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Nota sul cattolicesimo degli italo-americani


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/02


DI CARMELO GAGLIARDI
L’influenza del cattolicesimo nella tradizione e nella cultura italo-americana, nel presente come nel passato, è stato l’argomento principale di un convegno di tre giorni tenuto tra il 4 e il 7 ottobre ed intitolato “Images and models of catholicism in italian american: academy and society”, sponsorizzata dal “Provost’s Office” dell’Adelphi University, dal Center for Catholic Studies, dal Center for Italian American Studies, dal Nassau community College, dal Center for Italian studies, dal Stony Brook University e dall’Order Sons of Italy. Vi hanno partecipato studiosi, esponenti illustri delle organizzazioni italoamericane e cattolici interessati ad analizzare il rapporto con la fede cattolica tra contesto storico e la realtà di oggi. Tema importante è stato il ruolo del cattolicesimo nel movimento degli italiani in America tra la fine del diciannovesimo e la prima metà del ventesimo secolo.Il direttore del centro studi cattolici del Nassau Community College, il dr. Joseph Varacalli, prof. di sociologia, ha dichiarato di aver organizzato questo incontro per parlare di cattolicesimo all’interno della comunità. La consapevolezza della propria storia è fondamentale per mantenere tradizioni e valori. Il presidente del “Italian culture society of Farmingdale” Tina Tonno, ha detto di aver voluto partecipare a questa conferenza per capire il proprio passato. Partecipando insieme agli altri, ha ammesso di aver sentito più forte la propria identità culturale in una società americana dove aumentano le diversità. Il primo intervento è stato del dr. Salvatore Primeggia, prof. di sociologia nella Adelphi University e curatore del libro “Saints in the lives of Italian-Americans”. Lo studioso ha esaminato i riti popolari religiosi, il culto dei santi, il folklore religioso italiano, i contadini ed il dialetto. Ha parlato dei motivi storici e sociali legati al culto religioso, e del perché della venerazione dei santi, con manifestazioni a volte anche pagane, fu praticata dai contadini del sud per essere poi trasportata in una nuova vita in America. Questa gente senza istruzione divideva la realtà, semplicemente, tra bene e male, e sentiva fortemente il culto della Madonna. I santi con le loro sofferenze erano i riveriti dai contadini secondo la dottrina formale della Chiesa… così come gli antichi vedevano nei dei pagani della mitologia greca e romana un aiuto per affrontare le avversità della natura, i contadini hanno trovato nei santi i protettori della loro vita e del loro lavoro. Avevano un sistema di fede in cui ogni santo aveva un potere speciale. Per esempio, Santa Lucia protettrice della vista, San Rocco protettore degli appestati.Le feste, il fasto ed anche le pratiche magiche affiancarono così la tradizione del culto dei santi. Primeggia ha raccontato come si potevano vedere spesso i fedeli senza scarpe e con i piedi sanguinanti camminare per chilometri con la statua del santo sulle spalle. Sottomissione ed adorazione al santo venivano offerte in cambio di risultati tangenti. Se il Santo non riusciva a proteggere i contadini dal male veniva punito. Sono state trovate delle statue di S. Lucia affondate nel golfo di Napoli. Il cornicello usato per proteggersi contro il malocchio, è nato da queste forme superstiziose. Primeggia ha spiegato che in una vita difficile e dura era più facile affrontare con la superstizione che con la constatazione di una effettiva debolezza. Il cattolicesimo ortodosso si opponeva a queste pratiche presenti soprattutto nel mezzogiorno. Ma una donna poteva dire il Rosario durante la Messa di mattina e nel pomeriggio cercare consigli dalla strega locale. Venivano praticati entrambe i riti, pagano ed ortodosso, per sentirsi doppiamente fortificati e protetti dal male. Una volta immigrati questi contadini conservano l’antico modo di vivere e vecchio sistema di valori, vivendo in enclavi etnici che replicano i villaggi lasciati nel sud Italia. Oggi, queste tradizioni si trovano nei quartieri italiani di New York, come ad esempio nella Little Italy di Mulbery Street di Manhattan.Il secondo oratore, il dr. John Rao, professore associato di sociologia ed antropologia della St. Johan’s University, è uno storico esperto del diciannovesimo e del ventunesimo secolo ed autore di “Removing the Blindfold, 19th Century Catholics and the Myth of modern freedom”. Rao ha parlato del cattolicesimo nelle tradizioni fasciste, liberale e radicale. Secondo lui, anche i cattivi rapporti tra Stato e Chiesa nei secoli 18esimo e 19esimo ed all’inizio del ventesimo, contribuirono all’aumento del fenomeno dell’emigrazione dal sud Italia.Il diciottesimo secolo rappresentò il trionfo dell’illuminismo ed il decadimento del cattolicesimo. La società stava crescendo tecnologicamente ed il cattolicesimo venne messo in discussione.Nel 1861, il nuovo Regno Unito d’Italia era anti-clericale ed anti-cattolico. Pian piano però durante il diciannovesimo secolo il cattolicesimo sperimentò una rinascita con la riscoperta dei movimenti e delle tradizioni, come ad esempio lo Scolasticismo e i pellegrinaggi. Gruppi diversi, ma spesso in crisi, come radicali, nazionalisti, pragmatici e liberali, videro nella rinascita del cattolicesimo un’opportunità. La Chiesa difendeva la proprietà privata ed i pragmatici videro nella Chiesa il loro alleato contro il Marxismo. I democratici trovarono, a loro volta, nel credo della Chiesa sulla libertà e l’eguaglianza, un alleato. Così il cattolicesimo riprese la propria forza e giocò un ruolo fondamentale anche nelle vie degli emigrati italiani.Il terzo intervento è stato di Sr. Luise Sullivan, presidente del Catholic Historical Association e del Cabrini College. Sr. Sullivan ha spiegato come durante la prima ondata migratoria italiana e irlandese, alla fine dell’ottocento, non c’era comunicazione tra le chiese americane e degli immigrati. Uno dei motivi del fatto che la maggior parte dei vescovi degli stati Uniti non erano di sostegno agli immigrati italiani era nella povertà delle loro parrocchie. Nel 1887 il vescovo Giovanni Battista Scalabrini, formò un gruppo di missionari che partirono per il Nord ed il Sud America. Lo scopo della nuova congregazione fu di preservare la fede Cattolica e tenere vivo il legame con il paese d’origine, oltre a dare una guida morale e sociale.Un’altra portavoce importante delle problematiche degli immigrati italiani fu Madre Francesca Cabrini, conosciuta come la “Madre degli immigrati”. Fu il primo cittadino americano ad essere canonizzato nel 1946. Fece costruire 67 scuole, ospedali ed orfanotrofi. Il lavoro di Scalabrini e Cabrini ha fornito una rete di supporto per le future generazioni. E oggi Sr. Sullivan continua questa missione.Ho chiesto a Sr. Sullivan cosa consiglia ai cattolici in difficoltà in questo momento, soprattutto per l’immagine della loro fede cattolica macchiata dai media dopo gli scandali e l’incriminazione per pedofilia di alcuni preti. Ha risposto che i cattolici devono abbracciare la loro comunità, le celebrazioni liturgiche ed essere ottimisti. Ha aggiunto poi: “In fondo si tratta di episodi enfatizzati, lungamente riscattati dalla fedeltà e dal servizio generoso di tanti sacerdoti e religiosi”.