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Verifica su natura e servizio della stampa Migrantes


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/02


di Silvano Ridolfi
Il precedente Seminario interno del 18 settembre 2000 su questo argomento aveva riguardato prevalentemente natura e finalità della stampa “Migrantes” in ragione dei suoi contenuti specifici e qualificanti (carattere pastorale, valore della mobilità umana, alcune priorità,...) ed era terminato con l’auspicio che confronti di questo tipo avessero luogo periodicamente (cfr. SM nr. 1/2001 pagg. 69-72).Ciò che si è verificato con l’incontro dell’11 aprile 2002 nel dialogo con il direttore responsabile dell’Ufficio CEI per le comunicazioni sociali, e con alcuni giornalisti di area cattolica, Salvatore Mazza (Avvenire), Alberto Bobbio (Famiglia Cristiana) e p. Giulio Albanese (Agenzia Misna).E stato un dialogo a due tempi: il primo dedicato alla riflessione interna su chiarificazione ulteriore dei destinatari e della finalità della stampa Migrantes (con introduzione del direttore responsabile mons. Silvano Ridolfi) ed un secondo alla illustrazione di una problematica sempre attuale e a noi (ma non a tutti!) ben conosciuta “Presenza zingara sul territorio: quale convivenza?” (Ufficio competente della Migrantes).Chiarezza di intentiQuesta stampa specializzata sull’approccio della realtà attuale e in prospettiva della mobilità umana come la stampa Migrantes - ha detto mons. Ridolfi - si rivolge a quanti sono coinvolti, in qualsiasi modo e con specifiche responsabilità, nella problematica della mobilità umana ed al radicamento del messaggio cristiano di giustizia, pace e fraternità in questo contesto. è facile comprendere che si tratta di un insieme di destinatari molto ampio e non sempre omogeneo (dai vescovi alle associazioni, dai missionari alle strutture della Chiesa locale, dagli uffici ed enti laici nazionali e locali ai giornalisti, ecc.). E la finalità sostanziale dell’annuncio del Vangelo e dell’accompagnamento nel cammino di fede dei fratelli e delle sorelle coinvolte nella mobilità umana pone il problema dei temi da privilegiare, delle analisi ineludibili, del linguaggio, del rapporto centro/periferia, e simili.Il necessario intervento articolato di mons. Giuliodori ha illustrato la cornice e gli strumenti in cui si muove qualsiasi stampa cattolica, anche quella settoriale, a partire dagli “Orientamenti pastorali” della Chiesa italiana nell’attuale decennio (n. 39, che riecheggia la Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II). La comunicazione sociale è una fondamentale dimensione della vita moderna, è “un bene di tutta l’umanità” e quindi patrimonio da tutelare (anche se nei fatti è spesso un monopolio di gruppi ristretti), è di sua natura un fattore del cambiamento e nella realtà ecclesiale è una dimensione imprescindibile dell’evangelizzazione. Anche le migrazioni ne sono interessate.Il problema della autorevolezza ecclesiale della stampa Migrantes - ha chiarito - si pone più che altro nella attenzione a quanto la Chiesa italiana sta portando avanti e nella prudenza, che significa visione globale, a prendere posizione su questa materia mutevole e poliforme.Strumenti adattiLa disamina, che ne è conseguita, sugli strumenti attualmente in uso per la comunicazione sociale da parte della Migrantes, è risultata ricca e propositiva.Servizio Migranti ed i Quaderni sono stati giudicati una piattaforma abbondante ed efficace per la formazione e la conoscenza approfondita dei fenomeni, ma resta aperto il problema della loro più larga fruibilità (con il servizio internet? Giuliodori).Per Bobbio - che ha invitato a non desistere dalla riflessione e proposta per evitare l’apppiattimento sulla informazione veloce - sarebbe opportuno avere “un portale cattolico della stampa” contro l’attuale frantumazione informativa ed in ogni caso occorre riordinare e selezionare le informazioni ed evitare ripetitività o doppioni a conferma invece della specificità.La stampa Migrantes, secondo Mazza, può inserirsi con efficacia nel processo informativo solo con argomenti validi trattati seriamente. Il linguaggio va chiarito all’interno di un progetto editoriale definendo - fin dove possibile - gli interlocutori o destinatari. Un aspetto, quest’ultimo, molto importante per Albanese (è stampa ad intra, cioè il mondo ecclesiale; o ad extra, la società civile?), che ritiene doversi inoltre ricercare sinergie con il vasto mondo della stampa cattolica, primariamente con il SIR (Servizio Informazione Religiosa), per rilanciare l’immediatezza.Innovazioni necessrieMigranti-press è ritenuto da Giuliodori la punta di diamante della stampa Migrantes per la sua periodicità, il livello internazionale e lo stile. Ritorna però anche in questo caso il problema della sua più larga fruibilità e del linguaggio nonché di una certa ambiguità nella linea editoriale, se sia tutela sindacale o servizio pastorale.Mazza non nasconde che molti anni fa Migranti-press era la fonte quasi unica per molte informazioni. Ma nel frattempo l’aumentato numero di fonti informative richiede maggiore selettività.In conclusione è venuto un incoraggiamento a proseguire, ma anche un invito a qualificarsi meglio ed a portarsi al largo delle nuove tecnologie, internet e mailing- list.Campi-sosta per i nomadiSu Rom e Sinti ha parlato la dott.ssa Pinuccia Scaramuzzetti, membro dell’UNPReS (Ufficio Nazionale per la Pastorale dei Rom e dei Sinti), da tanti anni in quotidiana convivenza con gli zingari, illustrando il problema dei campi-sosta, così fondamentali da essere riferimento per molti altri aspetti della loro vita.Nomadismo e sedentarizzazione si sono spesso alternati nel tempo: una volta c’erano i liberi mercati e/o macelli, poi la fine di spazi liberi ha comportato i permessi di sosta (distinti tra Rom e Sinti), fino alla prima regolarizzazione regionale (Regione Veneto, 1980). I grandi campi (come a Torino) sono risultati difficili da gestire ed ora si preferiscono i piccoli campi a livello familiare.Ma a monte restano i persistenti stereotipi che sfasano valutazione e rapporti e c’è un difetto fondamentale, quello di essere - questi interventi e proposte - opera di “gagi” (non zingari) diretta agli zingari (e non qualcosa di loro stessi) e che alla fine torna più a vantaggio economico degli stessi “gagi”.L’UNPReS ha affermato, data l’occasione, di avere un rapporto molto negativo con la stampa in quanto la ritiene responsabile degli stereotipi imperanti e di una strumentalizzazione degli zingari a interessi vari ed a loro estranei (cooperative, politici, ecc.) invece di mettere al centro gli stessi zingari.Mazza fa presente che quando si tratta di questi argomenti non si può fare a meno di trattare anche dei protagonisti. E Giuliodori nota molta forza a condannare i pregiudizi, ma poca strategia per una proposta positiva.Se una conclusione generale e condivisa può essere tratta, questa sta nella affermazione che la Chiesa deve e può intervenire per rompere chiusure e favorire lo scambio di valori.