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Scambi ecclesiali tra le chiese del Maghreb e quelle dell'Europa del sud


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/02


di Henri Teissier
Il 29 e 30 aprile 2002, 25 rappresentanti delle Chiese del Maghreb e dell’Europa mediterranea si sono ritrovati a Parigi per la cosiddetta “Commissione mista Europa-Maghreb”. Di detto incontro abbiamo già fatto un resoconto nel nr. 3/02 di Servizio Migranti; qui ora riportiamo il documento emesso alla fine dei lavori come redatto da Mons. Henri Teissier, vescovo di Algeri.
I partecipanti hanno fatto anzitutto un bilancio degli scambi che già esistono fra le Chiese delle due sponde del Mediterraneo: Algeria, Tunisia, Marocco per il Sud; Italia, Francia, Spagna e Portogallo per il Nord.Gli scambi sono intercorsi sui seguenti diversi piani:- L’accoglienza nel Maghreb di nuovi volontari provenienti dalle Chiese del Nord. è vero che oggi altri volontari giungono ormai dall’Africa subsahariana, dall’America Latina ed anche dall’Asia. Tuttavia l’Europa del Sud rimane la regione del mondo più vicina geograficamente e psicologicamente per l’invio di un più largo numero di volontari. Diverse proposte sono state avanzate per rinnovare l’apporto dei volontari per il Maghreb. In particolare si è suggerito d’offrire la possibilità a laici, seminaristi, diaconi permanenti di fare un soggiorno preliminare di sondaggio per facilitare eventuali vocazioni.- Un altro settore importante di scambi è quello che si stabilisce attraverso le relazioni fra associazioni nel quadro di sessioni di formazione in comune, di microprogetti per lo sviluppo, di campi lavoro per giovani, di visite. Si è auspicata una migliore informazione perché le Chiese del Maghreb siano parte attiva, quando possibile, nell’accoglienza e negli scambi concordati. Certe organizzazioni cristiane del Nord vengono nella nostra regione senza prendere contatto con le comunità cristiane locali. - Lungo tempo fu pure dedicato alla riflessione sui migranti e sulle migrazioni. Ormai non c’è più soltanto il problema delle migrazioni maghrebine verso l’Europa, ma pure delle migrazioni subsahariane verso il Maghreb, spesso con l’obiettivo di passare per il Maghreb nella rotta verso l’Europa. Il progetto elaborato nell’incontro di ottobre scorso Maghreb-Africa subsahariana di Rabat, è così formulato: trovare i mezzi per impegnare i paesi d’Europa in uno sforzo di formazione dei futuri migranti e in tal modo rendere più umana una migrazione che è comunque necessaria ai paesi delle due sponde.- Un’altra area di scambi tra noi ha pure suscitato un dibattito, quello degli attuali sviluppi del dialogo islamo-cristiano al Nord e al Sud del Mediterraneo, e spesso con collaborazioni tra Nord e Sud per l’organizzazione di questi incontri (cfr. l’incontro di Tripoli dello scorso aprile, di cui sono state pubblicate le conclusioni).- Altro tempo è stato consacrato all’importanza generalmente positiva, ma talvolta negativa, del ruolo giocato dalla stampa cristiana del Nord per far conoscere la vita delle Chiese del Maghreb e dei loro paesi.- E infine, un tempo fu pure riservato a scambiarci informazioni sull’accompagnamento di persone, sia al Nord che al Sud, nel loro cammino spirituale.I partecipanti all’incontro della Commissione Mista Europa-Maghreb hanno pure messo in comune le reazioni, al Nord e al Sud, ai grandi avvenimenti di questi ultimi mesi: l’11 settembre, l’attacco in Afganistan, gli eventi in Palestina. Ognuna di queste situazioni ha avuto importanti ripercussioni nella mentalità e nei rapporti inter-comunitari. Ce ne sono pure state, benché su un piano diverso e in cerchie più ristrette, per gli appelli del Papa al digiuno del 14 dicembre o per la preghiera per la Pace ad Assisi del 21 gennaio. In diversi posti si sono tenuti incontri in risposta a questi avvenimenti o a queste iniziative. Esse hanno segnato una evoluzione nella relazione islamo-cristiana o euro-maghrebina.In Francia, le inondazioni di Bab-el Oued e le loro conseguenze drammatiche hanno suscitato ugualmente, in numerosi quartieri, importanti reazioni di solidarietà.Tra le reazioni suscitate da questi avvenimenti si può citare l’incontro organizzato dal Marocco nella cattedrale di Rabat dopo l’11 settembre. In quell’occasione il re ha parlato espressamente della “grande cattedrale dove Dio è onorato”, posizione pubblica nei confronti della preghiera cristiana che prende una tonalità nuova. In Libia, nella dichiarazione comune del colloquio islamo-cristiano, le due parti interessate, la “Da’oua” libica e il Consiglio per il dialogo, hanno affermato di comune accordo che le religioni non sono ideologie. In Europa, dove il pluralismo di professioni religiose è sempre più evidente, ci si domanda come iscrivere la specificità dell’apporto cristiano in questo vivere insieme. D’altra parte le affermazioni del diritto alla libertà religiosa sono ormai più frequenti sia al Nord che al Sud.In Europa inoltre ora ci si interroga insieme, in forma sempre più frequente, sui problemi attinenti il rapporto tra fede ed etica su diversi piani (biologico, sanitario, di ordine sociale, ecc.).Lo scambio ha messo in evidenza anche un certo numero di problemi di coscienza:- I problemi delle migrazioni sottolineano le disparità dei livelli di vita tra il Nord e il Sud e l’urgenza d’un impegno per invertire la tendenza che rende i poveri sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi.- Il turbamento delle società di accoglienza il cui equilibrio demografico e la cui identità sono messe in discussione dall’accoglienza degli stranieri ma, in pari tempo, la necessità del rispetto delle persone e della dignità dei migranti.- Il difficile equilibrio fra l’attenzione alla personalità individuale e comunitaria del migrante e il dovere di presentarci a lui con i nostri propri valori, compresi quelli delle nostre comunità religiose.- L’importanza di un discernimento cristiano dei valori dell’altro e il posto che questi valori occupano concretamente nell’itinerario pasquale di ogni persona, cristiana o non.- Il riconoscimento della diversità degli itinerari spirituali e la formazione all’accompagnamento delle persone.In breve, c’è un grande lavoro in comune da proseguire fra le Chiese del Nord e del Sud del Mediterraneo. Questo d’altra parte è già in atto grazie agli scambi promossi dai teologi e i militanti delle due sponde.