioia incontenibile che permette ai miei sensi di aprirsi per esprimere la meraviglia di Dio. Consapevoli che nell’attuale contesto storico si comunica di più attraverso l’esempio che con le parole.
 

#insiemesipuo
 
Librino, periferia di Catania. Un quartiere progettato negli anni ’70 come città satellite modello e diventato invece un insieme di palazzoni di cemento, alcuni occupati abusivamente, un ambiente privo di identità dove il degrado e i vuoti istituzionali sono stati subito colmati dalla delinquenza.
Librino viene considerato da tanti un non luogo, senza servizi, senza punti di incontro. Tutto si sviluppa in verticale – come i grandi palazzoni – ma mai in orizzontale, nelle relazioni. Qui Giuliana ha creato un oasi nel cemento, un fiore nel deserto: il centro Talità Kum.
Già, perché a Librino non c’è solo spaccio, armi e mafia. C’è la vita di tantissimi bambini, tanti genitori, tante mamme che ogni giorno cercano di costruire vie diverse, vie di futuro, risposte di cambiamento contro il facile compromesso con la delinquenza.
 “All’inizio tutti ci dicevano che saremmo durati solo 20 giorni – racconta Giuliana. In effetti dopo 20 giorni qualche problema l’abbiamo avuto, sono venuti dei ragazzi e hanno spaccato tutto. Per loro era normale, qui si diventa pusher a 12 anni”. “Per un attimo abbiamo temuto di non farcela – continua Giuliana -, ma la forza per andare avanti è arrivata proprio dalle mamme del quartiere che ci hanno detto: ‘ forza, continuate, aprite di nuovo perché questi bambini hanno bisogno di voi’. Quindi, il centro è nato dal desiderio e dalla forza che hanno nel cuore queste mamme di offrire un cambiamento per questi ragazzi”. Ragazzi come Roberto, che per 18 anni ha vissuto in un ‘palazzo spazzatura’. Il grigio dei palazzoni di Librino lo porta ancora dentro di sé, così come la paura, la violenza. Ma oggi vede anche i colori del suo quartiere. Vede un’identità nuova, vede la possibilità di studiare e di farcela, grazie al sostegno scolastico operato da Giuliana e dagli altri volontari. Insieme. Perché insieme si è più forti. Insieme si può.