» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
In cammino verso il Convegno Nazionale sulle migrazioni


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/02


di Luigi Petris
Ci sono motivi per affermare che col Convegno sulle Migrazioni del febbraio 2003 la Chiesa in Italia stia per segnare un grande passo in avanti, quasi un punto di arrivo del suo interesse e del suo impegno concreto verso gli immigrati. Un interesse ed un impegno che essa ha sempre dimostrato, sul piano socio-caritativo, fin dal primo manifestarsi dell’immigrazione.Uno sguardo al passatoLa Chiesa in Italia, tramite l’UCEI (Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana), nel 1978 aveva scelto come tema della Giornata Nazionale delle Migrazioni un eloquente interrogativo: “Stranieri o fratelli?”. Nell’editoriale di “Servizio Migranti” (nr. 9/78) dedicato alla Giornata si leggeva: «Non è una novità per “Servizio Migranti” interessarsi di “stranieri in Italia”. Rientra, infatti, nei compiti dell’UCEI, oltre alle migrazioni esterne ed interne, anche la cura degli stranieri nel nostro Paese». La stessa rivista dell’UCEI già nel 1971 dedicava a questo fenomeno incipiente quasi un intero numero (nr. 4, di aprile) chiedendosi: «E se l’Italia fosse un Paese di immigrazione?». Cinque anni dopo, nel 1976, l’intero nr. 5 (maggio) trattava dello stesso fenomeno, divenuto ormai problema per i più attenti ed invitava quanti si interessavano di immigrazione alla “coerenza e credibilità”.Fu comunque la Giornata Nazionale delle Migrazioni del 1978 ad aprire gli occhi a molti, a rivelare la novità che gli stranieri in Italia non erano soltanto le classiche comunità di tedeschi, francesi, inglesi, americani, tutti autosufficienti ed integrati nelle grandi città. Allora stava arrivando «povera gente che si muoveva per necessità economica e/o politica. E non sono pochi: la stima è di mezzo milione» (SM 9/78). Giustamente l’allora Direttore dell’UCEI, mons. Gaetano Bonicelli, affermava che come Chiesa non ci si doveva ritenere soddisfatti per il fatto che non risultavano fatti gravi di xenofobia e di rifiuto nei confronti di questi “nuovi stranieri”. Egli riteneva dover combattere l’indifferenza quasi totale anche delle istituzioni e già allora chiedeva una legge che regolarizzasse l’arrivo di questi nuovi poveri. Veniva inoltre già in quegli anni sottolineato l’aspetto ecumenico e la prospettiva dell’annuncio: esigenze vitali per la Chiesa ancora una volta sollecitate da chi viene da lontano.Sono trascorsi quasi trenta anni da allora e gli arrivi alla spicciolata sono diventati flussi consistenti che - senza cadere nelle fantasticherie di chi parla di invasioni - giustamente ora preoccupano ed impegnano anche la Chiesa in Italia.Tre documenti significativiLa Chiesa è nata e vive essenzialmente per testimoniare ed annunciare la fede nel Signore Gesù. La Chiesa in Italia ha guardato alle migrazioni in riferimento a questo suo compito primario. Questo cammino è scandito da tre importanti documenti che in fondo rappresentano in primo luogo una risposta puntuale alle esigenze emergenti nei diversi contesti storici. Nello stesso tempo essi sono anche un segno di come la Chiesa “fatta di uomini” abbia bisogno di tempo per crescere in profondità e mantenere sempre viva l’attenzione a quello che è il suo primo compito come Chiesa di Cristo: l’evangelizzazione. Ecco la sequenza di questo cammino. è il cammino che ogni comunità credente ed ogni singolo cristiano dovrebbe compiere.1° - “Ero forestiero e mi avete accolto”, col sottotitolo “I nuovi poveri e il nostro impegno”. Siamo nel 1982, quando la presenza dei primi gruppi di immigrati dal terzo mondo iniziava a colpire per la diversità di colore e di lingua che essi avevano. Ancora nessuno si interessava di loro se non per qualche fatto di curiosità o di cronaca nera. Non fa meraviglia che essi, privi di ogni diritto, tutelati da nessuna legge, quasi per definizione irregolari e clandestini, venissero visti sotto il prevalente profilo della povertà. Il documento, di grande afflato evangelico, non ha una parola esplicita sulla evangelizzazione di questi nuovi arrivati: in quel momento l’evangelizzazione passava necessariamente attraverso la testimonianza della carità, una carità intesa soprattutto come risposta all’urgenza e all’emergenza della situazione, con interventi di pronto soccorso ossia da “buon samaritano”, operati da tante realtà ecclesiali, in particolare dalla Caritas. Su questa linea si è proseguito per diversi anni, dando per scontato, ed a ragione, che con quel servizio socio-caritativo, svolto anche a titolo di supplenza per il vuoto lasciato dalle pubbliche istituzioni e dalla società civile, la Chiesa rispondeva alla sua missione, faceva vera opera pastorale che aveva al suo interno una forte carica evangelizzatrice, anche se raramente si traduceva in annuncio esplicito del Vangelo.2° - Passano gli anni, l’onda immigratoria cresce, comincia a diventare fenomeno di massa, viene emanata una prima legge nel 1986, anticipo di una più completa, la “Legge Martelli” del 1990. Si comincia a guardare all’immigrazione come a fenomeno non più congiunturale e di emergenza, ma ormai stabile e irreversibile, con cui la società italiana dovrà sin d’ora in poi fare i conti; un fenomeno ricco anche di latenti risorse da valorizzare a beneficio di tutti. Il secondo documento della Chiesa italiana esce proprio in quei primi mesi del 1990 e riflette già nel titolo questo nuovo clima: “Uomini di culture diverse: dal conflitto alla solidarietà”. Più che di interventi caritativi qui si parla di pluralismo etnico e religioso, di educazione interculturale. Interlocutore non è il “nuovo povero” al quale distribuire aiuti, ma il “nuovo cittadino” col quale camminare assieme, discutendo con lui di lavoro, di famiglia, di scuola; il tutto con specifica sensibilità cristiana, su tutto riflettendo alla luce dei principi evangelici, senza tuttavia che il Vangelo, anche in questa fase, diventi proposta esplicita. Sembra quasi si ignori che anche nell’uomo migrante può esserci, almeno allo stato implicito e interpretativo, una domanda religiosa che attende risposta.3° - Solo nel 1993 a cura della Commissione Ecclesiale per le Migrazioni della CEI viene pubblicata la Nota pastorale “Ero forestiero e mi avete ospitato - Orientamenti pastorali per l’immigrazione” dove, pur riprendendo le principali tematiche dei documenti precedenti, si punta l’attenzione sugli aspetti strettamente pastorali dell’immigrazione. Veramente già da qualche anno in alcune città ci si era mossi, per lo più per spontanea iniziativa di qualche volenteroso, italiano o straniero, perché questa porzione del gregge, già tanto provata, non andasse del tutto allo sbando. Cominciarono così a sorgere, senza formale istituzione da parte dell’autorità ecclesiastica, le prime comunità pastorali per immigrati.Pre-convegni preparatoriNei mesi di ottobre/novembre sono stati tenuti in tutte le regioni ecclesiastiche degli incontri preparatori al Convegno Nazionale di Castelgandolfo (25-28 febbraio 2003). Si è tratto di un cammino di informazione e di formazione.Ogni coordinatore regionale ha avuto modo di attivare non solo i rappresentanti della Migrantes, ma anche quelli degli Uffici responsabili della Catechesi e della Cooperazione missionaria tra le Chiese delle varie diocesi, senza escludere alti settori pastorali (Caritas in primo luogo, ma anche Ufficio del lavoro, ecc.).
Convegni regionali di preparazione al Convegno Nazionale sulle MigrazioniCastelgandolfo, 25-28 febbraio 2003REGIONE COORDINATORE REGIONALE DATA - LUOGOCampania Calvano mons. Alfonso 5 nov. ‘02 - CapuaTriveneto Tonin mons. Valentino 9 nov. ‘02 - VeneziaCalabria Tuoto mons. Giacomo 13 nov. ‘02 - Lamezia TermeSardegna Zara don Giampiero 13. nov. 02 - OristanoUmbria Filippucci mons. Luigi 25 nov. 02 - SpoletoPuglia De Candia don Giuseppe 26 nov. ‘02 - MolfettaLazio Sigurani mons. Pietro 26 nov. ‘02 - RomaToscana Uccelli p. Carlo 28 nov. ‘02 - PisaEmilia-Romagna Aldigeri don Sergio 28 nov. ‘02 - PiacenzaSicilia Bonasera don Filippo 29-30 nov. ‘02 - PalermoLombardia Cesena don Gianni 29 nov. ‘02 - BergamoLiguria Barbacini don Giorgio 29 nov. ‘02 - SavonaMarche Borin p. Gianni 3 dic. ‘02 - PiacenzaBasilicata Palumbo don Michele 12 dic. ‘02 - PotenzaPiemonte Olivero don Fredo Convegni diocesaniAbruzzo-Molise Masciulli don Giovanni 13 gen. ‘03 – Pescara
In fondo è stata offerta l’opportunità di prendere una maggiore coscienza che l’evangelizzazione non è un optional ma un compito costitutivo per la Chiesa e questo vale anche nei confronti degli immigrati che oggi bussano alle nostre porte. Anzi, in una visione di fede le migrazioni, come nel passato, costituiscono anche oggi una grande occasione di evangelizzazione. Su questo punto ci sono vari passi espliciti negli “Orientamenti pastorali (della CEI) per il primo decennio del 2000”. Significativo è soprattutto il nr. 58 di detto documento ove viene rivolto un forte invito ad essere attenti e sensibili a cogliere il momento più opportuno per l’annuncio diretto ai non cristiani.Del resto il magistero della Chiesa è ricco al riguardo, basterebbe pensare all’enciclica Redemptoris Missio. Qui vogliamo ricordare il monito del Papa rivolto ai partecipanti al IV Congresso Mondiale per la pastorale dei migranti (5-10 ottobre 1998): «La testimonianza della carità va completata, illuminata e giustificata con la presentazione esplicita del messaggio evangelico… la Chiesa ha sempre grande rispetto e stima delle religioni non cristiane… ma né il rispetto né la stima possono costituire un motivo per tacere l’annuncio di Cristo ai non cristiani, i quali hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo».Il Convegno sulle migrazioni di Castelgandolfo dovrà fare prendere coscienza alle Chiese locali ed ai singoli cristiani che il “guai a me se non evangelizzo” di Paolo non può essere demandato ai missionari ad gentes. Oggi la missione viene a noi, ogni cristiano deve essere missionario con la sua vita, con le opere e con l’annuncio, nella sua parrocchia e nella sua Chiesa locale.