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Da "La Squilla" al Corriere d'Italia
Gli inizi delle Missioni cattoliche

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/02


di Vincenzo Mecheroni
Don Aldo Casadei arriva in Germania nel marzo 1950. Viene con un “Rescritto” della Sacra Congregazione concistoriale. In Berlino era attivo l’ultimo dei sacerdoti venuti durante la guerra: era il generoso don Luigi Fraccari, che presto si unirà al gruppo rinnovato e in via di formazione dei cappellani degli italiani in Germania.Don Aldo proveniva dalla Cecoslovacchia, dove quel governo comunista non sopportava la presenza di un prete italiano e lo aveva prima inquisito e poi espulso. Don Vincenzo Mecheroni entra in Germania dall’Olanda, dove Roma lo aveva inviato per l’assistenza ai minatori italiani. Infatti nel novembre 1950 la Sacra Congregazione gli aveva dato l’incarico di iniziare a prendersi cura degli italiani del Limburgo olandese ed anche degli emigrati “delle diocesi della Ruhr in Germania”.Il primo incontro tra i due sacerdoti avviene il 20 dicembre 1950 in Colonia alla presenza del Vicario Generale, il prelato David. Tra i due sacerdoti inizia una intesa fraterna ed amichevole che, seppure i due avessero caratteri diversi (riflessivo don Aldo, impulsivo don Vincenzo), dura tutt’ora. La Germania in quegli anni era un ammasso di rovine (Trümmersland), oggi inimmaginabile.Fu già in quel primo incontro che nacque l’idea di “un foglio di carta stampata”, che tentasse di riunire gli emigrati italiani, che nel 1950 si pensava fossero un 40/45 mila in terra tedesca.Quel foglio fu “La Squilla”, foglio già circolante in Olanda, ed il primo numero uscì già nel gennaio 1951. Lo stampava su rotativa piana la tipografia “Pio Rumor” in Vicenza. Aveva quattro paginette. Usciva una volta al mese e veniva inviato per posta oppure dato a mano nelle visite del missionario alle famiglie, ai singoli, ed ai primi gruppi di lavoratori italiani. Le parrocchie tedesche e gli stessi Comuni (Standerämter) erano ben disposti, conoscendo questi sacerdoti e il loro impegno, a dare gli indirizzi dei nostri connazionali.Finalità e motivazioni del periodico erano ben chiare: tramite il giornale stabilire un contatto tra gli italiani; dare brevi ma molte notizie dell’Italia; portare un pensiero religioso e, spesso, un invito per partecipare alla celebrazione della Messa, alla quale seguiva sempre uno stare insieme.Le spese di stampa erano e restarono per diversi anni a carico dei singoli missionari e delle allora povere Missioni. Il primo modesto contributo giunse dall’Ambasciata italiana in Bonn a fine 1952.Quel foglio era molto apprezzato dai connazionali dispersi, rimasti in Germania al finire della guerra.In quegli anni (1950-1952) permessi ufficiali di ingresso in Germania praticamente non ne venivano dati agli italiani. Il controllo dei confini era nelle mani degli “alleati”, cioè dei vincenti la guerra. Riuscivano ad entrare alcuni napoletani ed altri pochi che avevano in Germania familiari dall’anteguerra.Del prete italiano tutti avevano fiducia. Quel piccolo giornale era gradito e ricercato non solo a quei connazionali “restati fedeli fino all’ultimo alla Parola data” (repubblichini, badogliani, allogeni, sudtirolesi…) e temevano il ritorno in Italia.Quel foglio era come una amichevole mano tesa a loro dalla patria. Già! In quegli anni all’estero si credeva ancora nella Patria.Intanto la “piccola Squilla” aumentava le sue copie, migliorava i contenuti ed il suo volto tipografico. Allora in Germania non arrivavano giornali dall’Italia. La Germania sconfitta era stata affidata alla amministrazione politica e civile degli Alleati vincitori: la zona americana, inglese, francese e russa, ognuna con confini precisi e diritti autonomi. Ma americani, inglesi e francesi ben presto si sono uniti insieme, lasciando libero movimento all’interno delle tre zone. La zona russa rimase invece rigidamente chiusa e impenetrabile se non con difficili e controllati permessi. Anzi, nasce anche il muro di Berlino (13.8.1961). Molti vecchi immigrati riescono a scappare dalle zone funeste del comunismo. Ad ovest nasce la Bundesrepublik, la democrazia; il Piano Marschal aiuta la ricostruzione affrettata delle città e risorgono le grandi industrie che ben presto lavorano a pieno ritmo. Finché, esaurito il personale tedesco, si cercano operai all’estero. Gli italiani sono i preferiti.La Santa Sede invia missionari con finalità religiose, assistenziali e sociali verso i fratelli immigrati. A don Casadei (Francoforte), a don Mecheroni (Colonia) si uniscono don Fraccari (Berlino), don Prioni (Amburgo), don Borgialli (Monaco), don Micheloni (Saarbrücken), don Mutti (Stoccarda). Tutti adottano e fanno uso de “La Squilla” per portare la loro voce a conoscenza degli immigrati delle loro zone.Il 1959 è una data significativa per il “giornalino”. La redazione e le responsabilità passano nelle mani di un nuovo, giovane prete: don Silvano Ridolfi, già succeduto in Francoforte a don Casadei, trasferito a Colonia (1955). Ha intelligenza, ha una penna sciolta, ha tenacia, è attivo e sa quel che scrive. Sa trovarsi collaboratori laici, sa migliorare i contenuti ed amplia la diffusione. Nel 1963, quando ormai la divenuta Bundesrepublik ospita e da lavoro a ca. 400.000 connazionali, don Silvano cambia titolo de “La Squilla” in “Corriere di Italia” con il sottotitolo “Giornale per gli italiani di Germania e Scandinavia”. L’edizione è settimanale. I contenuti si impegnano ad interpretare le realtà politiche, sociali, economiche, religiose… che ormai si vivono in Germania.A tutt’oggi, senza interruzioni, “Il Corriere d’Italia” sopravvive ed è ben vegeto. Nel gennaio 2001 ha festeggiato il suo cinquantesimo di vita a servizio dei connazionali all’estero.La sua direzione e redazione rimangono in Frankfurt/Main (ora Speyerer Strasse, 2).