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"E lo spettacolo continua..."


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/02


di Luciano Cantini
“E lo spettacolo continua!…” è il motto che affiora sulle labbra di ogni circense e lunaparchista nei momenti meno belli della giornata e della vita: espressione che equivale alla più usata da tutti noi stanziali: “la speranza è l’ultima a morire!…”, “finché c’è vita, c’è speranza!…” oppure “domani è un altro giorno…!”.L’uomo ha bisogno di sperare. La speranza mette l’uomo nella condizione di vivere: per un amore, per una fede, per un ideale, per la realizzazione dei propri sogni, per qualcosa che migliori la sua condizione e per questo si affanna, lotta, indaga, ricerca, fa le guerre, mette al mondo figli; la sua vita non ha senso se non si dà da fare in qualunque campo; la sua vita ha valore solo se la sera, andando a dormire, sente di non aver sprecato la giornata che gli è stata data, ma si è costruito con fatica la speranza nel domani.Guardando al mondo del circo e del luna park vi troviamo una serie di assurdi che ci danno la misura della speranza che anima la “Gente del viaggio”.Ogni elemento di vita della Gente del viaggio è fondato sulla provvisorietà e precarietà: la vita familiare si svolge in ambienti adatti alla mobilità, oggi tecnicamente avanzati e con ogni comfort, ma sempre precari; il luogo del lavoro, sia le strutture dei luna park che quelle del circo, ogni volta devono essere montate e smontate, si devono adattare a terreni e situazioni diverse, affrontare il clima e le intemperie, soggette ad un logoramento assai veloce.Il rapporto con la società e con le autorità che concedono il permesso a lavorare è un elemento di grande precarietà (ed ansietà per gli operatori) perché quello che andava bene per una Amministrazione comunale non va bene per l’altra: qui la richiesta di plateatico è arrivata troppo presto, là è arrivata troppo tardi, qui si accetta un solo circo all’anno, là agiscono due in contemporanea, qui non si accettano le locandine pubblicitarie, là non si vogliono i cartelloni ma solo locandine, e così via…Le Commissioni addette alla sicurezza e all’agibilità delle attrezzature montate hanno esigenze diverse da un capo all’altro d’Italia ed ogni volta è un problema.Anche la tipologia del lavoro si fonda su un elemento estremamente effimero come la fantasia, il gioco, il divertimento, la festa che deve celebrare ogni volta l’incontro con gli umori e la situazione delle popolazioni delle città e dei paesi ospiti. Ogni “piazza” è un’avventura, e per quanto si possa aver ben preparato il rischio di fare “bianca” è sempre in agguato.Di fronte ad un ventaglio così grande di variabili c’è da domandarsi il perché di tanta caparbietà nel portare avanti questi “mestieri”.Credo che si possa affermare con buona certezza che a sostenere la Gente del Viaggio nella sua attività sia proprio la Speranza, anche se questo non è dimostrabile.La speranza è come quel tesoro nascosto che l’uomo custodisce gelosamente e che utilizza quando diventa utile a se stesso e agli altri. Chi ha nel proprio cuore questa virtù è un uomo assai fortunato che, attraverso anche momenti di profondo sconforto e di sfiducia non perderà mai di vista la strada da percorrere, né la fiducia in se stesso e nelle sue capacità.Ma la speranza è anche necessaria all’uomo per lottare contro il nemico più assurdo e imbattibile da sempre: la morte!Questa che San Francesco chiamava sorella nostra morte corporale ha sempre adombrato i sogni dell’uomo; il suo sforzo di creare qualcosa, di trovare nuovi orizzonti, di darsi una discendenza sono da sempre dettati anche dalla necessità di sconfiggere l’idea mostruosa da cui non è mai riuscito a sfuggire.La morte è il confine tra i nostri sogni e la realtà: eppure non c’è niente di più reale e di umano della morte! La morte ci ricorda che non siamo infiniti ma che siamo destinati alla corruzione, a sparire da questa terra, ad essere dimenticati da tutto e da tutti.La sfida è il sopravvivere.E interessante osservare come, sia nei luna park che nel Circo, si celebri questa sfida alla morte: l’uomo prova l’ebbrezza del “limite”, o sberleffa la morte nel grottesco clownesco.Certe attrazioni del lunapark hanno proprio la caratteristica di far sperimentare, in tutta sicurezza, ciò che pochi provano, nel rischio, sfidando la velocità, la forza di gravità; altre ci permettono di sfidare l’incognito e la paura che della morte sono la maschera.Nell’attività circense, negli esercizi di acrobatica è nascosta questa sfida con l’impossibile ed una scommessa con la morte sempre rimandata.Così i numeri con gli animali sono paradigmatici della ricerca di una armonia con gli elementi della natura che la morte sembra aver spazzato via. Le forze che sembrano essere contrarie all’uomo ne diventano amiche, i nemici diventano amici in una sorta di celebrazione festosa e di scarico adrenalinico che riconciliano l’uomo con se stesso e con il mondo circostante.Il sogno diventa realtà palpabile e tangibile.In conclusione, la seconda virtù teologale, così misconosciuta e incompresa, è l’elemento essenziale della vita, anche solo dal punto di vista umano, della Gente del Circo e del Luna Park, anche senza volerne analizzare l’essenza teologica. Basta guardarsi intorno, nel quotidiano, per renderci conto di quanto sia vitale la speranza, di quanto sia indispensabile per una vita vissuta veramente.Ed è proprio il loro vagabondare, il viaggio, lo spostarsi continuamente di città in città, di villaggio in villaggio, di piazza in piazza, per offrire a piccoli e grandi il loro spettacolo, ad alimentare la speranza che favorisce la crescita in loro delle altre virtù teologali: la Fede e la Carità.Infatti l’atteggiamento di attesa, l’attenzione verso i fatti, la meditazione interiore li pone nella condizione di capire meglio quale sarebbe stato il loro ruolo in tutta la loro storia: questo è stato l’atteggiamento tipico dei Patriarchi, dei Giudici, di Mosè, dei Profeti, di tutti i Giusti fino a Giuseppe e Maria.Il giusto, nella scrittura, è colui che partecipa al progetto di Dio; il giusto è colui che sapendo la sua indegnità dice “amen” ad una storia più grande di lui, anche se non la capisce; il giusto è colui che al mattino inizia la sua giornata con uno spirito lieto, sapendo che oggi non è ieri e che domani non sarà oggi, ma che tutt’e tre sono parte dell’eternità di Dio.La speranza non è un’illusione, ma una certezza che ha come fondamento Dio stesso. Non è uno “Speriamo che...”, frase quasi sempre intesa in senso negativo, ma l’Insh Allah degli Arabi: se Dio vuole.La speranza è la condizione delle Beatitudini: una condizione presente e non futura, un essere felici adesso e non nel futuro, anche se è nel futuro che affondano le radici delle Beatitudini.In modo, un po’ inconsapevole, per “dono” totalmente gratuito del Padre, i nostri amici del Circo e del Luna Park sono testimoni di tutto questo, basta gironzolare per le carovane per rendersene conto.