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Come e quando il catechista educa i catechizzandi all'incontro con Gesł Cristo


Ufficio Catechistico Nazionale - Catechesi



Relazione di Fr. ENZO BIEMMI




1. Che cosa annunciare e a chi annunciamo


a) Il compito e la sfida


E ormai evidente a tutti che il Vangelo è misurato al compito di una nuova inculturazione, paragonabile per entità e per esigenza alla seconda inculturazione, dopo quella ebraica, cioè quella greca. Là apologeti e padri della Chiesa seppero attingere dalla testimonianza e dalla riflessione gli strumenti adeguati e le parole giuste per dire Gesù Cristo alla sapienza greca; qui i cristiani sono chiamati a far risuonare come significativo l’annuncio di Cristo dentro una cultura postmoderna che si è congedata dalla cristianità e che cerca con fatica la sua identità.
Qui sta la sfida e il compito. Noi non possiamo privare il terzo millennio dell’annuncio del Signore Gesù, perché ciò che è risuonato a Pasqua apre la storia alla speranza e alla responsabilità. Se il vangelo perdesse la sua voce, se la buona notizia smettesse di risuonare dentro gli areopaghi moderni, o non fosse più decodificata nel frastuono delle voci che popolano la piazza, noi priveremmo gli uomini e le donne del nostro tempo del cielo, e li lasceremmo consegnati all’assurdità del destino. "Il Signore è risorto" significa che la storia ha un senso, nel doppio senso del termine: un significato e una direzione. Ogni vicenda va verso il suo compimento e non verso la sua fine, perché il Signore Gesù è la primizia, il custode della storia, di ogni stagione culturale e di ogni singola vicenda umana.
Quanto ci sentiamo piccoli ed inadeguati di fronte a questo compito ognuno lo sa.
In maniera provocatoria, senza banalizzare il valore di quanto è stato fatto e le risorse che questo ci mette a disposizione, possiamo misurare lo spessore della nostra inadeguatezza osservando il principale strumento di evangelizzazione che la Chiesa italiana si è data: i catechismi. La conclusione della loro edizione definitiva, con il catechismo dei giovani/2 "Venite e vedrete", suona anche in qualche modo come la con
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lusione del modello stesso di annuncio proprio dei catechismi, iniziato con il 1500. I catechismi stessi, con l’invito forte alle mediazioni e agli itinerari, confessano la loro impotenza. L’annuncio non passa più dal libro, per quanto bello esso sia, e per quanto il libro della fede continui a essere un orizzonte valido e normativo per chi annuncia. E necessario uscire, partire, verso un paese di cui non conosciamo ancora i lineamenti, per strade di cui non abbiamo la cartina, con passi incerti di cui dobbiamo riapprendere il ritmo.


b) Una religiosità da evangelizzare


Annunciare Gesù Cristo all’uomo d’oggi. Quale uomo? Quale fanciullo, quale adolescente, quale giovane, quale adulto?
Non è nuova l’attenzione della sociologia e della comunità ecclesiale all’uomo d’oggi e alla sua ricerca di senso, lo sforzo di capire cioè come si connota nelle persone quel bisogno di vita sul quale può far presa il vangelo, quello che si definisce generalmente la "religiosità" della gente. Recentemente tale attenzione si è accentuata e disponiamo di alcune indagini che, senza risolvere il problema, gettano una luce importante sul nostro compito.


* Per quanto riguarda il mondo degli adulti, una recente indagine promossa dall’Università Cattolica di Milano ha fatto risaltare il carattere ambiguo, ma anche in un certo senso la consistenza del bisogno religioso degli italiani adulti. La grande maggioranza degli italiani continua a definirsi cattolica, e a credere in Gesù Cristo e - del tutto o almeno in parte - agli insegnamenti della Chiesa cattolica. Dichiara di appartenere alla religione cattolica l´88R0della popolazione, l´85R0crede in Cristo e almeno in parte nelle indicazioni della chiesa . Più dell´80R0è convinto che le Scritture (Antico Testamento e Vangelo) contengano la Parola di Dio rivelata.
Certo, non mancano ambiguità e limiti. Possiamo citare il fatto che è elevata tra chi crede in Dio la credenza contemporanea nello spiritismo e nei maghi; la compresenza de
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a convinzione e della pratica religiosa (la partecipazione all´eucaristia non ha cedimenti da oltre un quarto di secolo) con un´impostazione della vita concreta a prescindere dalla religione; la richiesta che la chiesa continui a richiamare alla società i principi di morale con la convinzione molto larga tra i cattolici che si puù andare in paradiso anche senza seguire gli insegnamenti della chiesa, soprattutto in materia sessuale (70Ž
La contraddizione più singolare che emerge nel nostro paese, riscontrabile comunque anche nella maggior parte dei paesi occidentali, è che risultano più numerosi coloro che dichiarano di appartenere alla religione cattolica di quanti dichiarino di credere in Gesù Cristo. Questo fatto è indice da una parte di un’appartenenza più sociologica che personale, dall’altra di un tipo di religiosità senza volto, generica.


* La ricerca Cospes sulla religiosità adolescenziale rivela negli adolescenti italiani, accanto al calo della pratica religiosa e dell’appartenenza ecclesiale, l’aumento progressivo di una religiosità soggettiva, intesa come "ricerca di ragioni in cui credere e sperare". Nella costituzione del sistema simbolico religioso l’adolescente prolungato d’oggi è un "cantiere aperto per lavori in corso", combattuto tra crisi, dubbio, percorsi di ricerca, disaffezioni rituali e facili sicurizzazioni di tipo emotivo o magico .


* Un’indagine condotta tra i giovani dall’Istituto di Teologia Pastorale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma , attraverso il metodo delle storie di vita, rivela analogamente, sia tra gli appartenenti che tra i non appartenenti, un senso diffuso di religiosità. In tale religiosità, vissuta per lo più in maniera soggettiva non condivisa a livello comunitario, il volto di Dio perde i connotati della tradizione cristiana per assumere quelli invisibili ed astratti del dio impersonale dei filosofi. Anche la metà degli appartenenti percepisce Dio come una potenza trascendente che riempie il loro biso
gno
di sicurezza e di protezione. Un dato curioso ed inquietante è che 1/3 degli intervistati identifica Dio con la natura. Soltanto una parte minima degli appartenenti riconosce e vive esplicitamente la relazione con un Dio che ha rivelato il suo volto in Gesù Cristo. La presenza di Gesù, in molti racconti, è sfumata o addirittura scompare.


In ognuna delle tre fasce di età appare il dato seguente: si è cristiani perché si è nati in Italia. Se fossimo nati altrove saremmo buddisti, musulmani, induisti o altro, poco importa. In fondo le religioni sono in qualche modo interscambiabili tra di loro.


Questi dati confermano la sensazione di tutti coloro che lavorano nel ministero catechistico. La domanda di "religioso" c’è, ma non attinge più alle fonti tradizionali. Si investe altrove, cerca altre fontane. Sembra esservi un senso religioso diffuso tra la gente e ad ogni stagione della vita, ma Dio sembra aver perso il suo volto umano. Secondo l’espressione di Garelli ci sono più religiosi che credenti.


In tale situazione emerge con più chiarezza quale sia il compito che ci è affidato: ridare alla ricerca di religiosità il suo volto relazionale e storico.
- La ricerca di religioso che si perde in un vago senso dell’assoluto o che si dissolve nel movimento senza volto della natura lascia l’uomo alla sua solitudine. La fede cristiana, nel suo primo e nel suo definitivo Testamento, annuncia il volto di un Dio che si lega all’uomo, di un Tu che prende volto umano e sollecita ciascuno a entrare in relazione libera con Lui. Nella percezione della presenza di questo Tu e nella risposta libera a Lui la persona nasce a se stessa, impara il proprio nome e scopre il senso della sua vita.
- Una ricerca di Dio come essere trascendente fuori del tempo strappa l’uomo dalla concretezza della sua vicenda storica, lo fa evadere dalla sua avventura umana. L’annuncio di un Dio che si fa uomo e impara a diventarlo nella maniera di un figlio di Dio e di un fratello, rinvia l’uomo
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tro la sua ferialità e quotidianità, rendendolo capace di impegnarsi per la propria umanizzazione e quella del mondo.
Contro le secche di ogni forma di spiritualismo o di fuga della storia bisogna che torni a risuonare l’annuncio di un Dio che si è fatto uomo e dentro la storia ha tracciato la possibilità di un itinerario umano e fraterno per tutti.


(segue in allegato)